Sul Corriere della Sera di martedi 30 novembre 2010 il prof. Massimo Piattelli Palmarini ha spiegato in un complesso articolo alcune novità riguardo alla possibile trasmissione di caratteri ereditari non dovuti a istruzioni contenute nella sequenza del DNA. Si va in un certo senso oltre o sopra (epi) i geni, da qui il termine di epigenetica. I cosiddetti marcatori epigenetici sono piccole molecole che si fissano mediante un normale legame chimico al DNA o alle proteine attorno alle quali il DNA si avvoltola nel nucleo delle cellule.
Il DNA e tali proteine, chiamate istoni, sono molecole immense, nelle quali i marcatori epigenetici si inseriscono , un pò come un sassolino in uno pneumatico di autobus. Per piccolo che sia il sassolino può fare sobbalzare l’autobus ad ogni giro di ruota. Ebbene , analogamente , questi gruppi chimici (detti in gergo gruppi metilici, acetilici, ecc.) possono fare traballare l’espressione dei geni ad ogni divisione della cellula. In particolare , a seconda di dove vanno a piazzarsi , possono mettere un gene a nudo, favorendone l’attivazione , o all’opposto schermarlo fisicamente bloccandolo. La presenza dell’uno o dell’altro marcatore su questa o su quella posizione, in questo o quel gene è il risultato congiunto di interazioni con l’ambiente (compreso il cibo) e della struttura chimica del gene o dell’istone.
Ma quale è la novità: è ipotizzabile che, la progenie insieme ai geni, possa ereditare anche questi marcatori, ereditando quindi, un tipo di regolazione dell’espressione dei geni stessi , mediante un meccanismo, appunto, epigenetico. In altre parole si eredita un carattere acquisito, indotto dall’ambiente, senza alterazioni nella sequenza del DNAdei geni. Un esempio assai inquietante è quello che in Olanda le nipotine delle nonne che patirono la fame nella tremenda carestia dell’inverno del ’44 -’45 partoriscono oggi neonati gracili e più piccoli della norma benchè esse stesse non abbiano mai conosciuto la fame. Curioso il fatto che sembra proteggere dal diabete e dai disturbi cardiaci avere avuto un nonno che ha sofferto la fame da giovane. Non male no? La scienza dell’epigenetica è ancora solo agli inizi ma ora finalmente intuisco perchè è tutta la vita che devo stare a dieta avendo avuto dei nonni materni calabresi che si riempivano di carboidrati…
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mentre il pollo cuoce(mangio sempre tardi) leggo.Ho capito,qusi,tutto-fantastico! E’stimolante-divertente: magari riuscirò a dipanare qualche mio piccolo perchè.OK all’epigenetica.
(però il modo di COME si espone un argomento vuol dire molto.)
Affascinante,caro Enzo, questo “andare oltre e sopra i geni”.
E’ troppo ardito ipotizzare che questo sistema di trasmissione di caratteri non dovute a istruzioni contenute nella sequenza del DNA possa collegarsi con la teoria dell’ OLOMOVIMENTO di David Bohm ? Questo fisico inglese che va “oltre” e approda all’idea di un “ordine implicato” che ci interconnette con gli antenati, anche quelli lontanissimi(più di 100 mila anni )?
Siamo in piena fisica quantistica. Che legame c’è con l’epigenetica?
Credo che Boncinelli abbia sfiorato il problema.
Bisogna indagare. E’ comunque sempre un piacere leggerti.
A presto. Filippo Massara – info@ludisounds.net
Bravo Filippo sarà in quella direzione che andrà il mio nuovo convegno sul cervello e sui lobi frontali. La fiasica quantistica e il funzionamento della mente. Per quanto riguarda l’olomovimento di Bohm non ne so nulla ma riprende le intuizioni di Bruce Lipton che spiega come l’identità cellulare sia attivata dalla luce e cioè dai fotoni per cui noi esistiamo in quanto attivati da energia luminosa come se fossimo una immagine televisiva. Spento quel televisore se ne accende un altro che attiva altre immagini con la stessa energia e così via. I sensori cellulari sarebbero sulla membrana e sto cercando di capire a livello biologico da chi sono rappresentati.
Allora se l’identità cellulare è attivata dalla luce,cioè dai fotoni,per cui- come dici – siamo attivati da energia luminosa , si può pensare che anche una vibrazione sonora,essendo una forma di energia a movimento ondulatorio , sia in grado di compiere un lavoro di attivazione cellulare?
Nel quasi buio dell’ambiente uterino,le cellule del feto in via di sviluppo,possono attivarsi e moltiplicarsi anche grazie alla presenza della musica intesa come energia vibrazionale e ondulatoria ?
Oppure la mia senescenza si avvia verso la demenza ?
no caro Filippo la demenza non può essere certo espressa da queste considerazioni che sottindendono continue curiosità ed è proprio questo essere curiosi che ci traina come un continuum a qualsiasi età… tornando poi alla energia ondulatoria dei suoni sicuramente favorisce le membrane cellulari nella loro comunicazione armonica ma l’identità cellulare a mio avviso si identifica con il riconoscimento da parte del sistema immunitario di tutti i tessuti e questo avviene alla nascita.
Sono negata (ma in questo modo ho letto i commenti che mi ero persa 🙂 ): come ci si iscrive per postare contenuti?
Nel frattempo, indico qui un quel che vorrei segnalarvi, dal sito della Bicocca che frequento assiduamente:
ciao a tutti
ludi
Martedì 1 febbraio 2011, ore 17.00
Edificio U6, Aula Riccardo Massa (IV piano) – Piazza dell’Ateneo Nuovo 1, Milano
L’antropologia fra scienze biologiche e scienze sociali. Incontro con i professori Cavalli Sforza e Seppilli
Grazie a questo evento si intende riflettere sullo statuto scientifico dell’antropologia fra scienze biologiche e scenze sociali attraverso il contributo di due eminenti studiosi di fama internazionale:
Luigi Luca
Cavalli Sforza
Prof. Luigi Luca Cavalli Sforza (Professore emeritus Stanford University USA);
Prof. Tullio Seppilli (Presidente Società Italiana di Antropologia Medica e della Fondazione A. Celli, Università di Perugia)
Organizza e Introduce Prof. Roberto Malighetti (Università degli Studi di Milano Bicocca)
Per informazioni antropologia.perfezionamento@unimib.it
Grazie Ludi. I contenuti del blog sono gestiti dai due curatori, ma può postare quello che vuole come ha fatto qui (purché sia attinente ai temi trattati).