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Le Zone Blu


Dan Buettner, esploratore e scrittore è un giornalista scientifico che ha realizzato numerose spedizioni globali interattive online.  Il libro, pubblicato dalla National Geographic, riporta le sue ricerche sulla longevità e con il termine  Zone Blu  vengono definite le  zone del globo ove vi è maggiore concentrazione di longevi. Fra le prime classificate è riportata l’isola di Okinawa, seguono la Sardegna, la cittadina di Loma Linda in California e la penisola di Nicoya nel Costa Rica. L’autore sintetizza in 9 punti i segreti di queste popolazioni  e come pneumologo che si occupa di prevenzione e longevità  nei fumatori…mi piace  sintetizzarveli  in questo blog.

Fatta la doverosa premessa che nessuno dei longevi ha mai fumato ecco i 9 punti:

1° camminare a passo relativamente svelto (5 km ora) per 30 minuti almeno 5 volte alla settimana

2° ridurre del 20 % l’apporto nutrizionale a conferma che la restrizione calorica è l’unico marker che sposta la sopravvivenza

3° puntare su una alimentazione ricca di cereali e povera di carni in particolare privilegiare le verdure crude . Mangiare tutti i giorni 25 grammi di frutta in guscio ( ricca di omega 3 ).

4° bere alcoolici con moderazione ma bere almeno un bicchiere di vino rosso al giorno ed in particolare il canonau sardo evidentemente ricco di resveratrolo integratore che  senpre più sta diventando il best seller di questi ultimi anni

5° darsi uno scopo nella vita – consiglio valido a 360 gradi in quanto l’obbiettivo è comunque di svegliarsi al mattino con una motivazione che potrebbe anche semplicemente essere quella di accudire figli o nipoti o il proprio orticello….

6° rallentare il ritmo della propria vita anche semplicemente fermandosi ogni tanto a contemplare la natura , allontanarsi dal rumore e meditare.  La meditazione sembra essere molto importante nel ridurre la infiammazione dei tessuti ed ormai è assodato che l’ infiammazione è la premessa di ogni malattia. Una alternativa alla meditazione, procedura non semplice per noi occidentali figli di Cartesio, potrebbe essere la respirazione secondo il metodo del prof. Buteiko. Esercitatevi 15 minuti due volte al giorno a fare solo 6 atti respiratori profondi al minuto e tutti i vostri parametri biologici rallenteranno. La pressione arteriosa si riduce , la frequenza cardiaca si abbassa e tutto il metabolismo rallenta. Il prof. Parati ha recentemente confermato questi dati in uno studio ad alta quota effettuato su un gruppo di volontari dell’Istituto Auxologico.

7° abbracciate una religione qualsiasi , anche il buddismo e partecipate almeno una volta al mese a riunioni di adepti.

8° occupatevi dei vostri famigliari o anche semplicemente dei vostri amici

9° abbiate un carattere gradevole e state assieme ad un amico o ad un parente  almeno 30 minuti al giorno .

ed in tutto questo pare che la genetica incida solo del 25 %  per non parlare degli eventi stocastici come quello di finire sotto una macchina…auguri cari amici e buon lavoro.

Miracoli


Il tema dei miracoli è sempre attuale. Perché attuale è il desiderio umano di vedersi risolvere gravi situazioni personali,  o a carico dei nostri cari, di tipo patologico o traumatico. Oppure nell’ambito professionale. Il più delle volte cerchiamo un miracolo per risolvere gravi problemi di salute. Quando le strade percorse o percorribili dalla medicina sembrano molto complicate. O vicine ad esaurirsi. E ci auguriamo accada qualcosa controcorrente, che ribalti le infauste attese, anche, soprattutto, contravvenendo alle leggi naturali note, sia biologiche che di prognosi medica. La maggior parte di miracoli che siamo disposti a cercare e a vedere, si collocano oggi all’interno di quella categoria che viene definita “miracoli di guarigione”. E va fatta una riflessione sul perché proprio in tale ambito. E meno in altri.

Ne ho ampiamente trattato in un servizio pubblicato da Mente&Cervello. Nel frattempo è uscito in italiano il bel saggio Miracoli. Dall’Antico Testamento a oggi (Bompiani) dello storico delle mentalità religiose Joachim Bouflet. E’ del resto vero che, come fa notare Bouflet,  il termine miracolo è diventato di uso comune, perdendo gran parte del significato originario, sia per l’avanzamento delle conoscenze che per ragioni socio-culturali. Parliamo di “miracolo” economico, oppure nel raggiungimento di certi traguardi sportivi, spettacolari, professionali. Il connotato di “eccezionalità” dell’evento miracoloso si trasforma, almeno a livello linguistico, in qualcosa di molto comune. Di conseguenza, banale. Stravolgere il significato originario dei termini, alla fine ne stravolge anche la denominazione dei fatti. Dire oggi di un avvenimento “miracoloso” significa intendere che è molto bello, eccezionale, gradito. Ma non nel senso orgiginario, cioè che, apparentemente, contravviene le leggi di natura conosciute.

«In questo inizio del XXI secolo», dice Bouflet, «viviamo in un mondo meraviglioso: non è forse tutto miracoloso? Si parla di miracolo economico, miracolo informatico e addirittura – e questo è un paradosso – dei miracoli della scienza, della tecnica e della medicina. A dar retta ai media, i miracoli si manifestano quotidianamente: il tale non ha forse evitato “miracolosamente” un incidente, e non è forse “per miracolo” che un determinato cataclisma naturale non ha prodotto un numero maggiore di vittime? In realtà il termine è abusato perché è stato privato del suo significato originario che si riferisce intimamente alla causalità divina o, più in generale, rinvia a un contesto religioso».

Esce intanto sui nostri schermi Lourdes, il film di Jessica Hausner in cui una donna arriva in sedia a rotelle al santuario e risulta poi “miracolata” (nonché invidiata da chi non ottiene alcun miglioramento alla propria patologia). Questo è un problema reale e affrontato anche dal punto di vista psicologico: la possibile delusione, per non dire depressione di quanti arrivano a Lourdes o in altri santuari con la speranza di ottenere una guarigione, senza esito. Una vicenda molto simile tra l’altro, quella della protagonista  del film Lourdes, alla storia di Antonietta Raco, anche lei recatasi al santuario francese in carrozzella e rimessasi a camminare autonomamente. Anche lei con una diagnosi dubbia, suscettibile di miglioramenti temporanei. Anche l’interrogativo “Perché proprio io?”, nel senso di miracolato, è stato altre volte affrontato come tema narrativo. Ugo Dettore, autore di romanzi, saggi e traduttore, che ho conosciuto e frequentato per diversi anni, scrisse un romanzo in cui il protagonista si sentiva diverso, in imbarazzo, per essere stato “miracolato”.

Due altre letture storiche interessanti, al riguardo. Alexis Carrel, Viaggio a Lourdes (Morcelliana, 1987). Le annotazioni di un viaggio al più noto santuario del mondo (6 milioni di pellegrini ogni anno), per osservare i fenomeni considerati miracolosi, da parte di un medico nonché premio Nobel per la medicina per i suoi studi e scoperte. T. Mangiapan, Le guarigioni di Lourdes. Studio storico e critico dalle origini ai giorni nostri (San Paolo, 1997 ). Un testo  sulle guarigioni avvenute nel santuario dei Pirenei redatto da colui che è stato medico permanente del Bureau Médical di Lourdes dal 1972 al 1990.

Infine, come scrive molto bene il filosofo canadese Charles Taylor, in un’epoca secolarizzata come la nostra in cui abbiamo abolito il senso del meraviglioso rispetto alla nostra natura e alle nostre origini, «la prospettiva meccanicistica che scinde il naturale dal soprannaturale oblitera del tutto questo mistero. Tale scissione genera il concetto moderno di ‘miracolo’; una sorta di spiraglio puntiforme nell’ordine generale delle cose, aperto improvvisamente dall’esterno, cioè dal trascendente. Tutto ciò che è superiore deve accadere, dunque, attraverso lo spiraglio aperto nell’ordine regolare, naturale: un’operazione normale, all’interno della quale non esiste alcun mistero. Curiosamente, questo modo di vedere è condiviso dai materialisti e dai fondamentalisti cristiani. L’unica differenza è che per questi ultimi la scissione conferma l’esistenza dei ‘miracoli’, perché certe cose restano inspiegabili sulla base del corso normale della causalità naturale. Mentre per i materialisti è la prova che qualsiasi forma di trascendente è esclusa di principio dalla “scienza”» (L’età secolare, Feltrinelli, 2009).