Pochi giorni fa mia figlia Ludmilla, all’esame di psicologia dinamica, alla domanda di “come si ammala la mente ” così ha risposto: è insensato, alla luce delle attuali conoscenze, considerare il corpo e la mente separati. Candace Pert, neuropsicologa e ricercatrice a cui si deve la scoperta dei recettori degli oppiacei nel 1976, scrisse che la mente è nel corpo allo stesso modo in cui si trova nel cervello e che “le emozioni nascono nel punto di congiunzione tra materia e mente ” passando dall’una all’altra in tutti e due i sensi ed influenzandole entrambi.
All’ inizio degli anni ’80 è stato scoperto che solo il 2% delle comunicazioni del nostro sistema nervoso avviene tramite le sinapsi che collegano i neuroni. Sulla base di questa scoperta Francis Schmitt ha ipotizzato che esiste un sistema extrasinaptico costituito da ormoni e neuropeptidi, cioè sequenze di aminoacidi con legame peptidico. Queste scoperte sono successivamente state ampiamente confermate e molti di questi neuropeptidi identificati (endorfine angiotensina, vasopressina ecc. ). Tutte queste sostanze viaggiano attraverso il sangue o il liquido interstiziale del nostro organismo e vanno a colpire i recettori specifici situati sulla membrana delle cellule endocrine ed immunitarie ma, in prevalenza, sulle cellule delle strutture mesolimbiche o emozionali del cervello; in particolare dell’amigdala, nucleo cerebrale responsabile delle emozioni.
Queste sostanze, definite da Schmitt informazionali, regolano tutto il nostro comportamento biologico, la nostra salute o le nostre malattie e si possono considerare le basi molecolari delle emozioni. Neuropeptidi, recettori cellulari, cervello e tutti gli organi del nostro corpo sono collegati in una unica rete psicosomatica il cui contenuto informazionale è dettato dalle emozioni. Ne consegue che corpo e mente sono costantemente collegati e, se come ha scritto Damasio, nessun atto razionale prescinde da un contenuto emozionale, è logico dedurre come la costruzione del nostro benessere sia costantemente collegata ad ogni azione della nostra vita.
Emozioni e neuropeptidi
Se quindi le nostre emozioni sono liberamente espresse, i neuropeptidi sono liberi di circolare nel nostro organismo, se invece le reprimiamo il rischio è quello di cattive informazioni alle nostre cellule e possibile nascita di sintomi o malattie o altro per anomala produzione di neuropeptidi. Avere quindi fiducia nel riconoscere ed esprimere liberamente le nostre emozioni e nel sapere interagire serenamente con chi ci sta attorno è la base della nostra salute. La nostra vita sarà tanto più autentica quanto più sapremo modulare il nostro Sé ed interagire con il Sé degli altri. Come osservò Daniel Goleman, esiste un quarto di secondo in cui le nostre emozioni emergenti sono collegate all’evento del momento. Dopo questo breve intervallo le emozioni vengono “ingabbiate ” in stereotipi comportamentali sia cognitivi che affettivi. Sulla base di queste considerazioni, come non pensare con curiosità, alla meditazione Mindfulness di nuova generazione, come tecnica per stare sempre in buona salute cercando di essere consapevoli di quella breve frazione di tempo in cui si libera l’emozione? Per inciso con questa non semplice risposta Ludmilla si è meritata un bel 30 e lode.
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