Dopo avere passato anni ad addestrare i miei pazienti ad usare il sale con parsimonia perché aumenta la pressione arteriosa e favorisce malattie cardiovascolari, ecco un intervento del prof. Mantovani, eminente immunologo e direttore scientifico dell’ospedale Humanitas, che mette punto, fermo restando che l’abuso crea problemi cardiovascolari, l’importanza del sale nella difesa dell’organismo e sul suo ruolo nello sviluppo di malattie. Due diversi studi pubblicati su Nature hanno riportato la scoperta di un sensore molecolare posto nelle cellule della immunità in grado di percepire la concentrazione di sale e di innescare una risposta immunitaria che porta alla differenziazione di un sottotipo di linfociti T in grado di attivarsi in funzione degli agenti patogeni che attaccano il nostro organismo. Questo particolare tipo di cellule, definite TH 17, in particolare combattono i batteri extracellulari quali lo streptococco e lo stafilococco. Questa osservazione confermerebbe l’importanza del sale nello sviluppo del sistema immunitario, ma nello stesso tempo aprirebbe l’ipotesi allo sviluppo di malattie autoimmuni che fa eccesso di sale. Come clinico concluderei invitando ad attuare con gli esami del sangue di routine anche il controllo del quadro elettrolitico che evidenzia i livelli ematici di sodio, cloro e potassio.
L’altro paradosso sicuramente più complicato da interpretare è quello che il sovrappeso, addirittura ai limiti della obesità, in pazienti anziani ed anche portatori di malattie croniche rappresenterebbe un fattore di prevenzione in quanto è stata dimostrata una minore mortalità di questo gruppo rispetto a coetanei normopeso ed in perfetta salute. Questa affermazione deriva da uno studio inequivocabile effettuato da biostatistici del Centers for disease control di Atlanta pubblicato su Jama. Chi è in sovrappeso con un indice di massa corporea (BMI) fra 25 e 30 ha una diminuzione del rischio di morte del 6 % rispetto a chi è normopeso, mentre chi è obeso ha un rischio morte superiore del 18 %. Le ipotesi per spiegare questa contraddizione sono molteplici ma forse la più logica potrebbe essere quella che molte di queste persone sono seguite più attentamente dai medici ed assumono farmaci salvavita come ipotensivi ed antiaggreganti con maggiore frequenza.
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