
Sono nato e vivo in una città del pavese da cui non mi sono mai spostato, pur lavorando a Milano e dovendomi quindi sobbarcare tutti i disagi del pendolarismo. Dei treni locali che spesso hanno guasti, soppressioni e ritardi. Perché l’ho fatto? Fondamentalmente perché la mia città, Vigevano, è come si suole dire a “misura d’uomo” e in particolare è circondata dalla campagna. Per non parlare del bosco, dell’enorme Parco del Ticino.
Dico sempre che quando stai per entrare a Vigevano in auto provenendo dalla statale della provincia milanese, la prima cosa che incontri, ai lati della strada, non sono i palazzi, non è il cemento, ma bensì i secolari alberi e la rigogliosa vegetazione del Parco del Ticino. Ti accoglie la natura. Avviato da mio padre, che era un grande amante del bosco e dalla campagna, fin da bambino mi ci sono sempre rifugiato, anche in solitaria, per ritrovare equilibrio, serenità, per chiarirmi le idee rispetto a un problema, ascoltare solo il suono della natura e, in pratica, gestire e allontanare lo stress.
E ovviamente tutti sappiamo quanto la natura possa essere terapeutica in tal senso. Su questo sono stati scritti milioni di pagine da parte di poeti, scrittori, filosofi, artisti. Ora c’è pure una dimostrazione scientifica del perché la natura agisca sul nostro cervello come antistress.
Del resto parecchi studi hanno rilevato che vivere in città, specie se grande e con poche possibilità di accedere a parchi e luoghi naturali, rappresenti un fattore di rischio per diverse patologie, sia a causa dell’inquinamento, ma pure per lo stress a cui si è sottoposti. Compromettendo di conseguenza anche la salute mentale.
Non sarà certo un caso che chi vive e lavora in città parli spesso di “fuga” dei fine settimana o durante i periodi di vacanza, per raggiungere luoghi più a contatto con la natura. Oppure che i pensionati, se possono permetterselo, acquistino casa o comunque scelgano di alternare la vita cittadina con quella dei dei luoghi più in equilibrio con la natura.
Tutto ciò ha ora un riscontro nella ricerca coordinata dalla psicologa cognitiva e ricercatrice tedesca Sonja Sudimac del Lise Meitner Group for Environmental Neuroscience dell’Istituto Max Planck. Come si presenta la stessa Sonja Sudimac: “I miei principali interessi di ricerca si concentrano su come l’ambiente modella il nostro cervello, più specificamente, come l’esposizione alla natura e all’ambiente urbano influenzano lo stress, le emozioni e i processi cognitivi. Sono particolarmente interessata ai meccanismi neurali alla base di questi effetti, nonché ai processi fisiologici durante l’esposizione a diversi ambienti. Utilizzando la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e misure fisiologiche cerco di comprendere i correlati neurali e fisiologici degli stati affettivi e cognitivi di un’ora di camminata nella natura rispetto all’ambiente urbano, con l’obiettivo di influenzare la creazione di ambienti ottimali per la nostra salute fisica e mentale”.
Per ottenere prove causali sui rapporti tra ambiente e stress, tra salute psicofisica e natura, i ricercatori del Lise Meitner Group for Environmental Neuroscience hanno esaminato, attraverso la risonanza magnetica funzionale (fMRI), l’attività cerebrale nelle regioni coinvolte nell’elaborazione dello stress in 63 volontari sani prima e dopo una passeggiata di un’ora nella cosiddetta “foresta verde” di Grunewald, la più vasta foresta cittadina di Berlino, rispetto alla passeggiata in una strada commerciale con traffico a Berlino. I risultati dello studio hanno rivelato che l’attività nell’amigdala è diminuita dopo la passeggiata nella natura, suggerendo che la natura suscita effetti benefici sulle regioni cerebrali legate allo stress.
“I risultati supportano la relazione positiva precedentemente ipotizzata tra natura e salute del cervello, ma questo è il primo studio a dimostrare il nesso causale. È interessante notare che l’attività cerebrale dopo la passeggiata urbana in queste regioni del cervello è rimasta stabile e non ha mostrato aumenti, il che è contrario un’opinione diffusa secondo cui l’esposizione urbana provoca ulteriore stress”, spiega la psicologa ambientale Simone Kühn, a capo del Lise Meitner Group for Environmental Neuroscience.
Gli autori di questo studio mostrano che la natura ha un impatto positivo sulle regioni cerebrali coinvolte nell’elaborazione dello stress e che può essere già osservata dopo un’ora di cammino. Ciò contribuisce alla comprensione di come il nostro ambiente fisico di vita influenzi il cervello e la salute mentale. Anche una breve esposizione alla natura diminuisce l’attività dell’amigdala, suggerendo che una passeggiata nella natura potrebbe servire come misura preventiva contro lo sviluppo di problemi di salute mentale e attenuare l’impatto potenzialmente svantaggioso della città sul cervello”.
Insomma, anche se viviamo in città, a inizio o fine giornata, meglio se ad entrambi, concediamoci una bella passeggiata in mezzo al verde. Magari approfittandone per portare fuori il cane. Il nostro cervello e tutto il nostro corpo ringrazieranno. E saremo meno schizzati rientrando tra le pareti domestiche o sul luogo di lavoro. Inoltre, approfittiamo dei fine settimana per fare altrettanto. Ma questo già lo sapete.
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