(Post di Enzo Soresi) La paleoantropologia, spiega Giorgio Manzi nel suo libro Il grande racconto dell’evoluzione umana è una scienza assai particolare perché si avvale di un corredo di conoscenze multidisciplinari quali la geologia, la biologia, la zoologia, la genetica, la botanica e l’archeologia. Inoltre grazie alla scoperta del Dna e della Tac è stato possibile ricostruire dei percorsi evolutivi fino a pochi anni fa impensabili. La stessa Lucy fu scoperta solo nel 1970.
Darwin fu indubbiamente molto illuminato ponendo la nascita del primo ominide circa 5 milioni di anni fa nel corno d’Africa dove le scimmia antropomorfe quali gorilla e scimpanzè sono molto più simili a noi che gli orangutan o i gibboni asiatici. Oggi sappiamo che uomo e scimpanzè hanno in comune il 98% del DNA. Interessante l’osservazione di Manzi rispetto al cambiamento avvenuto circa 3 milioni di anni fa con l’inaridimento delle foreste africane e la nascita della savana. A questo punto la locomozione bipede e la diversa dentatura dei primi ominidi diventano utili per l’adattamento all’ambiente mutato. Quando poi nella evoluzione degli ominidi arriviamo all’uomo di Neanderthal e questo comincia a mangiare carne assistiamo alla evoluzione dell’encefalo.
Neanderthal circa 600 mila anni fa aveva occupato vasti spazi dal Medio oriente al Mar Nero dai Balcani alla Francia per molto tempo in sintesi Neanderthal fu considerato l’antenato dell’Homo sapiens e cioè di noi stessi. Ma nel 1997 con l’analisi del Dna arriva la sorprendente notizia che che i segmenti del genoma neandartheliano sono diversi dai nostri tanto che la rivista scientifica Cell titola in copertina “I Neanderthal non erano i nostri antenati”. L’Homo sapiens infatti deriva anch’esso direttamente dall’Africa circa 200.000 anni fa , convive con alcuni ominidi fra cui Neanderthal ma ha un grado di adattamento maggiore , è capace di pensiero simbolico complesso , con lui abbiamo le grandi pitture rupestri delle grotte spagnole (Altamira) e francesi (Lascaux). Caccia in branchi ed impiega già un linguaggio rudimentale, controlla il fuoco e con l’estinzione di Neanderthal nell’ultima glaciazione del quaternario circa 30.000 anni fa, diventa il padrone incontrastato del pianeta terra. La preistoria sta volgendo al termine ma oggi questa unica e troppo grande specie distribuita in tutti gli angoli del globo si rivela ecologicamente pericolosa.
Così conclude il libro di Manzi: siamo sempre più soli, visto il ritmo di estinzione delle altre specie a cui così prodigiosamente contribuiamo con la nostra invadenza. Siamo un po’ come il popolo dell’isola di Pasqua, Rapa Nui, che sfruttò senza criterio la piccola terra nella quale viveva, provocando il deserto attorno a sé e causando il proprio stesso annientamento.
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