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Archeologia della mente: le emozioni che tutti ci accomunano


ArcheologiaDellaMente_CoverHai presente quando vorresti leggere un libro tutto d’uni fiato? Perché senti che ti racconta cose importanti. Fondamentali. Che ti risuonano come plausibili e riscontrabili nella realtà quotidiana. Tanto per dire: la differenza tra la gelosia femminile e quella maschie ha vie neuronali e biochimiche differenti. Quindi, manifestazioni differenti (lascio a voi il piacere di scoprirlo nel dettaglio leggendo l’irrinunciabile volume). Peccato che, pure mettendosi d’impegno ed avendo tempo a disposizione, questo libro, Archeologia della mente (Raffaello Cortina Editore), assomma oltre 500 pagine (a cui va aggiunta una bibliografia sterminata). Per di più, pagine ricche di rimandi, riferimenti, illuminanti considerazioni sulle ricerche neuroscientifiche di questi anni. Tutto ciò per dimostrare che le neuroscienze affettive, di cui uno degli autori, il neurobiologo Jaak Panksepp è padre (l’altra autrice del volume, Lucy Biven è psicoanalista infantile e adolescenziale), rappresentano le fondamenta su cui costruiamo tutto il nostro edificio cognitivo e comportamentale.

Sì, lo so, ne hanno ampiamente discusso altri (Goleman, Damasio, ad esempio). Ma Panksepp (di cui sono note anche le ricerche e le pubblicazioni sulla neurobiologia della risata) lo fa in modo magistrale. Mostra come i sette sistemi emotivi (o affettivi) di base, fino ad oggi scoperti, ci accomunino tutti. Sono in definitiva il terreno comune che, nel caso di grandi e universali opere artistiche o di spettacolo, o fatti di cronaca particolari, ci emozioniamo tutti in modi simili. Sono la base che accomuna noi e gli animali.

“Nelle profondità degli antichi recessi affettivi dei nostri cervelli rimaniamo evolutivamente parenti. Questo è da tempo evidente nelle nostre strutture fisiche e biochimiche. Sono riscontrabili, nei diversi mammiferi, gli stessi tipi di vie neuronali e di sostanze chimiche cerebrali che eccitano ognuno di questi sette sistemi che mediano le emozioni. Stando ai dati di cui disponiamo al momento, tanto gli esseri umani quanto gli altri mammiferi esperiscono sentimenti simili quando questi sistemi sono attivati”.

Non lo leggerò tutto d’un fiato Archeologia della mente. Ma, anche se più a rilento, grazie a questo prezioso volume nutrirò a lungo gran parte dei miei sette sostrati affettivi. I “tesori archeologi” del nostro cervello, i “gioielli della mente”, come li definisce Jaak Panksepp.

Evoluzione, geni e libertà


Da una conversazione di Alessandro Mauro, neuroanatomista.

Il funzionamento del cervello si fonda sull’ attività integrata di circuiti neuronali interagenti che interessano aree diverse, spesso coinvolte in molteplici circuiti e funzioni. In realtà prodotti dell’ attività della mente come sentimenti , emozioni, razionalità , tratti di personalità acquistano un significato compiuto solo se collocati nella storia dell’ individuo o più in generale nell ‘ ambiente in cui si manifestano o vengono osservati.  Qualunque fenomeno biologico che avviene anche in un’ unica cellula è sempre condizionato dall’ambiente. La caratteristica essenziale che differenzia gli esseri animati da quelli inanimati è che gli esseri viventi interagiscono sempre con l’ambiente ed un processo una volta avviato è sempre condizionato dall’ ambiente.

L’interazione fra individuo e ambiente rappresenta l’unica chiave per interpretare in una prospettiva biologica corretta  anche il rapporto fra genotipo, geni e malattie, struttura del cervello e comportamento cervello-mente.

La mente: casuale ma comunque eccezionale


Mente_Casuale_coverEcco un libro che cerca di demistificare il culto del cervello. Nel senso che ci stiamo abituando a trattare la materia pensante ed autocosciente contenuta nel nostro cranio come il prodotto più avanzato e straordinario dell’evoluzione. Convinzione perentoria di David J. Linden, professore di neuroscienze alla Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora, espressa fin dalle prime pagine, è invece che il cervello sia “un ammasso di materia caratterizzato da una conformazione inefficiente, poco elegante, che però funziona”.

Non un prodotto eccezionale come spesso vogliamo raccontarci, ma bensì un agglomerato che, nonostante la propria imperfezione, riesce ad esprime proprietà emergenti e “casuali” come appunto la mente, l’amore, la memoria, i sogni, le credenze religiose. Imboccato il ragionamento delle neuroscienze da quest’altro versante, niente affatto mitologico rispetto al cervello e alle sue funzioni, diviene più agevole leggere ed interpretare tutta una serie di fenomeni che il sistema nervoso centrale non solo non esprime al meglio, ma addirittura palesa al peggio: criminalità, distruttività, malattie mentali, patologie degenerative. La materia cerebrale è tutt’altro che perfetta, ci spiega Linden ma, nonostante ciò, è davvero miracoloso come, nell’arco di esistenze terrene brevi e magari travagliate, riesca a ideare e realizzare cose straordinarie. La nozione del cervello ottimizzato non ci aiuta, in effetti, a comprendere certi fenomeni individuali e sociali che, non a caso, ci lasciano sempre sgomenti e interdetti.

Ogniqualvolta una persona, ragazzo o adulto che sia, imbraccia un’arma automatica e fa una strage, senza apparenti motivi comprensibili, ci chiediamo cosa sia saltato all’interno del suoi neuroni. Ogniqualvolta ci troviamo di fronte ad una persona, familiare o conoscente, colpita da una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale, ci chiediamo con angoscia che fine abbia fatto la sua personalità – magari colta ed evoluta fino a pochi anni prima. Come ci insegna Linden, il cervello non è un computer progettato sulla carta per funzionare al meglio, ma bensì il prodotto di tentativi ed errori di milioni di anni di storia evolutiva.

E tali tentativi di farlo funzionare al meglio, sia sul fronte dei comportamenti che della salute, stanno ancora proseguendo. Questo volume spiega con dovizia di esempi tratti dalla ricerca e dalla clinica, accompagnati ad illustrazioni scientifiche, a che punto siamo del lungo percorso. In modo però pacato ed equilibrato, a tratti pure ironico, astenendosi dalle neuromitologie e dall’enfasi. 

La mente casuale. Come l’evoluzione del cervello ci ha dato l’amore, la memoria, i sogni e dio di David J. Linden, Centro Scientifico Editore, Torino 2009, pp. 264 (euro 19,00)

Quattro passi tra mente e cervello


Non passa giorno senza che vi sia notizia di qualche nuova scoperta, o semplicemente conoscenza più approfondita, sulla struttura del cervello e del sistema nervoso. A ritmi così serrati, ciò avviene da almeno vent’anni, da quando si annunciò il “decennio del cervello”. Da allora gli studi e le tecniche di indagine si sono sempre più perfezionati, grazie anche all’avvento di strumenti diagnostici come la tomografia computerizzata (TC), la risonanza magnetica (RM) e la tomografia ad emissione di positroni (PET).

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Dualismo mente-corpo


Traffico cerebrale

Le reti neuronali del cervello umano  sono composte da una serie di hub molto trafficati che  funzionano come punto di snodo dei segnali nervosi. E’ quanto emerge da un esame del connettoma, la prima mappa ad alta risoluzione delle connessioni cerebrali, presentata in anteprima da  Plos Biology.
Frutto di una collaborazione fra scienziati svizzeri e statunitensi, il connettoma è stato realizzato con la risonanza magnetica a diffusione. Questa tecnica di imaging non invasiva è in grado di stimare le traiettorie delle fibre nervose usando le mappe di diffusione delle molecole d’acqua nei tessuti cerebrali.
Dall’esame delle fotografie della corteccia cerebrale di 5 volontari in buona salute è emersa l’esistenza di una struttura centrale ad alta concentrazione di punti di raccordo attraversati da un grande numero di assoni, il prolungamento dei neuroni. Questa struttura centrale si trova a cavallo dei due emisferi cerebrali nella parte posteriore del cervello. Gli scienziati ipotizzano che la sua funzione sia simile a quella di un processore centrale, che integra i segnali di milioni di neuroni.
Siamo arrivati con questo  alla scoperta della MENTE ?

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