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Ultrasuoni per il cervello. Ictus e nuove terapie


Colpisce l’organo più importante e prezioso del nostro corpo: il cervello. Interrompendo spesso improvvisamente e bruscamente la vita di relazione  o professionale che si era svolta fino ad un attimo prima. Alterando tutto ciò che sarà della vita un attimo dopo. Lasciando una sequela di sofferenza e disabilità, sia in chi ne è colpito che nei familiari che se ne fanno carico. E successivamente un lungo periodo da dedicare alla riabilitazione e al recupero psicofisico. Con enormi costi per la collettività. E’ questo in sintesi il conto che l’ictus presenta alla società. Ecco perché la ricerca medica è sempre più impegnata nel cercare di individuare le cause di base, genetiche e familiari, oltre che negli stili di vita, che possano predisporre, nell’arco della vita, ad andare incontro all’ictus. L’ictus cerebrale rappresenta, infatti, ancora una delle principali cause di morte e la principale causa di disabilità, nonostante i progressi realizzati nel campo della prevenzione e della cura.

Ad oggi complessivamente in Italia ci sono oltre 950mila persone colpite da ictus, di cui 300mila con una disabilità che ne riduce l’autonomia. A questi si aggiungono circa 200mila nuovi casi ogni anno che sono destinati ad aumentare nei prossimi a causa dell’invecchiamento della popolazione. Infatti l’ictus è una malattia la cui prevalenza aumenta con l’aumentare dell’età: il 75% degli ictus colpisce i soggetti di età superiore ai 65 anni. Inoltre, l’incidenza è più alta negli uomini rispetto alle donne.

L’ictus cerebrale rimane la seconda causa di morte nelle donne e la terza negli uomini in Europa, nonostante i progressi fatti nel decennio scorso abbiano ridotto la mortalità, grazie all’introduzione delle stroke unit (reparti specializzati per la cura dell’ictus) e alla prevenzione con il controllo dei maggiori fattori di rischio. L’ictus, o “stroke” dalla terminologia anglofona sempre più diffusa pure da noi, è la principale causa di disabilità, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte in Italia. Ogni giorno in Italia vengono colpite da ictus 500 persone. E di esse 170 muoiono entro un anno e altrettante sono costrette a vivere per sempre con una grave disabilità fisica o un importante deficit cognitivo. Oltre a prevenire gli attacchi cerebrovascolari (agendo sui fattori di rischio modificabili, primo fra tutti l’ipertensione), in caso di ictus è determinante l’intervento tempestivo e coordinato di strutture e personale dedicati: le cosiddette “stroke unit”, non ancora presenti e diffuse in tutto il nostro Paese.

La ricerca per prevenire e curare l’ictus prosegue a ritmo serrato, come documentato periodicamente anche dal Rapporto sull’ictus (il Pensiero Scientifico). E proprio oggi giunge una notizia (Lauren Gravitz su Technology Review) che potrebbe aprire nuove prospettive nel trattamento dell’ictus ischemico. Un dispositivo a ultrasuoni progettato per produrre onde sonore molto focalizzate potrebbe essere usato per trattare gli ictus causati dalla formazione di coaguli di sangue nel cervello, senza intervento chirurgico o uso di farmaci. Finora  il sistema è stato testato soltanto in laboratorio, ma i ricercatori mirano a iniziare il trattamento di pazienti selezionati entro la fine del 2011. Da parte degli specialisti, neurologi e radiologi, vi sono ancora pareri discordi (legati ad esempio ad un possibile riscaldamento del tessuto cerebrale), ma la tecnica, una volta perfezionata, potrebbe risultare interessante.

L’apparecchiatura genera ultrasuoni concentrati ad alta intensità (HIFU) , già utilizzati per trattare altre patologie (ad esempio i fibromi uterini o certe forme tumorali). In questo caso, si tratta di una sorta di casco rivestito con più di 1.000 trasduttori ad ultrasuoni. Ognuno può essere focalizzato singolarmente per inviare un fascio nel cervello di chi la indossa il casco. I fasci di ultrasuoni convergono su un punto di quattro millimetri di larghezza, in modo da colpire un coagulo che ostacola il flusso di sangue in un’arteria  e dissolverlo in meno di un minuto. La tecnologia è sviluppata dall’azienda israeliana InSightec. Thilo Hoelscher, neuroradiologo dell’Università di California a San Diego, ne ha iniziato la sperimentazione. I problemi maggiori riguarderanno l’individuazione esatta del coagulo per poter indirizzare il fascio di ultrasuoni in modo mirato. I ricercatori della Università di Charlottesville, in Virginia, stanno lavorando per combinare HIFU e angiografia con risonanza magnetica (angio-RM) per individuare con precisione i coaguli.