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Quando il cervello si sorprende: un’ulteriore dimostrazione scientifica dei meccanismi cerebrali implicati nell’illusionismo


Una recente ricerca nell’ambito delle neuroscienze conferma quanto i prestigiatori hanno scoperto da secoli grazie ai loro numeri di magia. Effetti magici che, oltre a costituire occasioni di spettacolo, rappresentano veri e propri test neuropsicologici che mettono alla prova le esperienze sensoriali, le attese e le capacità previsionali dello spettatore.

La ricerca attuale, in particolare, costituisce un elemento di grande importanza per quanti studiano gli aspetti neuropsicologici della magia. E difatti gli stessi ricercatori ne fanno menzione discutendo della loro ricerca che dimostra quanto la percezione è fortemente influenzata dalla storia dell’osservatore e dalle aspettative percettive. Inoltre, precisano sempre i ricercatori, la storia percettiva include anche gli effetti illusori. Ma entriamo nel dettaglio della ricerca e vediamo come la commentano i ricercatori. Pubblicato sula rivista scientifica Current Biology lo studio dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) e delle Università di Firenze e Pisa rivela come comunicano tra loro i meccanismi cerebrali tra aspettativa e sorpresa. Un dato fondamentale per quanti si occupino di ricerche scientifiche dell’illusionismo.

Un pool di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-In) e delle Università di Firenze e di Pisa hanno indagato i processi cerebrali che sottendono i meccanismi collegati tra aspettativa, illusione e sorpresa. Nello studio, pubblicato sulla rivista scientifica Current Biology/Cell-press e intitolato “Perceptual history propagates down to early levels of sensory analysis”, Guido Marco Cicchini (Cnr-In), Alessandro Benedetto (Unipi) e David Burr (Unifi) hanno studiato in che modo il cervello genera le aspettative sul mondo che ci circonda. Lo studio muove da un fenomeno noto come dipendenza seriale in cui, per esempio quando il prestigiatore esegue un numero di illusionismo, gli osservatori tendono a confondere le proprietà degli oggetti che hanno di fronte (ad esempio il colore, l’orientamento, ecc.) con quelle di oggetti simili visti poco prima.

Gli autori della ricerca: Guido Marco Cicchini, Alessandro Benedetto e David Burr

“Questo fenomeno, da noi scoperto qualche anno fa, evidenzia che il cervello cerca costantemente di prevedere quello che accadrà attingendo dall’informazione più affidabile del futuro, ossia il passato prossimo delle nostre esperienze sensoriali”, osserva Burr. I ricercatori hanno generato una serie di stimoli visivi ordinari, inframezzati da stimoli illusori, ossia sollecitazioni che appaiono percettivamente diverse da come sono fisicamente. “Analizzando il comportamento dei soggetti in prossimità di questi stimoli illusori, abbiamo visto che il cervello per formare le sue previsioni utilizza uno scambio continuo e reciproco, in entrata ed uscita, di segnali neurali di livello più alto (cioè elaborati) con segnali più grezzi che sono recepiti dalle aree neuronali più prossime alla retina”.

“Che questi effetti di memoria fossero ubiqui nella percezione, ma il risultato è stato sorprendente. Ci aspettavamo di osservare meccanismi locali, circoscritti alle aree prime sensoriali, quelle della vista, oppure ad aree di alto livello, dedicate all’elaborazione della memoria. Invece i dati hanno mostrato che il fenomeno della dipendenza seriale nasce da un dialogo delle seconde con le prime, probabilmente utilizzando dei percorsi neurali di feedback”, afferma Cicchini. 

“Il cervello è un’intricata rete di neuroni interconnessi in cui si distinguono due grandi categorie. Le connessioni feedforward, che portano informazioni dalle prime aree sensoriali ai centri di elaborazioni più alti, e le connessioni rientranti (feedback) che fanno il percorso inverso”, conclude Alessandro Benedetto. “Mentre il ruolo delle connessioni feedforward è abbastanza chiaro, quello delle connessioni rientranti è stato finora oggetto di molte speculazioni”.

“Questo studio spiega che le previsioni sono un aspetto fondamentale del funzionamento cerebrale. Quando non si avverano emergono sensazioni di apprensione, spavento, sorpresa o meraviglia. Nei bambini spesso la sorpresa sfocia in allegria, ma in generale per l’adulto, che ha imparato le regolarità del mondo circostante, gli eventi imprevedibili sono pochi. Tranne quando si è di fronte al numero di un illusionista, che ci restituisce quel senso di meraviglia fondamentale per il funzionamento del nostro cervello”, conclude Cicchini.

Una domanda a Guido Marco Cicchini, ricercatore dell’Istituto di Neuroscienze del Cnr di Pisa e uno degli autori della ricerca

Dato che mi occupo a livello di studio e di pubblicazioni dei rapporti tra psicologia, neuroscienze e illusionismo, mi ha colpito il vostro accenno a questo. Immagino siate a conoscenza dei lavori di ricercatori soprattutto angloamericani, quali lo psicologo cognitivo e prestigiatore Gustav Kuhn: che ne pensate? Inoltre, il punto cardine dell’illusionismo, la “misdirection”, ha a che vedere con i risultati delle vostre ricerche? Infine, qualcuno di voi ha una esperienza diretta nel campo dell’illusionismo?

Conosco i lavori di Gustav Khun, di cui condivido tutto l’approccio e le conclusioni. Per quanto riguarda il nostro studio non ha troppo a che fare con la misdirection. Secondo la misdirection, è fondamentale portare l’attenzione dello spettatore verso un dettaglio/oggetto che a poco a che vedere con il procedimento che subirà il numero magico, così il prestidigitatore avrà più margine per realizzare il suo trucco.

Noi invece alludiamo al fatto che, durante la visione di uno spettacolo di magia (anche senza particolari trucchi che ci sviano), mettiamo in campo tutte le nostre conoscenze sugli oggetti e su quello che possono fare o fanno di solito. Una delle euristiche che usiamo più spesso è quella della continuità: quando qualcosa viene occultato temporaneamente, noi ci aspettiamo che comunque non sia successo nulla. Un’altra cosa per cui c’è un punto di contatto con l’illusionismo. Quando il trucco ha effetto siamo sorpresi perché le nostre aspettative di continuità vengono violate.

Di fatto non abbiamo esperienza di prima mano con l’illusionismo, ma potrebbe essere interessante riprodurre alcuni di questi effetti in laboratorio con stimoli grezzi al computer, tuttavia occorre fare attenzione, dato che una volta che si sa il trucco l’esperimento non viene più bene…

Guido Marco Cicchini, Alessandro Benedetto, David C. Burr, “Perceptual history propagates down to early levels of sensory analysis”. Current Biology, https://doi.org/10.1016/j.cub.2020.12.004

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AlexStoneAlex Stone è una figura interessante nel panorama dell’arte magica. Perché non è solo un prestigiatore. Non è solo un illusionista addentro alle varie tecniche cartomagiche, oppure mediante monete e tutte le altre possibilità che offre di ingannare i sensi e la mente del prossimo la cosiddetta magia “a vista” (tecnicamente micromagia, in lingua close-up magic). Per eseguire questi numeri magici con efficacia occorrono anni e anni di studi teorici, ma soprattutto pratici. Allenamento continuo. Per alcuni addirittura ossessivo. Meglio se sotto la guida di maestri esperti. Professionisti magari pluripremiati nei vari consessi internazionali. Alex Stone si racconta appassionatamente, ironicamente e pure spudoratamente, in questo suo libro di memorie magiche: Ingannando Houdini. Prestigiatori, mentalisti, patiti di matematica e poteri nascosti della mente.

Una vera e propria autobiografia, unica nel suo genere, degna di un film, di cosa significhi, cosa debba affrontare chi si avventuri, da zero, lungo il tortuoso, ispido cammino, per assurgere al titolo di “mago”. In un ambiente, quello dei professionisti dell’arte magica, molto selettivo, esclusivo, geloso dei propri segreti. Alex Stone passerà infatti i suoi guai per avere svelato alcuni di questi segreti su una rivista destinata al pubblico generico. Ma proprio perché, come dicevo all’inizio, Alex Stone non è solo un illusionista. È anche un divulgatore scientifico con una formazione in fisica. Ha una mentalità da ricercatore e di sperimentatore. E del resto la magia, al pari della scienza è, al più alto livello, ricerca, sperimentazione e innovazione. Continue. Costanti. Viceversa non avrebbe potuto sopravvivere, evolversi, adattarsi ai gusti del pubblico anche attraverso le nuove tecnologie, per migliaia di anni fino ai giorni nostri.

Alex Stone si rende conto presto che la magia è anche, soprattutto, psicologia. Perché, come dice un principio assoluto della magia, “non avviene nelle mani del mago ma nella mente dello spettatore”. Se ne rende conto a tal punto Alex Stone, che per approfondire gli aspetti percettivi e cognitivi della magia incontra, impressiona con i suoi trucchi e infine collabora con la psicologa ricercatrice Arien Mack, allora direttrice del Perception Lab presso la New School for Social Research di New York,  in ricerche sull’attenzione e sviamento dell’attenzione (misdirection, la pietra miliare di tutta la magia).

La magia esiste perché i nostri sensi sbagliano. La nostra percezione è fallace. La nostra attenzione può essere sviata. La nostra memoria non è perfetta. Addirittura la nostra mente può creare false memorie. Tutto nella magia, come del resto nell’inganno e nella truffa, affonda le proprie radici nella psicologia. Come scrive Alex Stone: «Come per ogni trucco magico, la sola tecnica non è che una piccola parte dell’illusione. La psicologia è l’ingrediente segreto».

Ecco allora che i trucchi magici entrano sempre più spesso nei laboratori di ricerca psicologica e neuropsicologica: rappresentano mezzi perfetti per indagare la mente umana. Specie con il supporto delle moderne tecniche di registrazione e visualizzazione dell’attività cerebrale. Un campo affascinante, promettente, da cui sgorgano sempre più stimoli e pubblicazioni scientifiche. Il rapporto tra magia e scienza è agli inizi, ma già promette bene. E personaggi come Alex Stone stanno dando e daranno contributi certamente importanti.

Perché hai intitolato il tuo libro Fooling Houdini (Ingannando Houdini in italiano)?

Il titolo del libro allude a una storia su Dai Vernon, il più influente artista di primo piano del ventesimo secolo, anche conosciuto come “The Man Who Fooled Houdini”. Houdini si vantava che nessun uomo potesse ingannarlo tre volte con lo stesso trucco. La magia dipende molto dall’elemento sorpresa, motivo per cui ai maghi non piace ripetere un effetto per lo stesso pubblico. Gli anni passarono e la sfida andò insoddisfatta. Poi, nel 1922, durante una cena tenuta in onore di Houdini, Dai Vernon, di cui pochi avevano sentito parlare all’epoca, mostrò a Houdini la versione di un trucco chiamato “carta ambiziosa”: una carta firmata ritorna in cima al mazzo dopo essere stato messa nel mezzo. Vernon ha ripetuto l’effetto molte volte e Houdini è stato completamente ingannato! Più in generale, il titolo del libro si riferisce al fatto che i maghi cercano sempre di ingannarsi l’un l’altro con nuovi trucchi.

Parli di magia come di un “linguaggio universale” che raggiunge tutti. Intendi come l’arte o la musica?

Sì! Puoi fare un trucco magico per qualcuno in qualsiasi parte del mondo e di solito sorriderà. Tocca qualcosa in noi che è legato alla nostra natura profonda, credo.

Qual è la relazione tra magia ed emozioni? E tra magia e memoria?

Penso che tutta la magia, o almeno tutta la buona magia, generi potenti emozioni. La memoria è difficile e le persone spesso hanno difficoltà a ricordare correttamente cosa succede in un trucco. (Le emozioni, ovviamente, influenzano anche il modo in cui ricordiamo le cose). I maghi cercano intenzionalmente di fare confusione con i ricordi delle persone, così il pubblico crederà che una cosa sia accaduta quando in realtà qualcos’altro ha avuto luogo. Ma ciò che la magia rivela è che il ricordo è fallibile e può essere manipolato. Qualcosa che va ben oltre la magia.

Un mago può essere ingannato?

Assolutamente! Questo è uno dei malintesi che molte persone hanno sulla magia. I maghi, infatti, si prendono sempre in giro l’uno con l’altro con nuovi trucchi. Ci sono tornei in tutto il mondo in cui i maghi competono l’uno contro l’altro. Questo spirito competitivo guida una notevole innovazione nella creazione di nuovi effetti.

Cosa consiglieresti a coloro che vogliono difendersi dalla frode, dall’inganno e dalla manipolazione della vita quotidiana?

Beh, consiglierei di leggere e studiare la base della psicologia delle truffe. La maggior parte delle truffe ha qualcosa in comune. Primo e soprattutto: se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, come si è soliti dire, allora lo è quasi sempre.

Scrivo e dico spesso che la magia è “darwiniana”, evolutiva: si adatta ai gusti, alle culture e soprattutto fa uso di tutto ciò la tecnologia e la scienza si rendono disponibili in un determinato momento della storia. Sei d’accordo?

In una certa misura direi di sì. Come tutta l’arte è conforme ai gusti del momento e cambia con la sensibilità delle persone. Ma ci sono anche aspetti senza tempo della  magia, ecco perché vedi trucchi simili che attraversano i secoli.

La magia è una psicologia empirica, sperimentale, che attraverso i  secoli ha fatto scoperte sulla percezione, la memoria e l’illusione. Scoperte che la psicologia cognitiva ha recentemente iniziato a capire. Come può la magia oggi aiutare la psicologia e le neuroscienze?

La magia, nel suo cuore, sta giocando con i limiti della percezione umana. Nel cercare di capire la magia, finiamo per fare domande su come la mente percepisce il mondo e analizza l’esperienza quotidiana, su come funziona la mente. E perché a volte fallisce. Studiare il modo in cui la magia ci inganna è una finestra sul cognitivo sottostante, sui meccanismi che ci rendono umani. Alcuni neuroscienziati ora stanno persino usando magia per studiare il cervello.

Studiare fisica ti ha aiutato a diventare un mago? Come?

Penso che entrambi comportino un simile fascino per il mistero e lo sconosciuto. Inoltre, ci sono molti trucchi che coinvolgono la matematica. Ancora, entrambi sono abbastanza nerd!

Quanti anni e quante ore di allenamento al giorno ci vogliono diventare un buon mago?

La cosa bella della magia è che puoi iniziare a farlo subito. Ci sono molti trucchi divertenti per i principianti. Non credo davvero nella “regola delle 10.000 ore” di pratica. Ognuno è diverso. Ma diventare un esperto richiede anni lavoro diligente.

Parli della passione per la magia e per sempre nuovi trucchi come  di una “droga”: perché?

Penso che sia avvincente. Da quando ho imparato il mio primo trucco ero “agganciato.” Una volta che inizi vuoi proseguire, desideri imparare sempre cose nuove, effetti sempre più creativi.

Perché forme di magia come il mentalismo e la Bizarre Magick hanno successo oggi?

Sono forme di magia che attirano una nostalgia gotica, sorte di recente. Ma anche queste espressioni mostrano una magia differente da quella a cui siamo abituati. Soprattutto il mentalismo può sembra qualcosa di completamente diverso, motivo per cui molte persone sono convinte che sia in qualche modo reale. È importante riconoscere, tuttavia, che comunque è tutto, ancora, una sorta di inganno.

Cosa consigli a un ragazzo che oggi voglia intraprendere una carriera come mago?

Circondati di altri appassionati di magia. È la cosa più importante. Compra alcuni libri e video, carte e monete. Basta iniziare. Divertiti!

Cosa ne pensi dei tutorial in rete: sono dannosi o utili per la magia?

Penso che siano molto utili. Aiutano le persone ad imparare la magia, chiunque può farlo. Impara ora. Sono grandiosi e conducono alla feconda impollinazione incrociata di idee.

Due domande all’editore italiano di Ingannando Houdini. Paolo Michelotto, in società con i fratelli, ha fondato nel 1994 “Mondo Troll” che si occupa di pubblicare libri e video, organizza workshop e vende materiali correlati alla magia e prestidigitazione, all’animazione e agli argomenti correlati.

Perché avete deciso di pubblicare in italiano il libro di Alex Stone che si discosta dai consueti “manuali magici”?

Il libro di Alex Stone è una lettura affascinante per il lettore che non sa nulla di magia. copertina ingannando houdini frontePer chi ne sa qualcosa ed è appassionato, come noi, è doppiamente affascinante. Racconta di persone reali esistenti nel mondo dell’illusionismo, di episodi accaduti nei congressi magici, di tecniche “impossibili”, di storie vecchie ma viste sotto un’altra luce, di corsi avanzati con personaggi famosi. E racconta la dedizione quasi maniacale per quest’arte. È un inoltrarsi in profondità nel mondo della magia con gli occhi di un prestigiatore estremamente abile non solo nella sua arte, ma anche in quella della scrittura. Per noi come editori è quindi un privilegio aver pubblicato un libro così ricco, emozionante, divertente e approfondito sull’arte a cui da 20 anni ci dedichiamo.

A chi si rivolge Ingannando Houdini?

È un libro divertente, curioso e ricco che può essere letto da chi non conosce per niente la magia, dal neofita assoluto di quest’arte, ma anche da chi ha ottime conoscenze e esperienze magiche, che troverà rispecchiate nei diversi capitoli.

Ingannando Houdini su Mondo Troll 

“The Science of Magic and the Art of Deception” video con Alex Stone 

 

A me gli occhi! Il potere dissociativo dello sguardo


hypnotistDa sempre maghi, mesmeristi e ipnotizzatori hanno usato il potere di fascinazione dello sguardo per modificare lo stato di coscienza del prossimo. Come? Il solo fatto di osservare intensamente negli occhi un nostro simile (o noi stessi allo specchio), in condizioni di scarsa illuminazione o luce soffusa, determina un restringimento della percezione e induce veri e propri sintomi dissociativi, nonché qualcosa di simile alle allucinazioni.

Come suggestionare la mente con lo sguardo

Tutte condizioni della nostra mente che aprono la strada alla possibilità di essere suggestionati, influenzati e manipolati, dato che ci troviamo non in uno stato di completa attenzione e vigilanza, ma bensì in una condizione molto simile al sogno. Dove, appunto, anche le cose più assurde divengono reali. Si potrebbe estendere la considerazione anche a molte situazioni di imbroglio e truffa, condizioni in cui il truffatore, ma pure il ladro, riesca a convogliare l’attenzione del malcapitato operando una modificazione e un restringimento della coscienza vigile.

Giovanni Caputo, psicologo e ricercatore dell’Università di Urbino di cui abbiamo già parlato riguardo una sua ricerca relativa all’uso dello specchio per fare emergere contenuti inconsci,  ha condotto un esperimento su 20 giovani adulti (di cui 15 erano donne) facendoli fissare dritti negli occhi da un partner per 10 minuti. Manipolando l’illuminazione nella stanza, in modo da mantenerla abbastanza luminosa per consentire ai volontari di vedere le caratteristiche del viso del loro partner, ma abbastanza abbassata per attenuare la percezione del colorito.

In sostanza, questo questa condizione interpersonale aveva lo scopo di indurre sintomi dissociativi, con relativo corollario di senso di depersonalizzazione (sensazione come di vivere in un sogno, senso di distacco dal mondo, come se si osservasse la vita da dietro un vetro o in mezzo alla nebbia) e fenomeni simil-allucinatori di carattere temporaneo (vivere o fare cose irreali come in sogno).

L’osservazione fissa e diretta negli occhi per dieci minuti, in condizioni di illuminazione ridotta (le modalità sono descritte nel lavoro scientifico), hanno fatto sperimentare ai partecipanti fenomeni simil-allucinatori in cui vedevano il volto del partner trasformarsi, deformarsi, cambiare tratti sessuali, addirittura assumere aspetti animaleschi e mostruosi. Considerando che la dissociazione è caratterizzata da una interruzione o discontinuità nella normale integrazione di coscienza, memoria, identità, emozioni, percezioni, rappresentazione del corpo, controllo motorio e comportamento, viene spontaneo considerare come molti riti magici, sciamanici, religiosi, ma pure spettacolari e illusionistici, traggano vantaggio da tali condizioni dissociative indotte per “inserirsi” con suggestioni volute dall’operatore, o dagli operatori, nella mente del prossimo.

«Una possibile spiegazione dei risultati di questo esperimento – commenta Giovanni Caputo – può essere la deprivazione sensoriale  (illuminazione bassa), il fatto di guardare intensamente verso uno stimolo (l’altra faccia) che induce un livello generale di dissociazione. L’apparizione di una faccia strana interrompe momentaneamente lo stato dissociativo provocando una temporanea allucinazione. In altre parole, l’apparizione della faccia strana può essere una forma di rimbalzo a “realtà” che si verifica da un generale stato di dissociazione provocato dalla deprivazione sensoriale».

Sguardo e luci negli spettacoli magici 

A livello empirico, i maghi hanno da sempre giocato sulla scenografia e sulla gestione delle luci, nonché sul catturare l’attenzione su di sé, sul proprio sguardo intenso e sulla gesticolazione, per indurre stati che sono molto simili a quelli descritti da Giovanni Caputo. Aggiungiamoci pure che medium e spiritisti, hanno da sempre realizzato le proprie esperienze in condizioni di scarsa o nulla illuminazione. Con l’attenzione rivolta, hypnotised2.jpgalla catena medianica, al tavolo, o alla tavoletta ouija o al bicchierino che si muove sul tabellone. Giovanni Caputo sottolinea il rapporto stretto tra dissociazione e allucinazione, la quale potrebbe essere una forma di compensazione o di rimbalzo. Inoltre, aggiunge, significati dissociati all’interno del sé potrebbero essere proiettati (attribuiti) sull’altra persona reale al di fuori di sé.

Per approfondire:

Caputo GB, Dissociation and hallucinations in dyads engaged through interpersonal gazing, Psychiatry Res. 2015 Aug 30;228(3):659-63. doi: 10.1016/j.psychres.2015.04.050

Gli specchi, la psiche e l’inconscio

Psicologia e scienza della magia: intervista a Gustav Kuhn


GustavKuhnOKUna nuova categoria di studiosi avanza. Quella degli specialisti della mente che si occupano, e magari praticano professionalmente, anche la magia. Certo, bisogna vincere quella naturale resistenza e ritrosia che il termine “magia” suscita nella nostra cultura, come mi fa notare uno dei grandi maestri italiani dell’illusionismo e della prestigiazione, Aurelio Paviato. Magia viene ancora confusa con cartomanzia, con gente che dichiara di avere poteri sovrannaturali e paranormali. Mentre nei paesi di lingua inglese, “magic” e “magician”, definiscono la materia e la pratica professionale in questo campo. Del resto un altro termine usatissimo, “misdirection”, tradotto in italiano diventa “depistaggio”, che evoca trame spionistiche e criminali e, di conseguenza, viene utilizzato anche da noi senza tradurlo.

Le illusioni magiche per studiare la mente

Allo stesso modo tutta l’ampia messe di articoli scientifici che stanno uscendo sui rapporti tra psicologia, neuroscienze e magia, impiegano abitualmente questi termini. Entrati ormai a fare parte del lessico scientifico internazionale. Persino l’articolo più recente dello psicologo e illusionista britannico Gustav Kuhn, scritto con lo psicologo e informatico canadese Ronald A. Rensink, fa appello alla magia come strumento per studiare la mente (“A framework for using magic to study the mind”).

In definitiva, dato che la lingua inglese la fa da padrone a livello internazionale, soprattutto in campo scientifico, gli illusionisti, i prestigiatori e i mentalisti italiani dovrebbero non dico capitolare, ma fare un po’ di didattica pubblica per fare comprendere cosa sia la magia spettacolare, e oltretutto, in quanto maghi, oggi sono non solo gli antesignani della scienza, ma oggi pure dei collaboratori.

Abbiamo perciò rivolto a Gustav Kuhn (“psicologo e mago dell’Università di Durham, in Inghilterra”, come viene citato ne I trucchi della mente. Scienziati e illusionisti a confronto, Codice Edizioni) alcune domande per chiarirci come vede questo crescente interesse della scienza per la magia. Più altre questioni relative al suo percorso formativo, al mentalismo e alla cultura magica in generale.

Lei fa parte di una categoria, una volta impensabile: specialisti della mente, scienziati che sono pure maghi. Come interpreta questa tendenza?

Ho iniziato ad occuparmi di questa linea di ricerca nel 2003. In quel periodo la maggior parte degli scienziati riteneva che il legame tra magia e scienza fosse potenzialmente interessante, ma non riusciva a vedere come le due aree potessero essere direttamente collegate. Da allora noi, e altri, abbiamo pubblicato numerosi lavori scientifici in cui è stata impiegata la magia per studiare una vasta gamma di aree di conoscenza, dimostrando in tal modo che questo link è davvero possibile. Oggi il legame tra magia e scienza è molto più stabilito. Abbiamo definito paradigmi che possono essere utilizzati per studiare la magia scientificamente, ed è diventato accettabile usare la magia per studiare il cervello. Molti libri di testo di psicologia stanno utilizzando la magia per spiegare la psicologia cognitiva. Quindi la scienza della magia sta diventando parte della psicologia “mainstream”, e come tale ha attirato molti nuovi scienziati ad usarla nella loro ricerche. Inoltre, la magia è diventata molto popolare e ora ci sono molti maghi che hanno pure studiato psicologia, e sono stati ispirati a unire i loro due interessi.

Si dice spesso che i maghi sanno più sulla percezione degli psicologi: cosa ne pensa?

I maghi hanno molta esperienza nel manipolare la percezione della gente, e sono molto bene informati su come funzionano le tecniche. Tuttavia noi, come scienziati, siamo generalmente interessati ai meccanismi percettivi e di come il cervello risolve i problemi percettivi. I maghi non hanno necessariamente le risposte a queste domande. In altre parole, essi sanno che cosa funziona, ma non necessariamente perché funziona. Per questo riteniamo che solo la scienza della magia possa capire i reali meccanismi che sono coinvolti nella magia.

Perché il mentalismo, che utilizza anche vecchi trucchi, è oggi tanto di moda?

La magia genera un senso di meraviglia nello sperimentare l’impossibile, e come tale espande i limiti di ciò che crediamo essere possibile. La magia si è sempre occupata di temi che sono stati ai margini della nostra comprensione. Attualmente siamo affascinati dalla psicologia, e mentre abbiamo imparato molto su come funziona il cervello, ci sono ancora molte domande senza risposta. E ci sono un sacco di misteri su come funziona il cervello. Penso che le persone siano affascinate dal mentalismo perché permette loro di esplorare alcuni di questi misteri psicologici.

Quanto è importante una buona storia in una routine magica? Perché?

Una buona storia è molto importante. Permette al mago di accompagnare lo spettatore in un viaggio, creando un magico mondo di meraviglie. I maghi usano spesso la misdirection per evitare che il pubblico faccia attenzione al metodo utilizzato. La misdirection si basa sulla manipolazione dei pensieri e delle aspettative della gente, e una buona storia fornisce un valido strumento per farlo.

Qual è il mago del passato verso cui nutre maggiore ammirazione ? Perché? E oggi?

Tony Slydini è stato uno dei miei più grandi ispiratori, un vero maestro di misdirection. Molto di quello che so di misdirection viene dalla sua scuola di magia. Ci sono così tanti grandi maghi oggi che è difficile sceglierne uno. Tuttavia, se costretto a farlo, sceglierei Juan Tamariz, un fantastico mago spagnolo, che non è solo un brillante conoscitore di teorie magiche, ma anche uno dei più grandi performer.

Sta scrivendo un libro su questi argomenti?

Non al momento, ma ho intenzione di farlo nel prossimo futuro.

Cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro dalla collaborazione tra scienziati e maghi?

Negli ultimi anni c’è stata un’esplosione di studi sulla scienza della magia e molti ricercatori stanno concentrando sempre più le loro ricerche in questo settore. Abbiamo un numero considerevole di ricercatori in questo campo che consentono un dibattito costruttivo e quindi un progresso della conoscenza. C’è anche un numero crescente di maghi interessati a questo sforzo che sono attivamente alla ricerca di collaborazioni con gli scienziati. In questa collaborazione, entrambe le parti possono beneficiare gli uni dagli altri. Gli scienziato possono incorporare l’esperienza del mondo reale dei maghi nella loro ricerca scientifica. E, come abbiamo indicato nel nostro recente articolo uscito su Frontiers, la magia può essere utilizzata per indagare una vasta gamma di principi psicologici. Ma pure i maghi possono beneficiare di tale collaborazione. La comprensione dei meccanismi coinvolti nella magia fornirà ai maghi nuove intuizioni e conoscenze su come migliorare i loro trucchi magici, o addirittura creare illusioni che sembravano impossibili.

Ronald A. Rensink, Gustav Kuhn, A framework for using magic to study the mind

Now you see it – now you don’t (servizio su Gustav Kuhn con video e intervista audio su BBC Radio 4 – Today)

Vedi anche:

Psicologia e scienza della magia

Psicologia e scienza della magia


GustavKuhnSembra una contraddizione in termini: la scienza della magia. Invece, se ci pensiamo, la magia, in senso illusionistico, è stata ed è una delle principali pratiche empiriche volte ad ingannare, sorprendere e manipolare la mente umana. Per fare questo, la magia ha dovuto inventarsi tutta una serie di accorgimenti, trucchi, forzature percettive, cognitive e comportamentali, che oggi risultano di massimo stimolo ed interesse tanto per la psicologia che per le neuroscienze.

L’immagine che vedete in basso è un esempio di come il cervello ci inganna. I cerchietti rossi sembrano muoversi e sopraelevarsi rispetto allo sfondo nero. Uno dei settori di ricerca in rapido sviluppo, anche grazie alle conoscenze acquisite in neuroscienze, psicologia cognitiva, psicologia della percezione, nonché attraverso le tecniche di visualizzazione dell’attività del cervello (neuroimaging), è quella che studia in base a quali principi i trucchi magici funzionano da centinaia di anni. Uno degli scienziati più attivi in questo senso è lo psicologo, nonché mago professionista, Gustav Kuhn (Department of Psychology, Goldsmiths University of London). Ma il suo percorso professionale non è andato dalla psicologia verso la magia, bensì l’inverso. E’ stato proprio il fatto di essere mago professionista, diventando abile nel manipolare la percezione e le convinzioni degli spettatori, che ha spinto Kuhn a indagare i misteri della mente umana.

Per secoli e secoli i maghi hanno creato, inventato e perfezionato trucchi magici di successo. Adeguandosi e facendo uso delle tecnologie disponibili nelle varie epoche storiche. Oggi assistiamo all’affermazione non solo del mago che usa le conoscenze scientifiche e realizzazioni tecnologiche attuali, ma pure della figura dello scienziato-mago, come può essere Gustav Kuhn, CaroFaggiOKcoautore, tra l’altro tra i migliori lavori sperimentali in questo campo. Si tratta, se vogliamo, di un riavvicinamento tra magia e scienza, dove la magia dichiara però apertamente di utilizzare trucchi e inganni che sfruttano il modo di funzionare della mente e come il nostro cervello percepisce il mondo esterno. E’ convinzione corrente che i maghi professionisti sappiano di più riguardo certi meccanismi percettivi, oltre alla manipolazione delle convinzioni e le fallacie della memoria, di molti psicologi da laboratorio. Proprio perché la conoscenza del mago si realizza, si evolve e si perfeziona, per prove ed errori, sul campo, a contatto con i suoi simili. Non certo su cavie da laboratorio. La conoscenza del mago è stata per secoli empirica, oggi poggia e si avvale di solide basi scientifiche. Un altro esempio in questo senso è Carlo Faggi, mago professionista, tra i maggiori esperti mondiali, nonché inventore e creatore eccelso, di illusioni ottiche. E questo scambio tra magia e scienza sta diventando sempre più proficuo e interessante per ambo le parti.

«La magia –  dice Gustav Kuhn – è una delle forme d’arte più antiche, e per secoli prestigiatori hanno creato illusioni dell’impossibile, distorcendo la percezione e i pensieri. I progressi in psicologia e neuroscienze offrono nuove intuizioni sul perché le nostre menti sono così facilmente ingannate. Personalmente esploro alcuni dei meccanismi che sono coinvolti nella magia. La magia è più di un semplice inganno. La magia funziona perché i nostri limiti psicologici sono così contro-intuitivi al punto di essere maggiormente disposti ad accettare una interpretazione magica piuttosto che riconoscere tali limitazioni».

Presentando uno dei dei suoi corsi, tenuto alla fine dello scorso gennaio ed organizzato dalla Oxford University Psychology Society (The Science of Magic: Why Magic Works), Gustav Kuhn ha detto: «In questo corso esploreremo alcuni dei principi utilizzati dai maghi per falsare la vostra percezione. Ad esempio, vedremo come i maghi utilizzano la misdirection per manipolare la vostra attenzione, impedendovi, di conseguenza, di notare le cose, anche se potrebbero essere proprio CerchiMagicidavanti ai vostri occhi. In alternativa, i maghi possono manipolare le aspettative circa il mondo e quindi influenzare il modo di percepire gli oggetti. Possono anche farvi vedere cose che non sono necessariamente lì. A prima vista, la nostra predisposizione a essere ingannati dal gioco di prestigio potrebbe essere interpretato come una debolezza della mente umana. Tuttavia, contrariamente a questa credenza popolare, voglio dimostrare che questi “errori” rivelano la complessità della percezione visiva e sottolineano l’ingegnosità della mente umana».

Il mago allena per anni e anni, tutti i santi giorni, la sua mente, le sue mani, tutto il suo corpo, a fare cose che la gran parte di noi, abitualmente, non si sogna di fare. Proprio come un grande artista, un allenato sportivo di successo, il mago riesce a compiere prodigi che rivelano quanto la mente umana sia complessa e variegata. Più che la predisposizione all’inganno della nostra mente, la magia rivela che il nostro cervello si è evoluto per emozionarsi e sorprendersi. Che poi è la base delle sviluppo culturale in generale, e della ricerca scientifica in particolare. Per questo magia e scienza sono così vicine e, in fin dei conti, imparentate.

Il generoso sito di Gustav Kuhn ricco di informazioni e materiali scientifici sulla scienza e psicologia della magia 

Il sito di Carlo Faggi (in arte Mago Fax) – in rete sono inoltre reperibili suoi filmati, lezioni, conferenze

Servizio di Voyager sulle illusioni ottiche (o “visive” come lui preferisce definirle) create da Carlo Faggi

Il primo e per ora unico testo tradotto in italiano su psicologia e neuroscienze della magia: I trucchi della mente (Codice Edizioni), recensito dallo psichiatra, saggista e studioso di illusionismo e psicologia dell’inganno Matteo Rampin