• giugno: 2023
    L M M G V S D
     1234
    567891011
    12131415161718
    19202122232425
    2627282930  
  • Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi per e-mail.

    Unisciti a 1.677 altri iscritti
  • Statistiche del Blog

    • 642.451 hits
  • Traduci

Un pisano aveva già scoperto più di 200 anni fa la connessione cervello-sistema immunitario


Paolo_MascagniCome dice l’immuno-psichiatra (così si definisce) britannico Edward Bullmore nel suo recente libro pubblicato in italiano da Bollati Boringhieri La mente in fiamme. Un nuovo approccio alla depressione, è caduto il “muro di Berlino” della cosiddetta “barriera ematoencefalica”. È soprattutto caduta la convinzione che non vi siano rapporti tra cervello e sistema immunitario. Eppure bastava dare retta a questo bel nasone di oltre 200 anni fa, di fatto il padre della neuroimmunologia.

Paolo Mascagni, detto anche Giovanni Paolo Mascagni, nacque in un giorno anagraficamente imprecisato tra la fine di gennaio e i primi di febbraio 1755 a Pomarance, in provincia di Pisa. Insegnò anatomia umana a Siena quando aveva solo 22 anni e in seguito ha insegnato anatomia, fisiologia e chimica a Firenze. Nel 1787, a soli 9 anni dalla laurea, Mascagni pubblicò il Vasorum Lymphaticorum Corporis Humani Historia et Ichnographia (Storia e rappresentazione grafica dei vasi linfatici nel corpo umano).

E come si legge su “Nature Medicine” di ieri nell’articolo dedicato alla storia delle scoperte Paolo_Mascagni_DisegniAnatomicie dei dettagliati disegni anatomici di Mascagni (purtroppo con testi redatti in latino, che ne hanno occultato lo studio e la diffusione fino ai giorni nostri): «Il mito secondo il quale il sistema nervoso centrale non ha alcuna interazione con l’immunità periferica, in parte a causa della mancanza di vasi linfatici, non può più essere sostenuto. Poiché la descrizione contemporanea dei linfatici all’interno del Sistema Nervoso Centrale segna una pietra miliare nella storia della neurologia, dell’apprendimento e dello studio della storia della medicina. In particolare l’esplorazione diretta dei testi originali, aiuterà la comunità scientifica ad apprezzare ulteriormente le scoperte moderne e spianare la strada alle future scoperte biomediche».

Immagini tratte da: Vasorum Lymphaticorum Corporis Humani Historia et Ichnographia (1787). Wellcome Collection, London.

A (delayed) history of the brain lymphatic system
Stefano Sandrone,Daniel Moreno-Zambrano,Jonathan Kipnis & Jan van Gijn.
Nature Medicine 25, 538–540 (2019)

La relazione mente-corpo


Nell’ottobre 2005 usciva il mio libro Il cervello anarchico edito da Utet. Da allora, in modo assolutamente casuale, sono stato invitato a presentarlo in circa una cinquantina di posti in giro per l’Italia. L’invito in genere nasceva dalla iniziativa di  un lettore di varia estrazione culturale. Da Riza psicosomatica alla Biennale danza di Venezia, alla ASL psichiatrica vicino a Caserta, sempre ho trovato accoglienza affettuosa e consapevole sugli argomenti da me trattati nel libro. L’ultimo invito è di pochi giorni fa in occasione della settimana di neuroscienze organizzata dal comune di  Schio in sinergismo con i Lyons ed una libreria della cittadina.

Assieme a me era stato invitato Simone Goldstein, uno psicoterapeuta di cui io parlo nel libro per il lavoro di sinergismo a suo tempo fatto con lui sugli ammalati di tumore polmonare. Il nostro obbiettivo comune era quello di potenziare la chemio o radioterapia  da me impostata come oncopneumologo con la motivazione psichica indotta da Goldstein. E’ noto infatti da tempo  che il valore dell’approccio mentale non è qualcosa di astratto ma è traducibile in una concreta risposta biologica.

Questo tipo di approccio era già stato ampiamente sfruttato dai coniugi Simonton negli Stati Uniti.  Ma quando pochi anni fa il dr. Carl Simonton è venuto per un ciclo di conferenze in Europa, a Milano è stato assolutamente snobbato dai nostri oncologi istituzionali, e l’ Associazione che si occupava di organizzare il convegno ha fatto fatica a trovare una sede  adeguata. Eppure tutte le ultime scoperte della neuroimmunologia confermano l’ importanza del cervello  e dell’assetto psichico nella ottimizzazione delle risposte immunitarie. A maggior ragione durante i trattamenti  terapeutici oncologici, prevalentemente immunodepressivi, l’importanza di un supporto motivazionale verso la risposta attesa, analogamente alla aspettativa fideistica della guarigione quando si va a Lourdes, sarebbe senz’altro un ottimo adiuvante.

Sonno e sistema immunitario


Dal dott. Luca Imeri, neuroimmunologo ed allievo del prof. Mauro Mancia,  ho ricevuto un interessante articolo che correla il sonno al sistema immunitario. In sostanza si evince che dormire poco e male è fonte di una serie di inconvenienti e favorisce malattie infettive in quanto il sistema immunitario viene bombardato da citochine e neurotrasmettitori  che riducono le capacità di reazione del sistema immuntario.  Dormire poco inoltre favorisce l’obesità per un meccanismo di stimolo che nasce dal tessuto adiposo. Gli adipociti infatti riducono la liberazione di leptina e questo porta come conseguenza ad una aumentata liberazione di grelina e questo meccanismo stimola l’appetito… Dormire poco inoltre favorisce rischi cardiovascolari ed ipertensione arteriosa. Anche le malattie infettive inoltre inducono un cattivo sonno e la febbre invece andrebbe interpretata come un meccanismo adattativo favorevole  e non dovrebbe essere controllata da farmaci antipiretici. Se poi consideriamo che, durante la febbre, nelle infezioni virali, i linfociti oltre a produrre anticorpi liberano ormoni ipofisari fra cui il GH o ormone della crescita, l ‘ invito ai genitori è quello  di lasciare dormire in pace i bambini  con la febbre durante una influenza, in quanto la natura ha già provveduto al meglio nel nostro interesse con perfetti meccanismi adattativi.