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Dormi che ti passa. Il sonno regola le emozioni

Come vi svegliate dopo una buona notte di sonno? Calmi, riposati, sereni, positivi? Bene, oggi c’è la dimostrazione sperimentale del fatto che una bella dormita, accompagnata da altrettante buone fasi Rem (quelle in cui si sogna, mediamente 3 o 4 in un sonno di 8 ore, con cadenze di 90 minuti) diminuisca l’attività dell’amigdala. Situata al centro del cervello, nel lobo temporale, l’amigdala controlla l’intensità e la risposta emozionale. Nell’osservazione quotidiana, è facile constatare come il sonno si leghi al nostro stato emotivo. Ed altrettanto è stato constatato in ambito clinico, relativamente ai disturbi dell’umore. In particolare nella depressione, nell’ansia e nello stress.

Gli stati d’ansia influenzano negativamente la buona qualità del sonno, e viceversa. In questi casi si innesca un circolo vizioso così che non dormendo bene si è nervosi e ansiosi durante il giorno, e successivamente insonni, o mal dormienti, durante la notte. L’altro legame molto stretto tra stati affettivi, sonno e sogni, è verificato da tempo nella depressione. Non è tuttora ben chiaro, ad esempio, perché la deprivazione controllata del sonno, in ambiente medico, sia efficace negli stati depressivi. Ciò che viene da supporre è proprio questo legame tra la fase Rem (detta anche “sonno paradosso”), l’amigdala e, probabilmente, il riattivarsi e consolidarsi, attraverso l’ippocampo, di emozioni negative durante il sonno.

In sostanza, il sonno sarebbe terapeutico in transitori stati d’ansia e di nervosismo, per smaltire le tensioni della giornata. Ma se invece ci troviamo di fronte a conclamati e protratti disturbi dell’umore, come la depressione, le cose vanno diversamente. Molti depressi, ad esempio, lamentano regolarmente stanchezza, apatia, sonnolenza, e dormirebbero di continuo. Senza però trarne beneficio. Anzi. Che il sonno non sia uno stato, ma invece più simile a un comportamento è opinione sempre più diffusa tra gli scienziati del sonno.

La ricerca condotta e pubblicata di recente dal team del neuroscienziato Matthew Walker, direttore dello Sleep and Neuroimaging Laboratory dell’Università di California, Berkeley, mostra come il cervello delle persone che hanno potuto godere di una buona notte di sonno sia meno reattivo, sul piano emozionale, di quello di altrettanti volontari tenuti svegli per l’intero periodo notturno.  L’attività del cervello dei soggetti dormienti e non dormienti è stata registrata attraverso scansione con risonanza magnetica funzionale (fMRI). In pratica ai due campioni di soggetti venivano mostrate immagini emotivamente cariche, osservando e registrando come reagisse la loro amigdala. I soggetti che avevano beneficiato del sonno mostravano una intensità emotiva alle immagini inferiore, anche alla ripetizione dell’esperimento dopo 12 ore, rispetto a coloro che erano stati svegli.

Nel lavoro pubblicato da Current Biology Matthew Walker e collaboratori ritengono di aver dimostrato come il sonno Rem contribuisca a una “dissipazione” di carica emozionale da parte dell’amigdala, in risposta a precedenti esperienze emozionali (della giornata o di periodi precedenti). Tutto ciò si tradurrebbe in una minore emotività soggettiva, il giorno successivo. Torna quindi la vecchia idea di sonno e sogno come pulizia, “resettaggio” e “messa a punto” del cervello e delle funzioni neuronali.

Il sonno e il sogno, di buona qualità, avrebbero dunque anche il ruolo di sopprimere, temporaneamente, il ruolo dei neurotrasmettitori adrenergici centrali, comunemente implicati – dicono gli autori di questo lavoro – nell’eccitazione e nello stress, assieme all’attivazione di amigdala e ippocampo. Reti neurali che codificano e memorizzano  le esperienze salienti (consolidamento della memoria attraverso le emozioni, ad esempio) , avendo quindi anche il ruolo di potenziarle e depotenziarle sul piano dell’intensità emotiva.

Vedi anche: Sonno ed emozioni. Intervista a Carolina Lombardi

9 Risposte

  1. io sono un pò ignorantella,ma in questo momento sto pensando a un essere che sta creando, non importa se artista scrittore inventore esecutore che sia di alcun che, cosa sarà successo(in precedenza)del suo “sonno”……è stato un semiveglia, un sonno profondo breve con allucinazioni………o solo un’allucinazione al risveglio?!
    C’è un aggancio?

    • Non so se ho compreso bene la domanda. Vi sono diversi esempi, nella storia, di personaggi creativi che hanno avuto spunti “anche” attraverso il sonno e i sogni.
      Mi vengono in mente lo scrittore Robert Louis Stevenson con “Lo strano caso del dr. Jekyll e di mr. Hyde” (ne sognò il nucleo su cui sviluppò la storia). Tartini con il “Trillo del diavolo”.László József Bíró inventore della penna a sfera o, appunto, “biro”. Il chimico Kekulé con la struttura ciclica esagonale del benzene. Tra gli altri.
      Ho scritto “anche”, perché la nostra attività mentale non si interrompe affatto durante il sonno e i sogni. Chi ha una intensa attività intellettuale, e creativa, evidentemente capita che…lavori e crei pure durante il sonno!

  2. ok-grazie. Allora è quasi giusto quello che ci “raccontavamo da ragazzotte” : -Se avessimo un registratore da mettere sotto al cuscino con la lezione incisa che pacchia!”
    e poi mi immagino le varie parti del corpo che mandano un segnale al cervello – Siamo stanche -.Lui provvede al caso e si mantiene all’erta.(come molto ingenuamente lo percepisco/ un mondo affascinante)

  3. l’altra osservazione interessante sul buon sonno è che anche il sistema immunitario sembra essere correlato alla bontà del sonno e dei sogni. Il prof. Luca Imeri , neuroimmunologo , ha pubblicato un ampio lavoro sperimentale su queste correlazioni positive .

  4. […] anche: Sonno ed emozioni. Intervista a Carolina Lombardi  FONTE: https://bioneuroblog.wordpress.com/2012/01/12/dormi-che-ti-passa-il-sonno-regola-le-emozioni/ Share this:FacebookStampaEmailTwitterLike this:LikeBe the first to like this post. Per […]

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