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La scienza della magia


magiaokokok002Come ho avuto modo di dire e scrivere altre volte, la psicologia, le scienze cognitive e le neuroscienze stanno da alcuni anni studiando la magia (nel senso di prestigiazione, illusionismo, mentalismo) in quanto miniera di conoscenze sugli inganni della mente. La magia è di fatto, oltre che forma di spettacolo antica quanto l’uomo, una scienza empirica. Una scienza che, per tentativi ed errori, utilizza trucchi ed espedienti per ingannare e manipolare la percezione, la memoria, le emozioni.

Si tratta di trucchi ed espedienti che costituiscono un vero e proprio corpo di test proiettivi, oltre che percettivo-cognitivi. Un corpo di test sviluppato non in laboratorio, ma bensì nella vita reale, nell’arco di secoli. Ecco dunque che oggi, psicologi, psichiatri e neuroscienziati, che magari sono allo stesso tempo prestigiatori professionisti, o cultori della materia, si fanno promotori di una neonata “scienza della magia”. Più nell’area anglo-america che non europea o italiana. Anche se pure in Italia la disciplina viene seguita da alcuni psicologi e psichiatri, esperti o addirittura praticanti di illusionismo.

A tal proposito, ecco quanto scrivono gli psicologi e ricercatori francesi Cyril Thomas e André Didierjean nel loro articolo “La magia in laboratorio” pubblicato dal numero di questo mese (gennaio 2017) della rivista “Mente & Cervello”: «Il mago può manipolare alcuni processi cognitivi molto simili a quelli che i ricercatori hanno evidenziato. Ma il mondo della magia offre probabilmente un terreno di gioco molto più ampio, ricco e complesso di quello già esplorato. Siamo certi che lo studio approfondito dei trucchi più moderni porterà alla luce nuovi meccanismi mentali ancora sconosciuti. E siamo anche sicuri che i maghi non abbiano finito di soprenderci…».

Aggiungo di mio che i maghi non hanno di certo finito di sorprenderci, perché, come ho già scritto, la magia è darwiniana, evolutiva. Se è durata così tanto attraverso i secoli, resistendo pure alla magia di altre forme di spettacolo, come ad esempio il cinema, è in ragione del fatto che i maghi utilizzano trucchi ed espedienti vecchi come il mondo, ma nello stesso tempo li attualizzano continuamente e inglobano l’uso di conoscenze scientifiche e delle tecnologie disponibili. Oggi, ad esempio, si fanno illusioni magiche anche con smartphone e tablet. Inoltre, ritengo che lo studio della magia sia molto utile anche per la psicologia dell’inganno, rispetto alla conoscenza di come si mettano in atto truffe, imbrogli e raggiri o, in senso sociologico e di storia e filosofia delle religioni, sui meccanismi culturali e psicologici alla base della formazione delle credenze.

Vedi anche:

La magia funziona perché la coscienza è imperfetta

Psicologia e scienza della magia

Psicologia e scienza della magia: intervista a Gustav Kuhn

Psicologo e mago: a lezione da Anthony Barnhart, in arte Magic Tony

Guardare e non vedere: la cecità attentiva in uno sketch dei Monty Python

A me gli occhi! Il potere dissociativo dello sguardo


hypnotistDa sempre maghi, mesmeristi e ipnotizzatori hanno usato il potere di fascinazione dello sguardo per modificare lo stato di coscienza del prossimo. Come? Il solo fatto di osservare intensamente negli occhi un nostro simile (o noi stessi allo specchio), in condizioni di scarsa illuminazione o luce soffusa, determina un restringimento della percezione e induce veri e propri sintomi dissociativi, nonché qualcosa di simile alle allucinazioni.

Come suggestionare la mente con lo sguardo

Tutte condizioni della nostra mente che aprono la strada alla possibilità di essere suggestionati, influenzati e manipolati, dato che ci troviamo non in uno stato di completa attenzione e vigilanza, ma bensì in una condizione molto simile al sogno. Dove, appunto, anche le cose più assurde divengono reali. Si potrebbe estendere la considerazione anche a molte situazioni di imbroglio e truffa, condizioni in cui il truffatore, ma pure il ladro, riesca a convogliare l’attenzione del malcapitato operando una modificazione e un restringimento della coscienza vigile.

Giovanni Caputo, psicologo e ricercatore dell’Università di Urbino di cui abbiamo già parlato riguardo una sua ricerca relativa all’uso dello specchio per fare emergere contenuti inconsci,  ha condotto un esperimento su 20 giovani adulti (di cui 15 erano donne) facendoli fissare dritti negli occhi da un partner per 10 minuti. Manipolando l’illuminazione nella stanza, in modo da mantenerla abbastanza luminosa per consentire ai volontari di vedere le caratteristiche del viso del loro partner, ma abbastanza abbassata per attenuare la percezione del colorito.

In sostanza, questo questa condizione interpersonale aveva lo scopo di indurre sintomi dissociativi, con relativo corollario di senso di depersonalizzazione (sensazione come di vivere in un sogno, senso di distacco dal mondo, come se si osservasse la vita da dietro un vetro o in mezzo alla nebbia) e fenomeni simil-allucinatori di carattere temporaneo (vivere o fare cose irreali come in sogno).

L’osservazione fissa e diretta negli occhi per dieci minuti, in condizioni di illuminazione ridotta (le modalità sono descritte nel lavoro scientifico), hanno fatto sperimentare ai partecipanti fenomeni simil-allucinatori in cui vedevano il volto del partner trasformarsi, deformarsi, cambiare tratti sessuali, addirittura assumere aspetti animaleschi e mostruosi. Considerando che la dissociazione è caratterizzata da una interruzione o discontinuità nella normale integrazione di coscienza, memoria, identità, emozioni, percezioni, rappresentazione del corpo, controllo motorio e comportamento, viene spontaneo considerare come molti riti magici, sciamanici, religiosi, ma pure spettacolari e illusionistici, traggano vantaggio da tali condizioni dissociative indotte per “inserirsi” con suggestioni volute dall’operatore, o dagli operatori, nella mente del prossimo.

«Una possibile spiegazione dei risultati di questo esperimento – commenta Giovanni Caputo – può essere la deprivazione sensoriale  (illuminazione bassa), il fatto di guardare intensamente verso uno stimolo (l’altra faccia) che induce un livello generale di dissociazione. L’apparizione di una faccia strana interrompe momentaneamente lo stato dissociativo provocando una temporanea allucinazione. In altre parole, l’apparizione della faccia strana può essere una forma di rimbalzo a “realtà” che si verifica da un generale stato di dissociazione provocato dalla deprivazione sensoriale».

Sguardo e luci negli spettacoli magici 

A livello empirico, i maghi hanno da sempre giocato sulla scenografia e sulla gestione delle luci, nonché sul catturare l’attenzione su di sé, sul proprio sguardo intenso e sulla gesticolazione, per indurre stati che sono molto simili a quelli descritti da Giovanni Caputo. Aggiungiamoci pure che medium e spiritisti, hanno da sempre realizzato le proprie esperienze in condizioni di scarsa o nulla illuminazione. Con l’attenzione rivolta, hypnotised2.jpgalla catena medianica, al tavolo, o alla tavoletta ouija o al bicchierino che si muove sul tabellone. Giovanni Caputo sottolinea il rapporto stretto tra dissociazione e allucinazione, la quale potrebbe essere una forma di compensazione o di rimbalzo. Inoltre, aggiunge, significati dissociati all’interno del sé potrebbero essere proiettati (attribuiti) sull’altra persona reale al di fuori di sé.

Per approfondire:

Caputo GB, Dissociation and hallucinations in dyads engaged through interpersonal gazing, Psychiatry Res. 2015 Aug 30;228(3):659-63. doi: 10.1016/j.psychres.2015.04.050

Gli specchi, la psiche e l’inconscio

Guardare e non vedere: la cecità attentiva in uno sketch dei Monty Python


CompletamenteDiversoE’ il caso di dirlo: e ora qualcosa di completamente diverso. Per gli amanti del gruppo di comici inglesi Monty Python si tratta del titolo di un famosissimo film a sketch del 1971(And Now for Something Completely Different). Per lo psicologo e illusionista Richard Wiseman (Psychology Department, University of Hertfordshire, Hatfield, Hertfordshire, UK) è anche l’assunto per parlare, in forma divertente, di un fenomeno che riguarda tutti noi, chi più, chi meno: la cecità attentiva (inattentional blindness). Sembra una contraddizione in termini, ma solo all’apparenza.

Come si può essere “attenti” e contemporaneamente “ciechi”? Se ci pensiamo, ci accade tutti i giorni. Guardiano, ma non vediamo. Non vediamo, né tantomeno ricordiamo, cose, oggetti, situazioni che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Spesso ogni momento. Senza guardare: descrivete il quadrante del vostro orologio. Oppure la prima schermata del vostro palmare. Oppure la targa della vostra automobile. Non è semplice, vero? Eppure quante volte li avrete visti, diciamo migliaia di volte? Altro esempio: quando parcheggiamo l’auto, magari stiamo telefonando o pensando ad altro, e quando è il momento di andarla a riprendere, non ricordiamo più dove l’abbiamo messa. Ancora peggio: i casi, fortunatamente rari, ma tragicamente accaduti, di bambini piccoli “dimenticati” in auto.

A maggior ragione, e questo fa parte strettamente del fenomeno definito “cecità attentiva”,  non cogliamo “qualcosa di completamente diverso” che entra nel nostro campo visivo e non c’entra nulla con l’insieme della storia che il nostro cervello si sta raccontando rispetto alla scena a cui stiamo assistendo. Uno degli esperimenti più noti e disarmanti, per chi ne è rimasto vittima la prima volta, è quello del gorilla (in altre versioni un orso, oppure una donna con l’ombrello) che transita e si batte il petto dietro un gruppo di ragazzi che si stanno passando una palla da basket. I ragazzi indossano magliette di diverso colore, bianche e nere, e al soggetto che guarda la scena viene chiesto di osservare e contare i passaggi tra la squadra dei neri (oppure dei bianchi).

Almeno il 50% delle persone che guardano questo filmato, non vedono il gorilla (o la donna con l’ombrello). Da qui la considerazione che la nostra visione è fortemente condizionata dall’attenzione che prestiamo a un particolare piuttosto che ad un altro. Il tutto è ulteriormente amplificato dall’uso, ad esempio, degli smartphone. Dall’avvento dei primi cellulari, gli psicologi che studiano questo fenomeno si sono resi conto, anche attraverso appositi esperimenti, che la gente al cellulare è maggiormente distratta rispetto alla visione d’insieme. E non potrebbe essere altrimenti (da qui gli incidenti di chi guida col cellulare all’orecchio). Un esperimento famoso al riguardo, anche questo presente in rete, è quello del clown che passa in monociclo e la gente al cellulare manco se ne accorge. Per cui, più che mantelli e sostanze che ci renderebbero invisibili, basterebbe studiare come deviare l’attenzione da ciò che non si vuole mostrare. Vi ricorda qualcosa?

Sulla “cecità attentiva”, come per altre modalità funzionamento e di percezione della nostra mente, vanno a nozze maghi e mentalisti. Quello che a prima vista sembra magia, soprannaturale o paranormale, sono in realtà trucchi, a volte vecchi di decenni, se non di secoli, studiati per ingannare la nostra mente e la nostra percezione. Proprio di Richard Wiseman, che non a caso si occupa ed ha scritto un libro sul paranormale, circola in rete un filmato strabiliante, spesso utilizzato in corsi di formazione ed illusionismo. Wiseman è seduto ad un tavolo con a fianco una donna. Mostra un gioco di carte e vi chiede di cercare di cogliere il trucco. Mentre voi siete impegnati ad osservare le mani e le carte, nella scena cambia tutto: magliette, sfondo, tovaglia, colori, persona a fianco. Quando alla fine vi viene mostrato il filmato dei cambiamenti, tutti quelli che non li hanno colti, avvertono un misto di sorpresa e frustrazione.  Dicevo prima che su queste modalità della mente vanno a nozze maghi e mentalisti, ma se ci pensate, pure i truffatori.

Ma tornado all’inizio di questo discorso, lo psicologo e illusionista Richard Wiseman ha preso spunto da uno sketch dei MontyMonty Python per fornire un ulteriore esempio di “cecità attentiva”. In un articolo pubblicato da i-Perception con la collega Caroline Watt (Psychology Department, University of Edinburgh, Edinburgh, UK) descrive lo sketch “Ypres 1914, The Short Straw” oppure “Ypres 1914 – Abandoned” (episodio 12, dicembre 1970, dalla serie “Monty Python’s Flying Circus”) facendo notare che sono presenti sullo sfondo delle figure incongrue. Provate a fare un esperimento con tale filmato con un gruppo di persone, dicendo di seguire con attenzione la scena degli attori in primo piano (sarete facilitati dal fatto che è in inglese). Mostrando l’episodio, non tutti notano le figure inappropriate (almeno, non tutte quante le figure che non c’entrano nulla con la scena in primo piano). Però, occorre scovare l’episodio giusto in rete, non uno delle numerose repliche. Altrimenti le figure inappropriate non le vedrete davvero mai! Vi abbiamo aiutato pure in questo: qui di seguito il link esatto allo sketch dei favolosi e leggendari Monty Python. Buon esperimento, e buon divertimento.

Sketch dei Monty Python(si ringrazia Andrea Bianchi per avere scovato quello esatto)

Articolo di Richard Wiseman e Caroline Watt

Sull’esperimento del gorilla e altri esempi di cecità attentiva:

Simons, D. (2011). Another early study of inattentional blindness. Retrieved from
http://www.theinvisiblegorilla.com/

Simons, D. J., & Chabris, C. F. (1999). Gorillas in our midst: Sustained inattentional blindness for dynamic
events. Perception, 28, 1059–1074. doi:10.1068/p2952

Esperimento del clown in monociclo

Richard Wiseman e il suo “Colour Changing Card Trick” (alla rivelazione finale è presente pure una vecchia conoscenza della inattentional blindness )

Su Richard Wiseman vedi anche: 

Il paranormale di Richard Wiseman

59 Secondi. La scienza del cambiamento rapido applicata agli altri. Come Richard Wiseman ritrova e fa ritrovare i portafogli

A volte ritornano (medium). Neewsweek “Talking to the Dead: The Science of Necromancy”

Alfred Binet, l’illusionismo e il cinema


Webdocumentaire Alfred Binet-page-001Alfred Binet (1857–1911) è stato un vero genio della psicologia scientifica. Allievo di Jean-Martin Charcot alla Salpêtrière, inventò i test d’intelligenza. Fu un precursore in molti campi e praticamente si interessò, anche con esperimenti originali, di parecchi degli attuali settori di indagine della psicologia e delle neuroscienze: ipnosi, memoria, false memorie, apprendimento, emozioni, coscienza normale e alterata, aspetti psicologici del cinema e della fotografia, inganno e illusione. Questi ultimi campi di ricerca, ingaggiando e studiando, tra l’altro, cinque maghi tra i migliori di Francia dei suoi tempi. Figlio di un medico e di una artista, ereditò e mise a frutto la genetica familiare in un miscuglio originale di creatività e scienza.

Praticamente misconosciuto in Italia (non esiste una sola biografia su di lui), pur potendolo considerare anche un pochino italiano: nasce infatti a Nizza quando faceva ancora parte del Regno di Sardegna con il nome di Alfredo Binetti. Per chi volesse colmare la lacuna, ecco un ottimo e recente webdocumentario francese dal titolo Alfred Binet. Naissance de la psychologie scientifique. Ideato e scritto da Alexander Klein e Philip Thomine (che è anche il regista), sotto la direzione scientifica di Bernard Andrieu, questo webdocumentario ripercorre la vita e l’opera dello psicologo francese attraverso documenti d’archivio e interventi di specialisti di storia della psicologia e della pedagogia.