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Corri, vivrai di più (e meglio)


runningCorrere fa bene. Anche senza esagerare. È questa la sintesi di un nuovo studio in cui si evidenzia che anche due o tre sessioni di corsa alla settimana, mezzora per volta, può diminuire il rischio di morte prematura del 25-40% e fa vivere almeno tre anni in più dei non corridori. Correre, dicono gli autori di questo studio, è una attività popolare e conveniente per il tempo libero. E i benefici non si limitano solo a scongiurare il rischio di mortalità o allungare la durata della vita, ma si estendono alla migliore qualità di vita nel quotidiano. Non c’è bisogno di fare maratone. Qualche corsetta tranquilla la settimana. Il top sarebbe per complessive due ore a settimana. Anche perché il vantaggio maggiore sulla  longevità è stato visto in persone che correvano e facevano altre attività fisiche: il rischio di morte prematura, in questo campione di popolazione,  si è ridotto di un bel 43 per cento. Nonostante che correre, a quando evidenziato da questa ricerca, farebbe meglio di altri sport, come ad esempio la bicicletta.

«Oltre alla aspettativa di vita», spiega Angelique Brellenthin coautrice dello studio del Dipartimento di scienze motorie della Iowa State University, «l’attività fisica regolare ha portato a una vita migliore, con una migliore funzione fisica e cognitiva, aggiungendo volume alla materia grigia nell’ippocampo e alla corteccia prefrontale del cervello. Con un potenziale abbassamento della “mortalità correlata alla malattia neurologica “».

Lee DC, Brellenthin AG, Thompson PD, Sui X, Lee IM, Lavie CJ, Running as a Key Lifestyle Medicine for Longevity, Prog Cardiovasc Dis. 2017 Mar 29. pii: S0033-0620(17)30048-8. doi: 10.1016/j.pcad.2017.03.005.

Considerazioni sulla vecchiaia


La vita di un individuo si sviluppa in un’iter evolutivo con interazioni quotidiane dei prodotti genici per cui l’identità di ogni individuo è in continua evoluzione ed è in funzione delle esperienze che ogni soggetto affronta.

Questo è il motivo per cui alla domanda posta al neuroscienziato Edelmann sulla relazione mente e corpo lui ha risposto che ognuno di noi è un esperimento biologico e quindi anche se ci clonassero non potremmo mai essere uguali a noi stessi proprio per l’impossibilità a ripetere, se clonati, le stesse esperienze. Le probabilità di vita pertanto sono tanto maggiori quanto più si invecchia in quanto se ci sono difetti genetici si scompare prima. Se vivere vuol dire esperimentare se stessi ed il proprio contenuto biologico, quanto più vivo tanto più mi esperimento

Nella nuova idea del benessere come dice Ivan Cavicchi il corpo è parte integrante della identità della persona, oggi dovremmo parlare non di corpo che si ha ma di corpo che si è. Il benessere del corpo, dice sempre Ivan Cavicchi è rispetto della sua dignità biologica ed in una nuova cultura del benessere il corpo da oggetto diventa soggetto ed in quanto tale rivendica di accrescere le sue capacità  proprio attraverso la bionica, la biotecnologia e l’ingegneria genetica, cercando sempre un migliore adattamento all’ambiente e superando gli eventuali handicap.

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