E’ venerdì 23 aprile e sono al Tempio di Adriano a Roma dove si è tenuto un interessante convegno, in onore del 101° compleanno di Rita Levi Montalcini, sulle nuove frontiere della ricerca sul cervello. Promotrice del convegno è la giornalista Viviana Kasam che ha costituito l’associazione Brain Circle Italia.
In una sala il neurobiologo prof. Pietro Calissano ha fatto il punto con alcuni ricercatori sulla scoperta, che risale al 1952, dell’ormone NGF da parte di Rita Levi Montalcini. Questa sostanza, di natura proteica, è stata estratta dal sarcoma del topo ed ha la caratteristica di superare la barriera emato-encefalica e quindi di penetrare nel cervello.
La caratteristica dell’ NGF è quella di viaggiare sulle fibre nervose assonali e indurre trasformazioni del fenotipo cellulare. L’ NGF ha inoltre la proprietà di stimolare le cellule macrofagiche, note anche come cellule spazzino, che migrano per tutti i tessuti del nostro organismo eliminando virus, batteri, cellule neoplastiche ecc.
Questa proteina ha inoltre la capacità di stimolare le popolazioni linfocitarie. Le prospettive terapeutiche dell’ NGF per questo motivo sono molteplici interessando il campo delle malattie nervose degenerative quali la SLA o l’Alzheimer ed anche quello delle malattie autoimmuni.
Contemporaneamente, in una seconda sala alcuni neuroscienziati hanno presentato affascinanti relazioni che spaziavano dalla robottistica alla possibilità di copiare il cervello con un sistema computerizzato.
Come medico e clinico sono rimasto colpito dalla relazione della prof. ssa Hermona Soreq che ha spiegato perfettamente come la condizione di stress induca un cattivo controllo della liberazione di una proteina (acetilcolinesterasi) che inattiva l’acetilcolina. La mancata inattivazione dell’acetilcolina favorisce processi infiammatori e malattie del sistema immunitario.
Nel mio libro Il cervello anarchico pubblicato dalla Utet nel 2005, ricostruivo alcuni casi clinici e li interpretavo in funzione delle emozioni positive o negative del paziente (effetto placebo ed effetto nocebo). Con la relazione della prof.ssa Soreq i casi clinici da me descritti sono ancora meglio interpretabili a conferma che mente e corpo rappresentano un tutto unitario.
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