Dopo l’annuncio nei giorni scorsi da parte dell’Università di Nottingham che solo nella nostra galassia, la Via Lattea, potrebbero esserci fino a 36 civiltà extraterrestri “attive e intelligenti” ecco un’altra notizia entusiasmante per tutti i convinti sostenitori che non siamo soli nell’universo. Dopo oltre trent’anni la Nasa torna a finanziare la ricerca di vita intelligente nel cosmo. Certo, non con cifre stratosferiche, data la nota crisi economica dell’ente spaziale americano: si parla di una sovvenzione di circa 287.000 dollari per la durata di due anni, con la possibilità di essere estesa a un terzo anno. La ricerca sarà condotta dagli scienziati del Center for Astrophysics di Harvard e Smithsonian e dell’Università di Rochester.
La ricerca di vita extraterrestre torna dunque ad essere un oggetto al centro dell’interesse scientifico internazionale. E non parliamo di forme di vita elementare come si è detto per tanti anni. Questa volta si fa sul serio: la ricerca è rivolta a civiltà aliene che abbiano raggiunto un grado di sviluppo scientifico e tecnologico tali da lasciare delle “tecnofirme” (technosignatures in inglese). Siccome la ricerca scientifica e le applicazioni tecnologiche evolute richiedono impiego di energia, l’ipotesi di lavoro degli scienziati è che tale attività possa dare manifestazione di sé attraverso forme comuni anche sul nostro pianeta, ad esempio l’inquinamento e l’uso di pannelli fotovoltaici. Extraterrestri che usano pannelli solari? Ebbene sì è la risposta degli scienziati: «Le tecnofirme si riferiscono a firme di tecnologie aliene avanzate simili o forse più sofisticate di quelle che possediamo», ha dichiarato Avi Loeb, professore di Scienze all’Università di Harvard e presidente del dipartimento di astronomia. «Tali firme potrebbero includere l’inquinamento industriale delle atmosfere, luci di città, celle fotovoltaiche (pannelli solari), megastrutture o sciami di satelliti».
Ma cosa c’entrano i pannelli solari con le civiltà extraterrestri? «La stella più vicina alla Terra, Proxima Centauri, ospita un pianeta abitabile, Proxima b. A quanto ne sappiamo il pianeta non ha una alternanza di notte e giorno, ma bensì lati permanenti diurni e notturni», ha spiegato Loeb. «Se una civiltà vuole illuminare o riscaldare il lato notturno, posizionerebbe le celle fotovoltaiche sul lato diurno e trasferirebbe l’energia elettrica acquisita sul lato notturno». Uno dei compiti della ricerca è dunque quello di evidenziare una “banda di lunghezze d’onda” corrispondente a un possibile rifesso della luce solare su una struttura artificiale, in questo caso i pannelli solari.
Riguardo la ricerca infruttuosa fino ad oggi di vita intelligente nel cosmo, Adam Frank, professore di Fisica e astronomia all’Università di Rochester e principale destinatario del finanziamento, ci ha tenuto a sottolineare che finora non si è cercato nel modo giusto e soprattutto nel posto giusto : «Il programma Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence) ha sempre affrontato la sfida di capire dove cercare. A quali stelle punti il tuo telescopio e dove cerchi segnali? Ora sappiamo dove cercare. Abbiamo migliaia di esopianeti tra cui pianeti nella zona abitabile in cui si può formare la vita. Il gioco è cambiato».
CfA Scientists Collaborate on New Study to Search the Universe for Signs of Technological Civilizations
Release No.: 2020-12 For Release: Friday, June 19, 2020 – 8:00am
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