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La relazione mente-corpo


Nell’ottobre 2005 usciva il mio libro Il cervello anarchico edito da Utet. Da allora, in modo assolutamente casuale, sono stato invitato a presentarlo in circa una cinquantina di posti in giro per l’Italia. L’invito in genere nasceva dalla iniziativa di  un lettore di varia estrazione culturale. Da Riza psicosomatica alla Biennale danza di Venezia, alla ASL psichiatrica vicino a Caserta, sempre ho trovato accoglienza affettuosa e consapevole sugli argomenti da me trattati nel libro. L’ultimo invito è di pochi giorni fa in occasione della settimana di neuroscienze organizzata dal comune di  Schio in sinergismo con i Lyons ed una libreria della cittadina.

Assieme a me era stato invitato Simone Goldstein, uno psicoterapeuta di cui io parlo nel libro per il lavoro di sinergismo a suo tempo fatto con lui sugli ammalati di tumore polmonare. Il nostro obbiettivo comune era quello di potenziare la chemio o radioterapia  da me impostata come oncopneumologo con la motivazione psichica indotta da Goldstein. E’ noto infatti da tempo  che il valore dell’approccio mentale non è qualcosa di astratto ma è traducibile in una concreta risposta biologica.

Questo tipo di approccio era già stato ampiamente sfruttato dai coniugi Simonton negli Stati Uniti.  Ma quando pochi anni fa il dr. Carl Simonton è venuto per un ciclo di conferenze in Europa, a Milano è stato assolutamente snobbato dai nostri oncologi istituzionali, e l’ Associazione che si occupava di organizzare il convegno ha fatto fatica a trovare una sede  adeguata. Eppure tutte le ultime scoperte della neuroimmunologia confermano l’ importanza del cervello  e dell’assetto psichico nella ottimizzazione delle risposte immunitarie. A maggior ragione durante i trattamenti  terapeutici oncologici, prevalentemente immunodepressivi, l’importanza di un supporto motivazionale verso la risposta attesa, analogamente alla aspettativa fideistica della guarigione quando si va a Lourdes, sarebbe senz’altro un ottimo adiuvante.