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Il mago con una mano sola


L’uso abile, sapiente, allenato delle mani e l’arte della misdirection (deviazione dell’attenzione, depistaggio) sono due fulcri della magia. Ma sarebbe possibile creare numeri magici, suggestioni, stupore con una sola mano? Qualcuno c’è riuscito. Ad esempio il mago argentino Héctor René Lavandera, nome d’arte René Lavand, aveva perso la mano destra in un incidente stradale all’età di nove anni ma, nonostante ciò, divenne un fenomeno nella magia ravvicinata (close-up magic). Provate a vedere qualche suo numero su YouTube e ve ne renderete conto. Esempio sublime di come con la volontà, lo studio, l’allenamento, la perseveranza e, ovviamente, un poco di talento, l’arte magica non è preclusa neppure in caso di deficit fisici.

Il mago contemporaneo che sta emulando l’arte di Lavand con una sola mano è l’americano di Los Angeles Chris Canfield. Quello che ha provocato l’assenza della mano destra di Canfield è una causa congenita, ma la particolarità della sua vita è che suo padre era un mago e, come racconta, “sono davvero cresciuto senza conoscere un mondo senza magia”. Il padre di Canfield si esercitava e sfoggiava trucchi con le carte e con le monete davanti a suo figlio. Arrivava a casa con attrezzature magiche che il giovane poteva usare e lo portò persino a vedere David Copperfield quando Canfield aveva nove anni.

Tutto ciò ha contribuito indirizzare la creatività e a sviluppare in Canfield la passione per l’arte magica nonostante la sua menomazione. Oltre che mago professionista Canfield è anche un dirigente di TraitWare, una piattaforma di semplificazione e sicurezza dell’autenticazione progettata per verificare l’identità dell’utente senza password.

Infine, venerdì scorso Canfield si è esibito con successo al “Penn and Teller: Fool Us”, un programma televisivo competitivo andato in onda per la prima volta nel 2011 sul network statunitense CW con i maghi Penn Jillette e Raymond Teller, programma che offre ai maghi la possibilità di esibirsi e ingannare il duo di fama mondiale. Se Penn e Teller non riescono a capire come funziona un trucco (essere mago, pure mondiale, non ti mette in condizione di capire al volo tutti i trucchi, specie quelli di nuova creazione), il mago dietro quel trucco vince un trofeo Fool Us e altri premi.

Quando il cervello si sorprende: un’ulteriore dimostrazione scientifica dei meccanismi cerebrali implicati nell’illusionismo


Una recente ricerca nell’ambito delle neuroscienze conferma quanto i prestigiatori hanno scoperto da secoli grazie ai loro numeri di magia. Effetti magici che, oltre a costituire occasioni di spettacolo, rappresentano veri e propri test neuropsicologici che mettono alla prova le esperienze sensoriali, le attese e le capacità previsionali dello spettatore.

La ricerca attuale, in particolare, costituisce un elemento di grande importanza per quanti studiano gli aspetti neuropsicologici della magia. E difatti gli stessi ricercatori ne fanno menzione discutendo della loro ricerca che dimostra quanto la percezione è fortemente influenzata dalla storia dell’osservatore e dalle aspettative percettive. Inoltre, precisano sempre i ricercatori, la storia percettiva include anche gli effetti illusori. Ma entriamo nel dettaglio della ricerca e vediamo come la commentano i ricercatori. Pubblicato sula rivista scientifica Current Biology lo studio dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) e delle Università di Firenze e Pisa rivela come comunicano tra loro i meccanismi cerebrali tra aspettativa e sorpresa. Un dato fondamentale per quanti si occupino di ricerche scientifiche dell’illusionismo.

Un pool di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) e delle Università di Firenze e di Pisa hanno indagato i processi cerebrali che sottendono i meccanismi collegati tra aspettativa, illusione e sorpresa. Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology/Cell-press e intitolato “Perceptual history propagates down to early levels of sensory analysis”, Guido Marco Cicchini (Cnr-In), Alessandro Benedetto (Unipi) e David Burr (Unifi) hanno studiato in che modo il cervello genera le aspettative sul mondo che ci circonda. Lo studio muove da un fenomeno noto come dipendenza seriale in cui, per esempio quando il prestigiatore esegue un numero di illusionismo, gli osservatori tendono a confondere le proprietà degli oggetti che hanno di fronte (ad esempio il colore, l’orientamento, ecc.) con quelle di oggetti simili visti poco prima.

Gli autori della ricerca: Guido Marco Cicchini, Alessandro Benedetto e David Burr

“Questo fenomeno, da noi scoperto qualche anno fa, evidenzia che il cervello cerca costantemente di prevedere quello che accadrà attingendo dall’informazione più affidabile del futuro, ossia il passato prossimo delle nostre esperienze sensoriali”, osserva Burr. I ricercatori hanno generato una serie di stimoli visivi ordinari, inframezzati da stimoli illusori, ossia sollecitazioni che appaiono percettivamente diverse da come sono fisicamente. “Analizzando il comportamento dei soggetti in prossimità di questi stimoli illusori, abbiamo visto che il cervello per formare le sue previsioni utilizza uno scambio continuo e reciproco, in entrata ed uscita, di segnali neurali di livello più alto (cioè elaborati) con segnali più grezzi che sono recepiti dalle aree neuronali più prossime alla retina”.

“Che questi effetti di memoria fossero ubiqui nella percezione, ma il risultato è stato sorprendente. Ci aspettavamo di osservare meccanismi locali, circoscritti alle aree prime sensoriali, quelle della vista, oppure ad aree di alto livello, dedicate all’elaborazione della memoria. Invece i dati hanno mostrato che il fenomeno della dipendenza seriale nasce da un dialogo delle seconde con le prime, probabilmente utilizzando dei percorsi neurali di feedback”, afferma Cicchini. 

“Il cervello è un’intricata rete di neuroni interconnessi in cui si distinguono due grandi categorie. Le connessioni feedforward, che portano informazioni dalle prime aree sensoriali ai centri di elaborazioni più alti, e le connessioni rientranti (feedback) che fanno il percorso inverso”, conclude Alessandro Benedetto. “Mentre il ruolo delle connessioni feedforward è abbastanza chiaro, quello delle connessioni rientranti è stato finora oggetto di molte speculazioni”.

“Questo studio spiega che le previsioni sono un aspetto fondamentale del funzionamento cerebrale. Quando non si avverano emergono sensazioni di apprensione, spavento, sorpresa o meraviglia. Nei bambini spesso la sorpresa sfocia in allegria, ma in generale per l’adulto, che ha imparato le regolarità del mondo circostante, gli eventi imprevedibili sono pochi. Tranne quando si è di fronte al numero di un illusionista, che ci restituisce quel senso di meraviglia fondamentale per il funzionamento del nostro cervello”, conclude Cicchini.

Una domanda a Guido Marco Cicchini, ricercatore dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Pisa e uno degli autori della ricerca

Dato che mi occupo a livello di studio e di pubblicazioni dei rapporti tra psicologia, neuroscienze e illusionismo, mi ha colpito il vostro accenno a questo. Immagino siate a conoscenza dei lavori di ricercatori soprattutto angloamericani, quali lo psicologo cognitivo e prestigiatore Gustav Kuhn: che ne pensate? Inoltre, il punto cardine dell’illusionismo, la “misdirection”, ha a che vedere con i risultati delle vostre ricerche? Infine, qualcuno di voi ha una esperienza diretta nel campo dell’illusionismo?

Conosco i lavori di Gustav Khun, di cui condivido tutto l’approccio e le conclusioni. Per quanto riguarda il nostro studio non ha troppo a che fare con la misdirection. Secondo la misdirection, è fondamentale portare l’attenzione dello spettatore verso un dettaglio/oggetto che a poco a che vedere con il procedimento che subirà il numero magico, così il prestidigitatore avrà più margine per realizzare il suo trucco.

Noi invece alludiamo al fatto che, durante la visione di uno spettacolo di magia (anche senza particolari trucchi che ci sviano), mettiamo in campo tutte le nostre conoscenze sugli oggetti e su quello che possono fare o fanno di solito. Una delle euristiche che usiamo più spesso è quella della continuità: quando qualcosa viene occultato temporaneamente, noi ci aspettiamo che comunque non sia successo nulla. Un’altra cosa per cui c’è un punto di contatto con l’illusionismo. Quando il trucco ha effetto siamo sorpresi perché le nostre aspettative di continuità vengono violate.

Di fatto non abbiamo esperienza di prima mano con l’illusionismo, ma potrebbe essere interessante riprodurre alcuni di questi effetti in laboratorio con stimoli grezzi al computer, tuttavia occorre fare attenzione, dato che una volta che si sa il trucco l’esperimento non viene più bene…

Guido Marco Cicchini, Alessandro Benedetto, David C. Burr, “Perceptual history propagates down to early levels of sensory analysis”. Current Biology, https://doi.org/10.1016/j.cub.2020.12.004

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AlexStoneAlex Stone è una figura interessante nel panorama dell’arte magica. Perché non è solo un prestigiatore. Non è solo un illusionista addentro alle varie tecniche cartomagiche, oppure mediante monete e tutte le altre possibilità che offre di ingannare i sensi e la mente del prossimo la cosiddetta magia “a vista” (tecnicamente micromagia, in lingua close-up magic). Per eseguire questi numeri magici con efficacia occorrono anni e anni di studi teorici, ma soprattutto pratici. Allenamento continuo. Per alcuni addirittura ossessivo. Meglio se sotto la guida di maestri esperti. Professionisti magari pluripremiati nei vari consessi internazionali. Alex Stone si racconta appassionatamente, ironicamente e pure spudoratamente, in questo suo libro di memorie magiche: Ingannando Houdini. Prestigiatori, mentalisti, patiti di matematica e poteri nascosti della mente.

Una vera e propria autobiografia, unica nel suo genere, degna di un film, di cosa significhi, cosa debba affrontare chi si avventuri, da zero, lungo il tortuoso, ispido cammino, per assurgere al titolo di “mago”. In un ambiente, quello dei professionisti dell’arte magica, molto selettivo, esclusivo, geloso dei propri segreti. Alex Stone passerà infatti i suoi guai per avere svelato alcuni di questi segreti su una rivista destinata al pubblico generico. Ma proprio perché, come dicevo all’inizio, Alex Stone non è solo un illusionista. È anche un divulgatore scientifico con una formazione in fisica. Ha una mentalità da ricercatore e di sperimentatore. E del resto la magia, al pari della scienza è, al più alto livello, ricerca, sperimentazione e innovazione. Continue. Costanti. Viceversa non avrebbe potuto sopravvivere, evolversi, adattarsi ai gusti del pubblico anche attraverso le nuove tecnologie, per migliaia di anni fino ai giorni nostri.

Alex Stone si rende conto presto che la magia è anche, soprattutto, psicologia. Perché, come dice un principio assoluto della magia, “non avviene nelle mani del mago ma nella mente dello spettatore”. Se ne rende conto a tal punto Alex Stone, che per approfondire gli aspetti percettivi e cognitivi della magia incontra, impressiona con i suoi trucchi e infine collabora con la psicologa ricercatrice Arien Mack, allora direttrice del Perception Lab presso la New School for Social Research di New York,  in ricerche sull’attenzione e sviamento dell’attenzione (misdirection, la pietra miliare di tutta la magia).

La magia esiste perché i nostri sensi sbagliano. La nostra percezione è fallace. La nostra attenzione può essere sviata. La nostra memoria non è perfetta. Addirittura la nostra mente può creare false memorie. Tutto nella magia, come del resto nell’inganno e nella truffa, affonda le proprie radici nella psicologia. Come scrive Alex Stone: «Come per ogni trucco magico, la sola tecnica non è che una piccola parte dell’illusione. La psicologia è l’ingrediente segreto».

Ecco allora che i trucchi magici entrano sempre più spesso nei laboratori di ricerca psicologica e neuropsicologica: rappresentano mezzi perfetti per indagare la mente umana. Specie con il supporto delle moderne tecniche di registrazione e visualizzazione dell’attività cerebrale. Un campo affascinante, promettente, da cui sgorgano sempre più stimoli e pubblicazioni scientifiche. Il rapporto tra magia e scienza è agli inizi, ma già promette bene. E personaggi come Alex Stone stanno dando e daranno contributi certamente importanti.

Perché hai intitolato il tuo libro Fooling Houdini (Ingannando Houdini in italiano)?

Il titolo del libro allude a una storia su Dai Vernon, il più influente artista di primo piano del ventesimo secolo, anche conosciuto come “The Man Who Fooled Houdini”. Houdini si vantava che nessun uomo potesse ingannarlo tre volte con lo stesso trucco. La magia dipende molto dall’elemento sorpresa, motivo per cui ai maghi non piace ripetere un effetto per lo stesso pubblico. Gli anni passarono e la sfida andò insoddisfatta. Poi, nel 1922, durante una cena tenuta in onore di Houdini, Dai Vernon, di cui pochi avevano sentito parlare all’epoca, mostrò a Houdini la versione di un trucco chiamato “carta ambiziosa”: una carta firmata ritorna in cima al mazzo dopo essere stato messa nel mezzo. Vernon ha ripetuto l’effetto molte volte e Houdini è stato completamente ingannato! Più in generale, il titolo del libro si riferisce al fatto che i maghi cercano sempre di ingannarsi l’un l’altro con nuovi trucchi.

Parli di magia come di un “linguaggio universale” che raggiunge tutti. Intendi come l’arte o la musica?

Sì! Puoi fare un trucco magico per qualcuno in qualsiasi parte del mondo e di solito sorriderà. Tocca qualcosa in noi che è legato alla nostra natura profonda, credo.

Qual è la relazione tra magia ed emozioni? E tra magia e memoria?

Penso che tutta la magia, o almeno tutta la buona magia, generi potenti emozioni. La memoria è difficile e le persone spesso hanno difficoltà a ricordare correttamente cosa succede in un trucco. (Le emozioni, ovviamente, influenzano anche il modo in cui ricordiamo le cose). I maghi cercano intenzionalmente di fare confusione con i ricordi delle persone, così il pubblico crederà che una cosa sia accaduta quando in realtà qualcos’altro ha avuto luogo. Ma ciò che la magia rivela è che il ricordo è fallibile e può essere manipolato. Qualcosa che va ben oltre la magia.

Un mago può essere ingannato?

Assolutamente! Questo è uno dei malintesi che molte persone hanno sulla magia. I maghi, infatti, si prendono sempre in giro l’uno con l’altro con nuovi trucchi. Ci sono tornei in tutto il mondo in cui i maghi competono l’uno contro l’altro. Questo spirito competitivo guida una notevole innovazione nella creazione di nuovi effetti.

Cosa consiglieresti a coloro che vogliono difendersi dalla frode, dall’inganno e dalla manipolazione della vita quotidiana?

Beh, consiglierei di leggere e studiare la base della psicologia delle truffe. La maggior parte delle truffe ha qualcosa in comune. Primo e soprattutto: se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, come si è soliti dire, allora lo è quasi sempre.

Scrivo e dico spesso che la magia è “darwiniana”, evolutiva: si adatta ai gusti, alle culture e soprattutto fa uso di tutto ciò la tecnologia e la scienza si rendono disponibili in un determinato momento della storia. Sei d’accordo?

In una certa misura direi di sì. Come tutta l’arte è conforme ai gusti del momento e cambia con la sensibilità delle persone. Ma ci sono anche aspetti senza tempo della  magia, ecco perché vedi trucchi simili che attraversano i secoli.

La magia è una psicologia empirica, sperimentale, che attraverso i  secoli ha fatto scoperte sulla percezione, la memoria e l’illusione. Scoperte che la psicologia cognitiva ha recentemente iniziato a capire. Come può la magia oggi aiutare la psicologia e le neuroscienze?

La magia, nel suo cuore, sta giocando con i limiti della percezione umana. Nel cercare di capire la magia, finiamo per fare domande su come la mente percepisce il mondo e analizza l’esperienza quotidiana, su come funziona la mente. E perché a volte fallisce. Studiare il modo in cui la magia ci inganna è una finestra sul cognitivo sottostante, sui meccanismi che ci rendono umani. Alcuni neuroscienziati ora stanno persino usando magia per studiare il cervello.

Studiare fisica ti ha aiutato a diventare un mago? Come?

Penso che entrambi comportino un simile fascino per il mistero e lo sconosciuto. Inoltre, ci sono molti trucchi che coinvolgono la matematica. Ancora, entrambi sono abbastanza nerd!

Quanti anni e quante ore di allenamento al giorno ci vogliono diventare un buon mago?

La cosa bella della magia è che puoi iniziare a farlo subito. Ci sono molti trucchi divertenti per i principianti. Non credo davvero nella “regola delle 10.000 ore” di pratica. Ognuno è diverso. Ma diventare un esperto richiede anni lavoro diligente.

Parli della passione per la magia e per sempre nuovi trucchi come  di una “droga”: perché?

Penso che sia avvincente. Da quando ho imparato il mio primo trucco ero “agganciato.” Una volta che inizi vuoi proseguire, desideri imparare sempre cose nuove, effetti sempre più creativi.

Perché forme di magia come il mentalismo e la Bizarre Magick hanno successo oggi?

Sono forme di magia che attirano una nostalgia gotica, sorte di recente. Ma anche queste espressioni mostrano una magia differente da quella a cui siamo abituati. Soprattutto il mentalismo può sembra qualcosa di completamente diverso, motivo per cui molte persone sono convinte che sia in qualche modo reale. È importante riconoscere, tuttavia, che comunque è tutto, ancora, una sorta di inganno.

Cosa consigli a un ragazzo che oggi voglia intraprendere una carriera come mago?

Circondati di altri appassionati di magia. È la cosa più importante. Compra alcuni libri e video, carte e monete. Basta iniziare. Divertiti!

Cosa ne pensi dei tutorial in rete: sono dannosi o utili per la magia?

Penso che siano molto utili. Aiutano le persone ad imparare la magia, chiunque può farlo. Impara ora. Sono grandiosi e conducono alla feconda impollinazione incrociata di idee.

Due domande all’editore italiano di Ingannando Houdini. Paolo Michelotto, in società con i fratelli, ha fondato nel 1994 “Mondo Troll” che si occupa di pubblicare libri e video, organizza workshop e vende materiali correlati alla magia e prestidigitazione, all’animazione e agli argomenti correlati.

Perché avete deciso di pubblicare in italiano il libro di Alex Stone che si discosta dai consueti “manuali magici”?

Il libro di Alex Stone è una lettura affascinante per il lettore che non sa nulla di magia. copertina ingannando houdini frontePer chi ne sa qualcosa ed è appassionato, come noi, è doppiamente affascinante. Racconta di persone reali esistenti nel mondo dell’illusionismo, di episodi accaduti nei congressi magici, di tecniche “impossibili”, di storie vecchie ma viste sotto un’altra luce, di corsi avanzati con personaggi famosi. E racconta la dedizione quasi maniacale per quest’arte. È un inoltrarsi in profondità nel mondo della magia con gli occhi di un prestigiatore estremamente abile non solo nella sua arte, ma anche in quella della scrittura. Per noi come editori è quindi un privilegio aver pubblicato un libro così ricco, emozionante, divertente e approfondito sull’arte a cui da 20 anni ci dedichiamo.

A chi si rivolge Ingannando Houdini?

È un libro divertente, curioso e ricco che può essere letto da chi non conosce per niente la magia, dal neofita assoluto di quest’arte, ma anche da chi ha ottime conoscenze e esperienze magiche, che troverà rispecchiate nei diversi capitoli.

Ingannando Houdini su Mondo Troll 

“The Science of Magic and the Art of Deception” video con Alex Stone 

 

La scienza della magia


magiaokokok002Come ho avuto modo di dire e scrivere altre volte, la psicologia, le scienze cognitive e le neuroscienze stanno da alcuni anni studiando la magia (nel senso di prestigiazione, illusionismo, mentalismo) in quanto miniera di conoscenze sugli inganni della mente. La magia è di fatto, oltre che forma di spettacolo antica quanto l’uomo, una scienza empirica. Una scienza che, per tentativi ed errori, utilizza trucchi ed espedienti per ingannare e manipolare la percezione, la memoria, le emozioni.

Si tratta di trucchi ed espedienti che costituiscono un vero e proprio corpo di test proiettivi, oltre che percettivo-cognitivi. Un corpo di test sviluppato non in laboratorio, ma bensì nella vita reale, nell’arco di secoli. Ecco dunque che oggi, psicologi, psichiatri e neuroscienziati, che magari sono allo stesso tempo prestigiatori professionisti, o cultori della materia, si fanno promotori di una neonata “scienza della magia”. Più nell’area anglo-america che non europea o italiana. Anche se pure in Italia la disciplina viene seguita da alcuni psicologi e psichiatri, esperti o addirittura praticanti di illusionismo.

A tal proposito, ecco quanto scrivono gli psicologi e ricercatori francesi Cyril Thomas e André Didierjean nel loro articolo “La magia in laboratorio” pubblicato dal numero di questo mese (gennaio 2017) della rivista “Mente & Cervello”: «Il mago può manipolare alcuni processi cognitivi molto simili a quelli che i ricercatori hanno evidenziato. Ma il mondo della magia offre probabilmente un terreno di gioco molto più ampio, ricco e complesso di quello già esplorato. Siamo certi che lo studio approfondito dei trucchi più moderni porterà alla luce nuovi meccanismi mentali ancora sconosciuti. E siamo anche sicuri che i maghi non abbiano finito di soprenderci…».

Aggiungo di mio che i maghi non hanno di certo finito di sorprenderci, perché, come ho già scritto, la magia è darwiniana, evolutiva. Se è durata così tanto attraverso i secoli, resistendo pure alla magia di altre forme di spettacolo, come ad esempio il cinema, è in ragione del fatto che i maghi utilizzano trucchi ed espedienti vecchi come il mondo, ma nello stesso tempo li attualizzano continuamente e inglobano l’uso di conoscenze scientifiche e delle tecnologie disponibili. Oggi, ad esempio, si fanno illusioni magiche anche con smartphone e tablet. Inoltre, ritengo che lo studio della magia sia molto utile anche per la psicologia dell’inganno, rispetto alla conoscenza di come si mettano in atto truffe, imbrogli e raggiri o, in senso sociologico e di storia e filosofia delle religioni, sui meccanismi culturali e psicologici alla base della formazione delle credenze.

Vedi anche:

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A me gli occhi! Il potere dissociativo dello sguardo


hypnotistDa sempre maghi, mesmeristi e ipnotizzatori hanno usato il potere di fascinazione dello sguardo per modificare lo stato di coscienza del prossimo. Come? Il solo fatto di osservare intensamente negli occhi un nostro simile (o noi stessi allo specchio), in condizioni di scarsa illuminazione o luce soffusa, determina un restringimento della percezione e induce veri e propri sintomi dissociativi, nonché qualcosa di simile alle allucinazioni.

Come suggestionare la mente con lo sguardo

Tutte condizioni della nostra mente che aprono la strada alla possibilità di essere suggestionati, influenzati e manipolati, dato che ci troviamo non in uno stato di completa attenzione e vigilanza, ma bensì in una condizione molto simile al sogno. Dove, appunto, anche le cose più assurde divengono reali. Si potrebbe estendere la considerazione anche a molte situazioni di imbroglio e truffa, condizioni in cui il truffatore, ma pure il ladro, riesca a convogliare l’attenzione del malcapitato operando una modificazione e un restringimento della coscienza vigile.

Giovanni Caputo, psicologo e ricercatore dell’Università di Urbino di cui abbiamo già parlato riguardo una sua ricerca relativa all’uso dello specchio per fare emergere contenuti inconsci,  ha condotto un esperimento su 20 giovani adulti (di cui 15 erano donne) facendoli fissare dritti negli occhi da un partner per 10 minuti. Manipolando l’illuminazione nella stanza, in modo da mantenerla abbastanza luminosa per consentire ai volontari di vedere le caratteristiche del viso del loro partner, ma abbastanza abbassata per attenuare la percezione del colorito.

In sostanza, questo questa condizione interpersonale aveva lo scopo di indurre sintomi dissociativi, con relativo corollario di senso di depersonalizzazione (sensazione come di vivere in un sogno, senso di distacco dal mondo, come se si osservasse la vita da dietro un vetro o in mezzo alla nebbia) e fenomeni simil-allucinatori di carattere temporaneo (vivere o fare cose irreali come in sogno).

L’osservazione fissa e diretta negli occhi per dieci minuti, in condizioni di illuminazione ridotta (le modalità sono descritte nel lavoro scientifico), hanno fatto sperimentare ai partecipanti fenomeni simil-allucinatori in cui vedevano il volto del partner trasformarsi, deformarsi, cambiare tratti sessuali, addirittura assumere aspetti animaleschi e mostruosi. Considerando che la dissociazione è caratterizzata da una interruzione o discontinuità nella normale integrazione di coscienza, memoria, identità, emozioni, percezioni, rappresentazione del corpo, controllo motorio e comportamento, viene spontaneo considerare come molti riti magici, sciamanici, religiosi, ma pure spettacolari e illusionistici, traggano vantaggio da tali condizioni dissociative indotte per “inserirsi” con suggestioni volute dall’operatore, o dagli operatori, nella mente del prossimo.

«Una possibile spiegazione dei risultati di questo esperimento – commenta Giovanni Caputo – può essere la deprivazione sensoriale  (illuminazione bassa), il fatto di guardare intensamente verso uno stimolo (l’altra faccia) che induce un livello generale di dissociazione. L’apparizione di una faccia strana interrompe momentaneamente lo stato dissociativo provocando una temporanea allucinazione. In altre parole, l’apparizione della faccia strana può essere una forma di rimbalzo a “realtà” che si verifica da un generale stato di dissociazione provocato dalla deprivazione sensoriale».

Sguardo e luci negli spettacoli magici 

A livello empirico, i maghi hanno da sempre giocato sulla scenografia e sulla gestione delle luci, nonché sul catturare l’attenzione su di sé, sul proprio sguardo intenso e sulla gesticolazione, per indurre stati che sono molto simili a quelli descritti da Giovanni Caputo. Aggiungiamoci pure che medium e spiritisti, hanno da sempre realizzato le proprie esperienze in condizioni di scarsa o nulla illuminazione. Con l’attenzione rivolta, hypnotised2.jpgalla catena medianica, al tavolo, o alla tavoletta ouija o al bicchierino che si muove sul tabellone. Giovanni Caputo sottolinea il rapporto stretto tra dissociazione e allucinazione, la quale potrebbe essere una forma di compensazione o di rimbalzo. Inoltre, aggiunge, significati dissociati all’interno del sé potrebbero essere proiettati (attribuiti) sull’altra persona reale al di fuori di sé.

Per approfondire:

Caputo GB, Dissociation and hallucinations in dyads engaged through interpersonal gazing, Psychiatry Res. 2015 Aug 30;228(3):659-63. doi: 10.1016/j.psychres.2015.04.050

Gli specchi, la psiche e l’inconscio

Il tesoro di Houdini, compreso il manoscritto perduto di Lovecraft


HoudiniWebAdOKAppassionati del più leggendario mago dei tempi moderni? Se siete collezionisti di reperti magici e soprattutto disponete di un po’ di danari, potreste aggiudicarvi cimeli unici legati alla vita e alla carriera di Harry Houdini. Se poi vi avanzasse qualche spicciolo e voleste arricchire ulteriormente la vostra collezione, potreste rilanciare aggiudicandovi pure la “Magic Collection Davenport”. Cimeli storici di magia provenienti da uno di negozi magici più famosi e più forniti al mondo: il Lewis Davenport & Co. di Londra (discendenti dei mitici “Fratelli Davenport” che nell’Ottocento si esibivano in spettacoli di spiritismo a teatro).

Ma la chicca delle chicche è un manoscritto misterioso, di cui si favoleggiava l’esistenza, mai rinvenuto fino ad oggi, frutto della collaborazione tra, udite udite, Houdini e H. P. Lovecraft. Proprio lui, il generatore di racconti e romanzi riduttivamente definiti “horror”. Un filosofo, un poeta e un creatore di universi inquietanti. Si sapeva che Houdini era stato un grande ammiratore di Lovecraft e che i due avevano collaborato alla realizzazione di alcuni racconti, come il famoso “Imprigionato con i faraoni” (Imprisoned With The Pharaohs). Inoltre Houdini e Lovecraft compaiono assieme in varie graphic novel recenti come “Necronauts” e  “Edge of the Unknown”.

Se volete almeno vedere da vicino, se non acquistare, il misterioso manoscritto perduto e ora ritrovato della coppia Houdini-Lovecraft, “The Cancer of Superstition” (circa 1926, anno della morte di Houdini), dovete farvi un giretto a Chicago il prossimo nove aprile. Alla Cancercasa d’aste Potter & Potter. Dopodiché potrete fuggire da ogni costrizione come Houdini per immergervi negli orrori fantafantastici di Lovecraft. Infine una domanda. Da tutto questo raccontino sui cimeli di Harry Houdini messi in vendita dalla case d’aste Potter, vi pare un caso che il maghetto Harry Potter abbia assunto proprio quel nome?

Houdiniana e The Davenport Magic Collection