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Enzo Soresi: a proposito di Lsd

Schultes_amazon_1940s_cropQualche tempo fa, su questo blog, avevo segnalato il libro della farmacologa, giornalista scientifica Agnese Codignola su Lsd,  ipotizzando che,  questa sostanza, unitamente ad altre come ketamina o psillocibina, note come sostanze psichedeliche,  possa essere utilizzata in ambito psichiatrico,  sulla base di studi controllati, peraltro già in parte pubblicati. Sul supplemento del Corriere della sera, La Lettura (domenica 18 agosto 2018), è comparso un articolo dal titolo “Il rinascimento psichedelico”, in cui l’autore Vanni Santoni, cita una sequenza di libri su quest’argomento a conferma che qualcosa finalmente si sta muovendo in ambito psichiatrico sulla possibilità di utilizzare tali sostanze a fini terapeutici.

Nel mio libro Il cervello anarchico ed in modo più esaustivo nell’ultimo libro scritto con il coblogger Pierangelo Garzia,  Mitocondrio mon amour un intero  capitolo è dedicato allo sviluppo del cervello ed all’importanza che i primi anni di vita hanno nella costruzione di un cervello sano ed equilibrato. È proprio in questi anni,  infatti,  che a causa di prese in carico del neonato, inadeguate in senso affettivo o per contingenze ambientali,  si possono sviluppare le premesse biologiche per profondi disturbi della personalità che poi si manifestano in età adolescenziale. Dopo la pubblicazione del mio libro Il cervello anarchico in cui sviluppo il tema della Pnei e della importanza delle emozioni per la nostra salute, pur essendo un medico allopatico e specializzato in pneumologia ed oncologia  vengono a visita pazienti affetti dalle malattie più svariate in cui lo  stesso paziente giudica la sua patologia  come  conseguenza di  problematiche psicologiche o affettive.

Un mio caso clinico 

Fra i casi più singolari ricordo  quello di una bella signora 50enne che,  venuta a visita per una bronchite catarrale che si trascinava da parecchio tempo, quando vide la mia terapia con un antibiotico ed un sedativo della  tosse mi disse: «caro dottore io non posso assumere farmaci, mia madre me lo ha vietato fin da bambina». Altri due casi singolari mi sono capitati poco tempo fa, il primo riguardava una donna affetta da fibromialgia (malattia a tutt’oggi non chiara nelle sue cause e caratterizzata da dolori importanti in più punti dell’organismo). La stessa paziente mi diede questa spiegazione:  «otto anni fa un mio giovane nipote è morto in un incidente ed io non l’ho pianto abbastanza», il dolore quindi, secondo la stessa paziente, era secondario ad una non adeguata liberazione  della sofferenza emotiva. Un altro singolare caso di fibromialgia riguardava una giovane filosofa che, dopo una relazione con un uomo più vecchio di lei di oltre 30anni,  quando lui decise, qualche anno prima, che sarebbe stato il compagno della sua vita  e si piazzò in casa sua, lei non ebbe il coraggio di ribellarsi ed ecco nascere come conseguenza di emozioni non liberate, la fibromialgia.  Andando più a fondo con l’anamnesi, in realtà emerse che la stessa paziente in età adolescenziale aveva sofferto di anoressia-bulimia. Naturalmente entrambe le pazienti assumevano psicofarmaci e farmaci analgesici oltre a seguire un percorso di psicoterapia.

Ecco,  leggendo il libro della Codignola,  si evince che gli studi controllati, in parte pubblicati ed in parte in corso su varie patologie analoghe a questi casi, sono numerosi ed aprono  la porta a possibilità terapeutiche interessanti  per la rapidità della soluzione e l’alta incidenza di guariti. Uno degli studi più significativi riguarda il Dpts  (disturbo post traumatico da stress)  pubblicato da Rick Doblin della Maps ( Multidisciplinary Association for Psychedelic studies) in cui 20 donne con Dpts cronico,  da stupro,  trattate con ecstasy ( Mdma) o placebo hanno avuto beneficio misurabile e duraturo nell’83 %  dei casi contro il 25% ottenuto nel  gruppo trattato con placebo. Un analogo studio su 107 pazienti ha portato in tre mesi con la somministrazione di Mdma a 61 casi di guarigioni stabili. Gli studi nella depressione grave con la somministrazione di LSD in sedute controllate in un percorso psicoterapeutico sono già numerosi e lo stesso si può dire  per quanto riguarda la terapia con psillocibina nelle dipendenze da alcol e fumo.

Lo scenario che si apre,  leggendo del rilancio di queste sostanze psichedeliche in studi controllati, supera le resistenze cha hanno portato, dopo il boom degli anni ’60, a considerare queste droghe come pericolosi allucinogeni utili solo per lo “sballo” che inducono.  Come clinico  mi auguro che i prossimi anni vedano nuove risorse terapeutiche, peraltro a bassi costi, se pensiamo ai costi delle  terapie protratte  con psicofarmaci, che finalmente liberino molti pazienti da sofferenze croniche di cui non sono responsabili. Il caso ha voluto che,  mentre scrivevo queste mie considerazioni sull’opportunità di sfruttare in psicoterapia sostanze  psichedeliche, incontrassi, in passeggiata con la sua compagna,  il prof. Claudio Mencacci, neuropsichiatra, capo dipartimento all’ospedale Fatebenefratelli di Milano ed alla mia domanda di  cosa ne pensasse di queste potenzialità terapeutiche con grande entusiasmi mi ha risposto che si stava attivando in questo senso e che addirittura la ketamina, come spray nasale,  fosse già stata approvata dalla Fda americana  per la sua immissione in commercio terapeutico.

Aggiunta di Pierangelo Garzia

Quanto scrive Enzo Soresi da clinico mi venne espresso molti anni fa dallo stesso scopritore dell’Lsd, Albert Hoffman, che ebbi occasione di intervistare: «L’Lsd ha enormi potenzialità terapeutiche, ma va utilizzato da mani esperte. In ambito terapeutico. Non dimentichiamo che allucinogeni come la psilocibina, l’Ololiuqui e altri, venivano utilizzati da secoli dagli sciamani, dagli uomini-medicina, in rituali e ambiti controllati, selezionati. Il problema di quello che ho definito “il mio bambino difficile” è stata la sua diffusione di massa, incontrollata, per uso ludico, dagli anni Sessanta in poi, relativi disastri personali e sociali e relativa messa al bando». Questo quanto mi disse Hofmann. E altrettanto mi disse, più o meno, Stanislav Grof, psichiatra che prima della messa al bando dell’Lsd lo impiegò con successo su molti suoi pazienti e anche come via di accesso all’inconscio personale e collettivo. Lo stesso mi disse più volte uno dei padri della psicoanalisi italiana, Emilio Servadio. Per non parlare dello psicofisiologio, clinico e ipnologo Marco Margnelli, con cui collaborai a stretto contatto per diversi anni, che partecipò a sessioni controllate con l’Ayahuasca. Oggi, passata la buriana della “cultura psichedelica”, ritorna l’intenzione, per la verità mai del tutto sopita in ambito scientifico, di proseguire la ricerca sugli allucinogeni e sulle sostanze psicoattive di origine vegetale. La vicenda della cannabis terapeutica ne è, del resto, una ulteriore conferma.

L’uomo dell’LSD: Albert Hofmann 

Emilio Servadio e gli stati di coscienza

Marco Margnelli come lo ricordo. Medico e ricercatore della coscienza

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