Ecco un’altra parte del nostro corpo che ha dirette connessioni col nostro cervello: la pelle. E, in particolare, con la nostra psiche. Tanto che si è sentita la necessità di creare una disciplina nella disciplina: la psicodermatologia o dermatologia psicosomatica. Questo perché la pelle non è un semplice rivestimento del nostro corpo. Bensì nasce dalla stessa matrice del nostro sistema nervoso, l’ectoderma, e con esso mantiene sempre stretti rapporti di parentela. Con la psiche ha da sempre dialoghi più o meno inconsci. Metafore che sottolineano questo stretto rapporto. “Era verde di rabbia”. “Aveva la pelle fredda e sudaticcia dall’ansia”. “E’ questione di pelle”. “Non sto più nella pelle”.
La pelle è l’organo più esterno del nostro corpo. Secondo i dermatologi, il vero specchio della nostra anima. E sulla pelle spesso si concretizzano i problemi del nostro sistema nervoso. Dei tormenti che ci portiamo dentro. Che, appunto, devono trovare uno “sfogo” all’esterno. Da studi in campo psicologico e psichiatrico, non ci sarebbe disturbo o malattia della mente che non si manifesti anche con qualche alterazione a livello dermico. Dallo stress cronico, fino alle più serie malattie mentali. E’ come se la sofferenza interiore non avesse parole per esprimersi e, nel farlo, scegliesse il linguaggio della pelle. Fino a trovare espressioni insolite e strane, come la “sindrome di Morgellons”.
Descritta per la prima volta nel diciassettesimo secolo, quando Sir Thomas Browne, uno scrittore e medico inglese , definì “Morgellons” una condizione in cui apparivano strane e improvvise eruzioni pilifere sulla schiena dei bambini. Negli anni più recenti la Morgellons è diventata la cattiva coscienza della nostra era tecnologica. La cui causa è sempre da ricercarsi all’esterno di noi stessi. Nelle tossiche e inquinanti scie chimiche disperse nei cieli dagli aerei. Se non addirittura per intervento di malintenzionati Ufo e alieni. L’uso della rete e lo scambio internazionale di informazioni, in tempo reale, ha fatto il resto. Tanto da far scrivere ai medici, sulle riviste scientifiche di dermatologia psicosomatica, che la Morgellons è estremamente contagioso: si trasmette attraverso i media. E si manifesta con la sensazione di insetti che camminano sotto la pelle. Dermatiti pruriginose e lesioni da cui fuoriescono strani filamenti. Che di solito i pazienti raccolgono in barattoli o scatolette da portare con sé quando si fanno vedere da un dermatologo. Una testimonianza fisica, da analisi di laboratorio, di una sofferenza tutta interiore. Che deve trovare parole, espressioni, in un’era tecnologica, razionale, che però non sempre riesce a rispondere alle pressioni dell’irrazionale.
E forse non è un caso che la Morgellons, come idea di malattia autodiagnosticata, si diffonda in concomitanza storico-sociale con la diffusione di massa dei tatuaggi. La pelle, l’involucro più esterno del nostro corpo, l’interfaccia tra interno ed esterno, che non è mai superficie neutra. Deve comunicare sempre qualcosa. Con i capelli, la barba, il trucco, le ferite autoinferte, i tatuaggi, le malattie e le pseudomalattie dermatologiche, come la Morgellons. La pelle è la mappa della nostra psiche.
«A me la Morgellons ha sempre affascinato», racconta Anna Graziella Burroni, docente di psicodermatologia all’Università di Genova e presidente della Società italiana di dermatologia psicosomatica, «e ne ho parlato in diversi congressi. E’ molto attuale per noi che ci occupiamo di questi argomenti. C’è un bellissimo lavoro, recentissimo, in cui l’hanno studiata con strumenti modernissimi, i microscopi confocali, senza però arrivare a nessuna certezza. A nessun dato che possa confermare trattarsi di una vera malattia dermatologica. Ma bensì il vecchio delirio di parassitosi che, passato di moda, è stato soppiantato da questo. Fino a quando non si arriverà a qualcosa di concreto, per la formazione che ho, devo necessariamente vederla nell’ottica di una patologia legata ad un aspetto psichiatrico di delirio».
E quando un dermatologo si trova di fronte una persona che lamenta la Morgellons, che fa?
«Mi è capitato il caso di una giovane donna», risponde Burroni, «con tutto il quadro tipico: fibromialgia, turbe del sonno, cadute di capelli, abbassamenti della vista. Il Morgellons non ha soltanto l’aspetto cutaneo: sono stati descritti fino a settantaquattro sintomi. In realtà le sue lesioni cutanee erano da grattamento e la solita scatolina che questi pazienti portano come prova dei “filamenti” usciti dal loro corpo, in realtà erano soltanto crosticine cutanee. Interpreto tutto ciò come la manifestazione di una grande sofferenza. Perché quando un paziente viene da me e porta un sintomo, mi vuole comunicare qualche cosa. E quindi, anche se il mio atteggiamento nei confronti della Morgellons è scettico, è assolutamente concreto verso la sofferenza della persona. Di conseguenza adotto una tecnica di grande ascolto per comprendere cosa può non andare nella vita di questa persona, tanto da portarla a sviluppare questo tipo di patologia. E l’aiuto che posso dare come psicodermatologa, partendo dalla cura della sintomatologia più esterna, per arrivare a curare le ragioni più profonde, anche col supporto di colleghi psichiatri e psicoterapeuti, ma sempre nel momento maturato dal paziente».
Per saperne di più:
Pierangelo Garzia, introduzione a: Anna Zanardi, Psicosomatica della pelle, Tecniche Nuove, 2005.
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