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Psicologia e scienza della magia: intervista a Gustav Kuhn


GustavKuhnOKUna nuova categoria di studiosi avanza. Quella degli specialisti della mente che si occupano, e magari praticano professionalmente, anche la magia. Certo, bisogna vincere quella naturale resistenza e ritrosia che il termine “magia” suscita nella nostra cultura, come mi fa notare uno dei grandi maestri italiani dell’illusionismo e della prestigiazione, Aurelio Paviato. Magia viene ancora confusa con cartomanzia, con gente che dichiara di avere poteri sovrannaturali e paranormali. Mentre nei paesi di lingua inglese, “magic” e “magician”, definiscono la materia e la pratica professionale in questo campo. Del resto un altro termine usatissimo, “misdirection”, tradotto in italiano diventa “depistaggio”, che evoca trame spionistiche e criminali e, di conseguenza, viene utilizzato anche da noi senza tradurlo.

Le illusioni magiche per studiare la mente

Allo stesso modo tutta l’ampia messe di articoli scientifici che stanno uscendo sui rapporti tra psicologia, neuroscienze e magia, impiegano abitualmente questi termini. Entrati ormai a fare parte del lessico scientifico internazionale. Persino l’articolo più recente dello psicologo e illusionista britannico Gustav Kuhn, scritto con lo psicologo e informatico canadese Ronald A. Rensink, fa appello alla magia come strumento per studiare la mente (“A framework for using magic to study the mind”).

In definitiva, dato che la lingua inglese la fa da padrone a livello internazionale, soprattutto in campo scientifico, gli illusionisti, i prestigiatori e i mentalisti italiani dovrebbero non dico capitolare, ma fare un po’ di didattica pubblica per fare comprendere cosa sia la magia spettacolare, e oltretutto, in quanto maghi, oggi sono non solo gli antesignani della scienza, ma oggi pure dei collaboratori.

Abbiamo perciò rivolto a Gustav Kuhn (“psicologo e mago dell’Università di Durham, in Inghilterra”, come viene citato ne I trucchi della mente. Scienziati e illusionisti a confronto, Codice Edizioni) alcune domande per chiarirci come vede questo crescente interesse della scienza per la magia. Più altre questioni relative al suo percorso formativo, al mentalismo e alla cultura magica in generale.

Lei fa parte di una categoria, una volta impensabile: specialisti della mente, scienziati che sono pure maghi. Come interpreta questa tendenza?

Ho iniziato ad occuparmi di questa linea di ricerca nel 2003. In quel periodo la maggior parte degli scienziati riteneva che il legame tra magia e scienza fosse potenzialmente interessante, ma non riusciva a vedere come le due aree potessero essere direttamente collegate. Da allora noi, e altri, abbiamo pubblicato numerosi lavori scientifici in cui è stata impiegata la magia per studiare una vasta gamma di aree di conoscenza, dimostrando in tal modo che questo link è davvero possibile. Oggi il legame tra magia e scienza è molto più stabilito. Abbiamo definito paradigmi che possono essere utilizzati per studiare la magia scientificamente, ed è diventato accettabile usare la magia per studiare il cervello. Molti libri di testo di psicologia stanno utilizzando la magia per spiegare la psicologia cognitiva. Quindi la scienza della magia sta diventando parte della psicologia “mainstream”, e come tale ha attirato molti nuovi scienziati ad usarla nella loro ricerche. Inoltre, la magia è diventata molto popolare e ora ci sono molti maghi che hanno pure studiato psicologia, e sono stati ispirati a unire i loro due interessi.

Si dice spesso che i maghi sanno più sulla percezione degli psicologi: cosa ne pensa?

I maghi hanno molta esperienza nel manipolare la percezione della gente, e sono molto bene informati su come funzionano le tecniche. Tuttavia noi, come scienziati, siamo generalmente interessati ai meccanismi percettivi e di come il cervello risolve i problemi percettivi. I maghi non hanno necessariamente le risposte a queste domande. In altre parole, essi sanno che cosa funziona, ma non necessariamente perché funziona. Per questo riteniamo che solo la scienza della magia possa capire i reali meccanismi che sono coinvolti nella magia.

Perché il mentalismo, che utilizza anche vecchi trucchi, è oggi tanto di moda?

La magia genera un senso di meraviglia nello sperimentare l’impossibile, e come tale espande i limiti di ciò che crediamo essere possibile. La magia si è sempre occupata di temi che sono stati ai margini della nostra comprensione. Attualmente siamo affascinati dalla psicologia, e mentre abbiamo imparato molto su come funziona il cervello, ci sono ancora molte domande senza risposta. E ci sono un sacco di misteri su come funziona il cervello. Penso che le persone siano affascinate dal mentalismo perché permette loro di esplorare alcuni di questi misteri psicologici.

Quanto è importante una buona storia in una routine magica? Perché?

Una buona storia è molto importante. Permette al mago di accompagnare lo spettatore in un viaggio, creando un magico mondo di meraviglie. I maghi usano spesso la misdirection per evitare che il pubblico faccia attenzione al metodo utilizzato. La misdirection si basa sulla manipolazione dei pensieri e delle aspettative della gente, e una buona storia fornisce un valido strumento per farlo.

Qual è il mago del passato verso cui nutre maggiore ammirazione ? Perché? E oggi?

Tony Slydini è stato uno dei miei più grandi ispiratori, un vero maestro di misdirection. Molto di quello che so di misdirection viene dalla sua scuola di magia. Ci sono così tanti grandi maghi oggi che è difficile sceglierne uno. Tuttavia, se costretto a farlo, sceglierei Juan Tamariz, un fantastico mago spagnolo, che non è solo un brillante conoscitore di teorie magiche, ma anche uno dei più grandi performer.

Sta scrivendo un libro su questi argomenti?

Non al momento, ma ho intenzione di farlo nel prossimo futuro.

Cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro dalla collaborazione tra scienziati e maghi?

Negli ultimi anni c’è stata un’esplosione di studi sulla scienza della magia e molti ricercatori stanno concentrando sempre più le loro ricerche in questo settore. Abbiamo un numero considerevole di ricercatori in questo campo che consentono un dibattito costruttivo e quindi un progresso della conoscenza. C’è anche un numero crescente di maghi interessati a questo sforzo che sono attivamente alla ricerca di collaborazioni con gli scienziati. In questa collaborazione, entrambe le parti possono beneficiare gli uni dagli altri. Gli scienziato possono incorporare l’esperienza del mondo reale dei maghi nella loro ricerca scientifica. E, come abbiamo indicato nel nostro recente articolo uscito su Frontiers, la magia può essere utilizzata per indagare una vasta gamma di principi psicologici. Ma pure i maghi possono beneficiare di tale collaborazione. La comprensione dei meccanismi coinvolti nella magia fornirà ai maghi nuove intuizioni e conoscenze su come migliorare i loro trucchi magici, o addirittura creare illusioni che sembravano impossibili.

Ronald A. Rensink, Gustav Kuhn, A framework for using magic to study the mind

Now you see it – now you don’t (servizio su Gustav Kuhn con video e intervista audio su BBC Radio 4 – Today)

Vedi anche:

Psicologia e scienza della magia

Psicologia e scienza della magia


GustavKuhnSembra una contraddizione in termini: la scienza della magia. Invece, se ci pensiamo, la magia, in senso illusionistico, è stata ed è una delle principali pratiche empiriche volte ad ingannare, sorprendere e manipolare la mente umana. Per fare questo, la magia ha dovuto inventarsi tutta una serie di accorgimenti, trucchi, forzature percettive, cognitive e comportamentali, che oggi risultano di massimo stimolo ed interesse tanto per la psicologia che per le neuroscienze.

L’immagine che vedete in basso è un esempio di come il cervello ci inganna. I cerchietti rossi sembrano muoversi e sopraelevarsi rispetto allo sfondo nero. Uno dei settori di ricerca in rapido sviluppo, anche grazie alle conoscenze acquisite in neuroscienze, psicologia cognitiva, psicologia della percezione, nonché attraverso le tecniche di visualizzazione dell’attività del cervello (neuroimaging), è quella che studia in base a quali principi i trucchi magici funzionano da centinaia di anni. Uno degli scienziati più attivi in questo senso è lo psicologo, nonché mago professionista, Gustav Kuhn (Department of Psychology, Goldsmiths University of London). Ma il suo percorso professionale non è andato dalla psicologia verso la magia, bensì l’inverso. E’ stato proprio il fatto di essere mago professionista, diventando abile nel manipolare la percezione e le convinzioni degli spettatori, che ha spinto Kuhn a indagare i misteri della mente umana.

Per secoli e secoli i maghi hanno creato, inventato e perfezionato trucchi magici di successo. Adeguandosi e facendo uso delle tecnologie disponibili nelle varie epoche storiche. Oggi assistiamo all’affermazione non solo del mago che usa le conoscenze scientifiche e realizzazioni tecnologiche attuali, ma pure della figura dello scienziato-mago, come può essere Gustav Kuhn, CaroFaggiOKcoautore, tra l’altro tra i migliori lavori sperimentali in questo campo. Si tratta, se vogliamo, di un riavvicinamento tra magia e scienza, dove la magia dichiara però apertamente di utilizzare trucchi e inganni che sfruttano il modo di funzionare della mente e come il nostro cervello percepisce il mondo esterno. E’ convinzione corrente che i maghi professionisti sappiano di più riguardo certi meccanismi percettivi, oltre alla manipolazione delle convinzioni e le fallacie della memoria, di molti psicologi da laboratorio. Proprio perché la conoscenza del mago si realizza, si evolve e si perfeziona, per prove ed errori, sul campo, a contatto con i suoi simili. Non certo su cavie da laboratorio. La conoscenza del mago è stata per secoli empirica, oggi poggia e si avvale di solide basi scientifiche. Un altro esempio in questo senso è Carlo Faggi, mago professionista, tra i maggiori esperti mondiali, nonché inventore e creatore eccelso, di illusioni ottiche. E questo scambio tra magia e scienza sta diventando sempre più proficuo e interessante per ambo le parti.

«La magia –  dice Gustav Kuhn – è una delle forme d’arte più antiche, e per secoli prestigiatori hanno creato illusioni dell’impossibile, distorcendo la percezione e i pensieri. I progressi in psicologia e neuroscienze offrono nuove intuizioni sul perché le nostre menti sono così facilmente ingannate. Personalmente esploro alcuni dei meccanismi che sono coinvolti nella magia. La magia è più di un semplice inganno. La magia funziona perché i nostri limiti psicologici sono così contro-intuitivi al punto di essere maggiormente disposti ad accettare una interpretazione magica piuttosto che riconoscere tali limitazioni».

Presentando uno dei dei suoi corsi, tenuto alla fine dello scorso gennaio ed organizzato dalla Oxford University Psychology Society (The Science of Magic: Why Magic Works), Gustav Kuhn ha detto: «In questo corso esploreremo alcuni dei principi utilizzati dai maghi per falsare la vostra percezione. Ad esempio, vedremo come i maghi utilizzano la misdirection per manipolare la vostra attenzione, impedendovi, di conseguenza, di notare le cose, anche se potrebbero essere proprio CerchiMagicidavanti ai vostri occhi. In alternativa, i maghi possono manipolare le aspettative circa il mondo e quindi influenzare il modo di percepire gli oggetti. Possono anche farvi vedere cose che non sono necessariamente lì. A prima vista, la nostra predisposizione a essere ingannati dal gioco di prestigio potrebbe essere interpretato come una debolezza della mente umana. Tuttavia, contrariamente a questa credenza popolare, voglio dimostrare che questi “errori” rivelano la complessità della percezione visiva e sottolineano l’ingegnosità della mente umana».

Il mago allena per anni e anni, tutti i santi giorni, la sua mente, le sue mani, tutto il suo corpo, a fare cose che la gran parte di noi, abitualmente, non si sogna di fare. Proprio come un grande artista, un allenato sportivo di successo, il mago riesce a compiere prodigi che rivelano quanto la mente umana sia complessa e variegata. Più che la predisposizione all’inganno della nostra mente, la magia rivela che il nostro cervello si è evoluto per emozionarsi e sorprendersi. Che poi è la base delle sviluppo culturale in generale, e della ricerca scientifica in particolare. Per questo magia e scienza sono così vicine e, in fin dei conti, imparentate.

Il generoso sito di Gustav Kuhn ricco di informazioni e materiali scientifici sulla scienza e psicologia della magia 

Il sito di Carlo Faggi (in arte Mago Fax) – in rete sono inoltre reperibili suoi filmati, lezioni, conferenze

Servizio di Voyager sulle illusioni ottiche (o “visive” come lui preferisce definirle) create da Carlo Faggi

Il primo e per ora unico testo tradotto in italiano su psicologia e neuroscienze della magia: I trucchi della mente (Codice Edizioni), recensito dallo psichiatra, saggista e studioso di illusionismo e psicologia dell’inganno Matteo Rampin 

Dynamo, il ragazzo che volle farsi mago. Motivazioni psicologiche della magia


DynamoCosa spinge una persona, fin da bambino, a intraprendere un percorso artistico? La psicoanalisi delle scelte professionali, delle attitudini, mi diceva Emilio Servadio, uno dei padri della psicoanalisi italiana, è apparentemente una delle più facili da concettualizzare in termini banali. Ma complessa se ci si spinge un po’ più a fondo nelle vite e nei percorsi delle persone. Sappiamo ad esempio che il pensiero magico è un percorso nella costruzione della nostra modalità di pensiero. Che non ci abbandona mai del tutto. Che in certi individui è maggiormente presente e operante più che in altri. Che può avere derive preoccupanti e parapataologiche, o francamente disturbate o devianti. Ma il pensiero magico, può anche essere la base creativa su cui impostare il proprio percorso e successo artistico. Lo può essere per professionisti delle arti visive. Per i registi. Gli scrittori. Per i poeti e i musicisti. E a maggior ragione per i maghi, per gli illusionisti. E a chi si rivolge il mago, l’illusionista? Non lo fa forse verso un pubblico che ha conservato dentro di sé una traccia di quel pensiero magico infantile? Di quella capacità di sorprendersi, stupirsi, emozionarsi di fronte a qualcosa di insolito? Uno psicoanalista come lo psichiatra  americano Bernard C. Meyer ha tra l’altro tentato di interpretare, con gli strumenti freudiani, la vita e le gesta del mago più famoso della storia (non il “più grande”, per i professionisti del settore): Harry Houdini, al secolo Ehrich Weisz, al quale dedicò un suo saggio biografico (Houdini. Una mente in catene) Ho visto Dynamo, al secolo Steven Frayne. L’ho visto in occasione dell’intervista che gli ha fatto Fabio Fazio negli studi Rai di via Mecenate a Milano, per la puntata di “Che tempo che fa” che andrà in onda stasera su RaiTre. Avevo letto la sua autobiografia Dynamo. Niente è impossibile, uscita l’anno passato da Vallardi. Ho visto le sue “magie impossibili” in tv e in rete. Visto anche i filmati di coloro che smontando, spiegano e dissacrano i trucchi scenici di questo mago britannico, classe 1982, originario di Bradford.

Steven è ancora oggi un giovane uomo magro, gracilino (“peso 65 chili”), affetto fin dalla nascita da una grave forma del morbo di Crohn. Cresciuto nel quartiere popolare di Delph Hill, il padre spesso in galera e lui vittima dei bulli. “Mi gettavano nei cassonetti della spazzatura, oppure in una specie di diga, e io non sapevo nuotare. Ho sempre sognato di poter camminare sulle acque, e l’ho fatto sul Tamigi..”. Steven, il ragazzo che volle farsi Dynamo, è un esempio vivente di resilienza. Questo mi interessa. Uno che avrebbe potuto diventare uno sbandato, un depresso, un soggetto da cure psicologico-psichiatriche. Invece si è riscattato grazie alla creatività, all’illusionismo, alla magia. E che la sua autobiografia, scritta poco più che trentenne, abbia come sottotitolo “niente è impossibile”, la dice lunga per uno psicologo e per uno psicoanalista. Pensando a un ragazzo che ha avuto una serie di traumi e di difficoltà, familiari, personali e di salute, non di poco conto. E’ bravo in quella che viene chiamata close-up o micromagia, con le carte, e lo si vedrà domani da Fazio. E’ spiritoso, simpatico. Coinvolgente. Viene criticato dai maghi classici perché, dicono, usa trucchi cinematografici e pubblico finto. Anche qui, come per Houdini, al contrario di come lo presenterà Fabio Fazio, non è “il più grande mago al mondo”, ma uno dei più noti. Per la grande capacità di utilizzare, oltre alla tv, i nuovi mezzi di comunicazione (Youtube e i social, soprattutto), di avvalersi un un gruppo di collaboratori, tra cui altri maghi, con i quali inventarsi continuamente nuovi trucchi e nuove performance di grande impatto mediatico. Un po’ come le botteghe degli artisti consociati di secoli addietro, dove nascevano e si sviluppavano talenti alla luce dei maestri. Che poi, nel caso della “bottega artistica di Dynamo”, siano grandi trucchi derivati anche dalla costruzione di effetti speciali, ispirati al cinema, come la sua “levitazione” sul grattacielo più alto di Londra, lo Shard London Bridge, tutto ciò comunque accresce la sua popolarità, se non la sua fama. In un’era in cui, più sei visto, più sei cliccato, e più hai successo. Vero o falso sia quanto fai.

Intervistato da Fazio, che prende la questione delle critiche ai suoi trucchi un po’ alla larga per non irritare l’ospite venerato, Dynamo risponde da uomo di spettacolo che ormai ha ampiamente superato questo genere di affronti (figurasi, l’aveva già fatto con i bulli di strada): “Il pubblico si divide in due categorie: quelli che si godono lo spettacolo e quelli che sono sempre pronti a scovare i miei trucchi. A me vanno bene anche questi: parlano comunque di me e vengono a vedere i miei spettacoli…”. Ma la magia è, anche se dichiarato e spettacolare, un grande inganno. Esiste un limite al grande inganno? Esiste un’etica dell’inganno? Una morale del trucco? Maghi del presente e del passato – come Giordano Bruno, Cagliostro, Mesmer, Rol – hanno spesso suscitato grande ammirazione, ma pure grandi invidie, critiche, dissacrazioni.

E’ il destino del grande mago: osannato da una parte, immolato dall’altra. E ci sarebbe pure da che riflettere, ragionare, sul fatto che gli illusionisti di oggi, complessivamente preferiscano chiamarsi “maghi”. Non interrompendo alla fine quella linea temporale – e non ne fanno mistero, anzi ne parlano diffusamente nelle loro storie dell’illusionismo – che li riconduce agli sciamani, maghi, alchimisti, magnetizzatori, ipnotisti, medium e sensitivi del passato. Una linea temporale che risale la notte dei tempi, che percorre tutto quel pensiero magico che fa parte della nostra natura di umani. Di ogni tempo e di ogni paese. Che ci consente ancora di provare, ogni tanto, un benefico senso della meraviglia. Se non altro. C’è una filosofia per tutto, ma ne manca una dell’illusionismo. Forse sarebbe il momento di inventarla. E casi come quello di Dynamo, invogliano a farlo. Intanto si stanno facendo strada la psicologia e le neuroscienze dell’illusionismo e della magia.
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