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Chi ti credi di essere?


newL’anno nuovo del settimanale britannico di divulgazione scientifica New Scientist si apre con una eterna domanda: chi ti credi di essere? Molti di noi tendono a sopravvalutarsi, sia in senso mentale che, soprattutto, riguardo l’attrattiva fisica. Perché aumenta l’autostima e ci fa stare bene. Si chiama superiorità illusoria. Per non incorrere in cocenti delusioni, meglio imparare ad essere più umili. Un buon proposito per il nuovo anno. Anche perché, come dice la psicologa americana Simine Vazire, esperta nello studio della personalità e della conoscenza di se stessi, l’attrattiva fisica, una qualità su cui molti di noi si preoccupano, è molto difficile da auto-giudicare. “La nostra precisione non è pari a zero, ma ci va vicino”, dice Vazire. Ma che c’è di male nel coltivare la superiorità illusoria? Stavolta ci fa luce lo psicologo Zlatan Krizan dello Iowa State University. Krizan fa notare che “per avanzare nella vita e nella società, dobbiamo fare scelte su dove investire i nostri sforzi, e su quali esiti mettere in gioco la nostra autostima. L’imprecisa conoscenza di sé ci porta a fare scelte sbagliate, contribuisce ad entrare in conflitto con gli altri, e, infine, ci rende carenti nei nostri sforzi”. Insomma anche per il nuovo anno rimane imperativo: conosci te stesso e conoscerai il mondo.

Sei socievole? Ecco il segreto


socialeSul supplemento del Corriere della Sera, La lettura del 21 agosto, un articolo a cura di Giuseppe Remuzzi sviluppa un tema da me ampiamente trattato nel libro “Il cervello anarchico” e ripreso in collaborazione con il coblogger Pierangelo Garzia nel libro “Mitocondrio mon amour” entrambi editi da Utet.  Si tratta delle relazioni fra sistema immunitario e cervello.

In questo articolo di Remuzzi viene riportato uno studio pubblicato dalla rivista Nature e condotto da un gruppo di neuroscienziati dell’Università della Virginia. In tale studio, lavorando su topolini di laboratorio, si  è dimostrato che aumentando la produzione di interferone gamma prodotto dai linfociti T del sistema immunitario i topi diventavano più socievoli. Inibendo invece questa produzione gli animali di laboratorio perdevano socialità fini quasi a diventare autistici. Ma non è finito qui, in quanto i ricercatori sono riusciti a dimostrare che l’attività dell’inteferon gamma si realizzava in prevalenza sulle cellule cerebrali delle regioni prefrontali cioè quel tratto di neo corteccia che ha caratterizzato l’evoluzione dell’homo sapiens.

Da sempre come clinico mi sono impegnato verso i miei pazienti a prescrivere sostanze farmacologiche o fitoterapici attivatori del sistema immunitario al fine di migliorare la loro qualità di vita sia per quanto riguarda il tono dell’umore che la difesa dalle malattie e quest’ultima interessante scoperta conferma l’importanza delle relazioni fra sistema immunitario, sistema neuroendocrino e cervello nella evoluzione dell’homo sapiens. Ricordo il caso di una giovane paziente a cui avevo prescritto il fitoterapico in goccie estratto dal pelargonium sidoides (Kaloba il nome commerciale) indicato come prevenzione sulla bronchiti e molto attivo sulle celle macrofagiche a cui gli amici chiedevano se non avesse assunto cocaina considerata l’allegria che questa sostanza le induceva.