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Il sogno di Astarte e quelli di Camilleri


Ho appena visto e soprattutto ascoltato in tv quel grande narratore che è Andrea Camilleri (Che tempo che fa). Raccontava alcuni suoi sogni in cui era al centro della scena e cantava in opere liriche al Bolschoi di Mosca e al Sidney Opera House, dove peraltro non ha mai messo piede. Ci si appassiona ai suoi racconti onirici come ai suoi libri. Come a qualsiasi suo altro racconto di vita. Il suo cervello è quello di un raccontatore di storie. Seguita a produrne sia da sveglio che da addormentato. Anche per Camilleri vale quello stupendo appellativo che gli indigeni di Upolu (Isole Samoa) diedero a Robert Louis Stevenson: “tusitala”, narratore di storie.

Stanotte, da parte mia, ho invece sognato di dialogare con una figura femminile, sullo sfondo di un luogo agreste. La donna davanti a me dice di essere “Astarte”. Chissà perché vado a ripescare dalle profondità della mia mente una figura mitologica del profondo passato umano. Nessun nesso con ciò che possa aver pensato, letto, visto o discusso – almeno consapevolmente – nei giorni immediatamente precedenti. E allora? Che abbia ragione Jung e qualche base per la sua teoria dell’inconscio collettivo, del riaffiorare di miti e memorie collettive, ci sia nell’esperienza comune? Mah.