“Sai Pier, mi sono beccato il virus…”. Con queste parole l’amico e maestro Enzo Soresi mi annunciava di essere entrato pure lui nel percorso ad ostacoli dell’infezione da Covid-19. Stentavo a crederci. Qualche giorno prima Soresi mi aveva detto che avrebbe voluto essere in “prima linea”. Lo sconsigliammo. Aveva già fatto tanto per i suoi pazienti. In tutta la sua lunga e appassionata vita di medico. E continuava a farlo.
Dall’inizio della pandemia lo chiamavano ad ogni giorno e ora della settimana per chiedergli indicazioni terapeutiche. Ne avevamo parlato a lungo. “Enzo, tu che ne hai viste tante, che ne hai ascoltate tante anche da tuo padre, ti saresti aspettato una cosa del genere?”. “No”, mi aveva risposto, “con una tale rapidità di diffusione mondiale e gravità di sintomi, proprio no”. E Soresi stesso aveva scritto in quei giorni sull’argomento un post letto da decine di migliaia di persone.
Poi la decisione, saggia, ammirevole, come uomo e soprattutto come medico, di affidarsi alle cure dei colleghi, dopo un primo tentativo di curarsi da sé a casa. Giorni in cui non l’ho potuto sentire. Ogni tanto qualche rapido e breve messaggio. Le informazioni via via rassicuranti che mi arrivavano dai figli Nicolò e Ludmilla. Le chiamate dagli amici comuni per chiedermi coma stava. Lunghi giorni di attesa.
Poi, proprio, in concidenza della Pasqua, la rinascita di Enzo Soresi. Ci abbiamo scherzato. Il labirinto era stato percorso e ne era uscito.
Ora lo confesso pubblicamente: sono un inguaribile finalista. Ero convinto che anche questa volta Enzo ce l’avrebbe fatta. Come in altri momenti difficili della sua vita. Narrati anche nei suoi libri. Sono finalista e mi ripetevo mentalmente: “Enzo ha incrociato pure questo momento tragico ma pure storico della medicina, non può non raccontacelo dall’interno, come solo lui è capace di fare”. E mi pareva di sentire la sua tipica e contagiosa risata: “Pier, affanculo pure il coronavirus!”. Così è stato. Ed ecco il suo racconto. (PG)
La sensazione di ammalarmi mi arrivò con un senso di fastidio alle spalle, poi febbre aggressiva sui 38 e 7 a poussée, remittente a piccole dosi di tachipirina. Senso di spossatezza ma nessuna fatica respiratoria con saturazione di ossigeno intorno al 97%.
Immediatamente parto con il protocollo di plaquenil 200 mgr tre volte al giorno più trozocina 300 mgr al giorno per tre giorni. Con questo trattamento per telefono fra il 20 ed il 27 marzo avevo trattato tre pazienti. Giunto al sesto giorno e spossato su invito di due cari amici e colleghi, ex Piazza di Niguarda, vengo avviato per ricovero al San Gerardo di Monza dove dopo 8 ore di pronto soccorso mi viene proposto ricovero per iniziale infezione polmonare (o infiammazione?) in Covid 19 positivo.
Trasferito in geriatria degenza, rimango in parcheggio 48 ore con ossigeno endonasale ed alcun programma terapeutico. Il venerdì mattina su attivazione del collega, amico, ex Pneumologia Piazza Niguarda, Sergio Harari, direttore dell’Unità operativa di pneumologia dell’Ospedale San Giuseppe di Milano, vengo trasferito in malattie infettive ed inizia uno stretto monitoraggio su emogasanalisi arteriosa, parametri infiammatori ed infettivi.
Già da una settimana su mia iniziativa avevo iniziato calcieparina 4.000 unità die a scopo preventivo sul rischio di microembolie polmonari che la cascata di citochine flogogene indotta dal virus può scatenare. Da domenica 30 inizio urbason 60 mgr più terapia antibiotica. Immediatamente cambia lo scenario clinico, dopo 48 ore riducono i flussi di ossigeno con ventimask Venturi. In 7 giorni passo da un rischio elevato di insufficienza renale e polmonite interstiziale alla norma con respirazione spontanea.
La terapia antibiotica viene sospesa in quinta giornata. Domenica di Pasqua dimissione con programma terapeutico domiciliare di prednisone 25 mgr die perv7 giorni poi 12,5 mgr die per altri 7. Diuretici e clexane per altri 7 giorni.
Ora al domicilio in quarantena fino al tampone fra una decina di giorni.
Per inciso al mio ingresso in malattie infettive una paziente nella mia stanza di 67 anni entrata trenta giorni prima con insufficienza respiratoria, embolie polmonari multiple, dopo 2 settimane di subintensiva era in ottimo recupero e verrà dimessa “guarita” nei prossimi giorni.
Considerazioni personali: iniziando il cortisone in terza giornata avrei sicuramente evitato il ricovero e le sue conseguenze.
Su tutta questa mia esperienza un senso di ammirazione va a tutti i collaboratori del reparto malattie infettive del San Gerardo di Monza, ognuno con le sue competenze ma il cui risultato finale è la perfetta gestione del paziente e la elevata possibilità di guarirlo anche in situazioni cliniche più complesse delle mie. Un grazie particolare all’amico oncologo Paolo Bidoli, capo dipartimento dell’area della struttura complessa del San Gerardo per come mi è stato vicino con affetto e sensibilità.
Un grazie quindi a tutti i colleghi ex Niguarda la cui rete mi ha sostenuto emotivamente. In fondo avevo appena pubblicato per Utet, con il coblogger Pierangelo Garzia e altri collaboratori, il volume “Come ringiovanire invecchiando” e mi sarebbe spiaciuto contraddire il titolo per colpa di questo coronastronzo…alla 19^ potenza!
Nella foto: Enzo Soresi, al centro, con il gruppo di “storici” colleghi di Piazza Niguarda, rivelatisi determinanti nel suo percorso di cura e guarigione dall’infezione da Covid-19.
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Grazie per questo articolo!!!
Grazie di cuore!
È un grido di FIDUCIA CHE APRE IL CUORE E LA MENTE ALLA SPERANZA!!!
GRAZIE AL LAVORO DI MEDICI CHE CI FANNO COMPRENDERE QUANTO LA “COMPETENZA” NEL PROPRIO LAVORO SIA FONDAMENTALE PER SCONFIGGERE ANCHE UN VIRUS COSÌ AGGRESSIVO E LETALE!
Ho lacrime a fiumi dall’emozione che questo articolo mi ha provocato.
Sapere che il grandissimo prof.Soresi “abbia voluto” come Virgilio attraversare “la natural burella” al fin che di riveder le Stelle si puote è letizia alta, pura, assoluta è la Pa’-squa (passare oltre) più bella della mia vita.
Grazie
Bellissimo soave commento 👏👏👏
Caro Soresi questa storia ci riempie di speranza e ci fa apprezzare ancora di più l’uomo oltre che il medico.
Un augurio di pronta rimessa in forma e un saluto da Roma.
Daje Sore’ !
Concordo! Vero riempie di speranza!!!
Tutto interessante quello che scrive il dr Soresi . Ero preoccupata per L assenza che avvertivo e ho pensato che potesse essere malato . Ma chi meglio di lui poteva curarsi … quindi mi tranquillizzavo , ora si con ragione . Auguroni dottore !!
Inviato da iPhone
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Si e’ mangiato pure il virus?
Grande il ns. proff. Soresi e grazie per questo magnifico articolo.
EVVIVA !!!!!!!!!! (devo leggere il suo ultimo scritto!) Sono emozionata
dalla chiarezza dell’articolo
BEN TORNATO !!!!
Enzo, manco lo sapevo e mi solleva il cuore che tu ce l’abbia fatta abbastanza alla svelta dimostrando !! che anche alla nostra eta´ ci si puo´ salvare !! Spero di sentirti presto sapendo che ti rimetterai completamente. Ciao ! (Sono E. Rognoni).
Professor Soresi ,
buonasera
ho saputo del Suo ricovero dopo qualche giorno che aveva letteralmente SALVATO LA VITA a mio marito affetto da Corona virus e quindi sono rimasta doppiamente malissimo.
Approfitto per ringraziarLa per la Sua competenza, professionalità ,umanità e dedizione che hanno dato giovamento a mio marito esattamente dopo i famosi ”sei giorni” durante i quali riusciva persino a trasmettere a me il giusto equilibrio e la forza necessaria nel sostenerlo.
Non potrò mai dimenticarLa.
Ora sono veramente molto molto felice di saperLa bene.
Non ho avuto più dubbi dopo che in quei giorni dall’ospedale La percepivo ottimista … ero certa che ce l’ avrebbe messa proprio tutta e a questo punto letteralmente a 360 gradi …
Carissimo Enzo, appena saputo da amici comuni, mi si è stretto il cuore……sono commossa che tu abbia condiviso con tutti la tua esperienza. Grazie per la tua leggerezza, ci da speranza. Un grande abbraccio Donata
Prof. Soresi, ho appreso da Nicolò del suo stato e poi ho letto il suo articolo. Ha passato giorni di estrema sofferenza, e a dimostrato coraggio e determinazione, conoscendola bene non avrei avuto dubbi, non solo per il suo carattere battagliero ma per la sua grande competenza in materia polmonare. Ora che tutti la sappiamo in via di guarigione non possiamo che mandarle un grande abbraccio e l’augurio di tornare in perfetta salute, più forte che mai!” Più che mai apprezzato l’articolo con dovizie di particolari, che solo un grande professore come lei poteva descrivere. Un grande abbraccio.
Grande Professore,che piacere per la Sua guarigione, lei ed io siamo della stessa classe “Clase di ferro” quindi ad maiora con stima ed affetto Nando Mutarelli
Ciao Enzo quando ho saputo ero dispiaciuta ma tranquilla: ce l’avresti fatta! un abbraccio germana