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Enzo Soresi: “Qualche riflessione, da medico, su libero arbitrio e no vax”

Come medico ho sempre ritenuto che le mie decisioni diagnostiche e terapeutiche fossero  condizionate dal libero arbitrio che ognuno di noi ritiene di esercitare. La sensazione di essere responsabili delle nostre scelte è fondamentale per la nostra esistenza e a maggiore ragione in campo medico quando la nostra decisione può mettere ingioco la vita dei nostripazienti. In realtà la liberta di decidere ogni nostra azione che riteniamo scontata, cioè questo tipo di libero arbitrio, è esclusa dalle leggi della fisica.

Il neuroscienziato Vilayanur S. Ramachandran, ha definito il libero arbitrio “un concetto  intrinsecamente imperfetto  ed  incoerente”. Secondo Yuval Noah Harari il libero arbitrio è un mito anacronistico reso obsoleto dalla capacità della  moderna scienza dei dati di conoscersi meglio di quanto conosciamo noi stessi e quindi di prevedere e manipolare le nostre scelte. Benjamin Libet, negli anni ’80 del secolo scorso, collegando i suoi soggetti volontari ad un elettroencefalogramma e chiedendogli di muovere un dito in un momento da loro deciso trovò che la loro decisione poteva essere rilevata dall’attività cerebrale 300 millisecondi prima che prendessero una decisione consapevole. Altri studi successivi hanno rilevato attività cerebrale fino a 10 secondi prima di una scelta consapevole.  Come bene, peraltro, ha dimostrato Damasio con il concetto di  marcatore somatico, ogni nostra scelta è condizionata da un atto intuitivo frutto di una summa di esperienze memorizzate costruite con il tempo nel network cerebrale e nato da percezioni e sensazioni  che nascono nel corpo.  

E’ chiaro quindi che alcune attività cerebrali precedono il momento in cui ne diventiamo consapevoli. Secondo GiulioTononi, neuroscienziato italiano, studioso della coscienza, ogni nostra decisione avviene come se in un senato della repubblica 500 senatori discutessero animatamente fino a che uno alza la mano e decide per tutti. In altre parole è sempre l’atto intuitivo che decide per noi. Se si dimostrasse che il libero arbitrio non esiste e se dovessimo accettare questa idea “scoppierebbe una guerra culturale molto piu violenta di quella che è stata combattuta sul tema dell’evoluzione” ha scritto Harris, potremmo arrivare a pensare che sia moralmente ingiustificabile infliggere punizioni ai criminali dal momento che non potevano scegliere di non commettere i loro reati.

In una raccolta di dialoghi con il collega filosofo Daniel Dennet, Gregg D. Caruso scrive in Just deserts   “non è mai giusto trattare qualcuno come se fosse moralmente responsabile”. Consideriamo il caso di Charles Whitman. La notte del 1 agosto 1966, Whitman, un ex marine statunitense 25 enne e apparentemente sano di mente, compì un massacro uccidendo prima sua madre a coltellate e poi,  sparando all’impazzata dal tetto di un edificio sito in un Campus  del  Texas, ammazzò altre 11 persone. Alla fine di questo massacro fu ucciso dalla polizia. Poche ore dopo questa tragedia  venne trovato un messaggio scritto da Whitman la sera prima in cui  esprimeva un profondo disagioper pensieri ricorrenti strani ed irrazionali. “Dopo la mia morte vorrei venisse eseguita una autopsia per vedere se ho qualche problema fisico” si trovò scritto  nei suoi appunti. L’autopsia fu eseguita e venne rilevato un grosso tumore cerebrale che comprimeva l’amigdala il nucleo cerebrale della memoria implicita che governa le nostre emozioni. In questo caso la presenza del tumore giustifica il comportamento malvagio  ma a questo punto dobbiamoporci unadomanda scomoda: cosa ha di tanto speciale un tumore rispetto a tutti gli altri modi in cui il cervello spingele persone ad agire ?

Scrive a questo proposito Strawson,  mentre faceva  ricerche per la sua tesi di dottorato “nel 1975 stavo leggendo qualcosa sulle opinioni di Kant sul libero arbitrio e rimasi colpito, la logica, una volta intuita, sembra freddamente inesorabile. Comincia da quella che sembra una verità ovvia: tutto ciò che succede nel mondo deve essere stato causato da cose successe prima ed a loro volta quelle cose sono state determinate da fatti precedentemente avvenuti e cosi’ via fino all’alba dei tempi. Causa dopo causa tutte seguono le prevedibili leggi della natura, anche se non le abbiamo ancora comprese “. Tutto questo risulta più comprensibile nel mondo fisico della natura. Ma sicuramente “da cosa nasce cosa” anche nel mondo delle decisioni e delle intenzioni. Poco tempo fa, a cena con il filosofo Umberto Galimberti, alla mia domanda di cosa pensasse del libero arbitrio, la risposta fu lapidaria: tutto è predeterminato! 

Le nostre decisioni  implicano una attività neurale e perché un neurone dovrebbe essere esente dalle leggi della fisica più di una roccia è la mia riflessione. A parte Galimberti, la prevalenza dei filosofi respinge la tesi contro il libero arbitrio ed aggiungono che anche se le nostre scelte sono predeterminate ha comunque senso dire che siamo liberi di scegliere. Questi filosofi sono definiti “compatibilisti” cioè pensano che determinismo e libero arbitrio siano compatibili. In sostanza, qualunque sia la verità filosofica siamo tentati di liquidare la controversia sul libero arbitrio  pensando che non sia importante per la vita reale dato che non possiamo fare a meno di provare la sensazione di possederlo. Da qualche tempo, da quando ho approfondito questo argomento, ho la sensazione che le mie parole ed i miei atti sorgano spontanemente , come da un programma cerebrale preordinato.

Anche durante le visite mediche, presso il mio studio professionale , le mie diagnosi si esprimono con semplicita’ come se sgorgassero da un software cerebrale già presistente costruito sulla base delle mie molteplici esperienze  clinico – diagnostiche. Quale è quindi il rischio? Che dal software partano programmi in quel caso clinico non  corretti e che io invece do per scontati. Come ovviare a questo rischio? Parecchi anni fa un radiologo mi spiegò che di fronte ad una radiografia del torace aveva l’abitudine di riguardarla dopo avere  espresso la sua prima diagnosi e di esprimere quindi un secondo parere diagnostico (second look). In alcune occasioni la seconda diagnosi era più veritiera ed accurata. Ecco il trucco quindi, una volta espressa la diagnosi, riflettere su  tutti i dati clinici a nostra disposizione e quindi riformulare unaseconda ipotesi  diagnostica che, se uguale alla prima ci darà maggiore tranquillità e se poi non saremo ancora tranquilli sarà utile discutere il caso clinico con un collega che stimiamo ed il cui software cerebrale è costruito su esperienze diverse dalle nostre. In ogni caso se il libero arbitrio si dimostrasse davvero inesistente , le implicazioni potrebbero non essere del tutto negative.

Harris sostiene che se comprendessimo a pieno la tesi dell’assenza del libero arbitrio, sarebbe difficile odiare gli altri: come si può odiare  qualcuno che non si incolpa per le sue azioni?  E pensando all’attuale momento storico in cui il Covid 19 ha messo in crisi l’intera umanità come si potrebbero incolpare i no vax di qualche colpa se il loro network cerebrale è stato programmato per non desiderare di  ricevere il vaccino?

Concludo citando una riflessione tratta dal libro di  Christian List Il libero arbitrio:  “Si può dunque affermare che, se abbandonassimo la nostra  fede nel libero arbitrio, dovremmo attuare una profonda revisione del modo in cui concepiamo la condizione umana. In breve, stando al senso comune, il libero arbitrio sembra essere una capacità umana cruciale , non meno cruciale del pensiero e del linguaggio. La sfida , per la scienza e per la filosofia , è quella di chiarire se siamo davvero in possesso di questa capacità e, in tal caso , come essa si adatti alla nostra visione scientifica del mondo”.

Per approfondire:

“Siamo davvero liberi di scegliere?”,  Internazionale 2/8 luglio 2021, Numero 1416

Christian List, Il libero arbitrio. Una realtà contestata, Einaudi, 2020

Il cervello innocente: intervista a Giuseppe Sartori

Una Risposta

  1. Molto molto interessante

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