• dicembre: 2025
    L M M G V S D
    1234567
    891011121314
    15161718192021
    22232425262728
    293031  
  • Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog e ricevere notifiche di nuovi messaggi per e-mail.

    Unisciti a 874 altri iscritti
  • Statistiche del Blog

    • 670.254 hits
  • Traduci

Robin Dunbar: “Le intelligenze artificiali creeranno nuove religioni”


Quello delle sette, dei culti e delle nuove religioni è un tema che studio da sempre. Trovo in tutto ciò un elemento della natura umana presente da milioni di anni e pressante pure oggi, nell’era in cui stiamo assistendo a una rivoluzione scientifica, culturale, sociale, lavorativa, psicologica e filosofica: quella delle intelligenze artificiali e delle sue molteplici applicazioni. Anzi, se diamo anche soltanto una rapida occhiata alla rete ed ai social noteremo il fiorire di guru, predicatori, associazioni e riunioni indirizzati a diffondere nuove credenze e nuovi culti in sintonia con i tempi attuali.

Il motivo è presto detto e persino banale: più il mondo va verso il caos, verso nuove realtà e dinamiche e più ognuno di noi è alla ricerca di nuovi equilibri, di qualcosa di apparentemente rassicurante a cui aggrapparsi.

Nel numero di aprile di MIND Le Scienze compare una mia vasta inchiesta sul tema delle psicosette. Qui aggiungo una ulteriore riflessione: il ruolo che avranno le intelligenze artificiali nel supportare e sostenere i nuovi culti, le nuove chiese e i nuovi templi con installazioni AI riproducenti figure religiose del passato a cui porre domande e intrattenere veri e propri dialoghi.

In rete è già possibile vedere cose del genere. Del resto basta istruire le intelligenze artificiali con tutto ciò che è stato detto e scritto da e su determinate figure religiose, mistici e santi, associando a tutto ciò alla riproduzione video, parlante e movente, della figura religiosa in oggetto. Sarà inoltre possibile creare anche installazioni votate a figure negative, malvagie, oppure inventate di sana pianta. Non c’è limite a ciò che si potrà realizzare per turlupinare il prossimo.

Non è dunque fantascienza mista all’horror sullo stile del regista canadese David Cronenberg (vedi il suo ultimo discusso film “The Shrouds”): le intelligenze artificiali potrebbero svolgere un ruolo non secondario nei culti e nelle psicosette del futuro. Già oggi si ha notizia di installazioni con programmi di IA in grado di mostrarci e “parlare” con i nostri defunti (grazie ai dati ricavati da foto, video e scritti di quando erano in vita), così come con grandi figure di mistici e di religiosi del passato.

Sarà questa la strada intrapresa dalle religioni future? Religioni che, in ogni caso, pure il cristianesimo, agli esordi si costituirono come gruppi settari. Avremo cioè culti e chiese che useranno gli algoritmi e le potenti tecnologie di intelligenza artificiale per attrarre adepti? Lo chiediamo a Robin Dunbar, professore di psicologia evolutiva all’Università di Oxford e autore di Come la religione si è evoluta e perché continua a esistere (Mimesis, 2024).

«Questa è una possibilità interessante», commenta Dunbar. «Il rischio è che l’IA ci espone a false affermazioni che sono più persuasive delle affermazioni fasulle dei tempi antichi. I leader religiosi ci hanno detto che avevano incontrato esseri celesti e appreso da loro i segreti della vita, e noi ci abbiamo creduto. I santi hanno parlato direttamente con Dio, e noi ci abbiamo creduto. Penso che l’intelligenza artificiale renderà queste convinzioni più reali. Inoltre possiamo vedere e parlare con Dio o con un santo defunto noi stessi, grazie all’IA. Questo renderà molto più facile per le persone malvagie sfruttarci perché sarà tutto molto più convincente delle storie che dovevano raccontarci ai vecchi tempi. Coloro che vogliono credere saranno sempre persuasi. Questo è sempre stato vero ed è il motivo per cui abbiamo le religioni: promettono di migliorare la vita. Ora saranno persuasi più facilmente».

Il problema delle sette. E dei loro adepti


Non è un problema di definizioni. Sette, psicosette, nuovi culti, nuovi movimenti religiosi, chiamiamoli come vogliamo. Il problema è un altro. Da decenni ormai si studiano i nuovi culti settari. Esistono autorevoli gruppi di studio, ricercatori di tutto rispetto, sia sul versante psicologico che psicosociale. Esistono guppi di sostegno, aiuto e autoaiuto. Specialisti, manuali e filmati di “deprogrammazione” della mente di chi aderisce alle sette. Internet mette a disposizione tonnellate di materiali, persino testimonianze di ex-adepti, per comprendere i rischi cui si va incontro nell’accostarsi a certi culti. E allora?

Ciò che manca è un approfondito e vasto studio sulla personalità e sulle motivazioni dei soggetti che aderiscono ai nuovi culti. Se casi come quello della cosiddetta “setta della porta accanto” del bresciano (definizione che tra l’altro presuppone che tutti in zona ne fossero a conoscenza e, nonostante ciò, è trascorso parecchio tempo prima che ne venisse segnalata la pericolosità) ancora si verificano, e hanno presa psicologica su centinaia di persone di ogni età, istruzione e ceto sociale, significa che conosciamo quasi nulla della psicologia degli adepti e, quindi, su come prevenire che si verifichino nuovamente casi come questi.

Non sappiamo quasi nulla della capacità di leadership dei capi carismatici di questi nuovi movimenti. Conosciamo le tecniche attraverso cui arrivano a reclutare e cancellare le capacità di autonomia decisionale dei propri adepti (quasi fossero in grado di creare un cortocircuito nei lobi frontali dei seguaci – questa area del cervello è quella che ci consente di avere una nostra capacità di scegliere e condurre la nostra vita), e io stesso ne scrissi diversi anni fa, parlando di seduttività che hanno i culti distruttivi sulla mente di certi soggetti. Ma la conoscenza di queste tecniche e la loro divulgazione (anche attraverso trasmissioni tv molto popolari e seguite come Striscia), non sono sufficienti a tenere alla larga le persone da simili trappole psichiche.

Evidentemente, il desiderio di trovare scorciatoie ai propri problemi e dilemmi, è molto più forte, ed agisce maggiormente in profondità, nella sfera psicoemotiva delle persone vittime dei nuovi culti, che non l’informazione e la prevenzione che si può attuare a livello razionale. Nel mio suddetto scritto, essendo concepito negli anni dell’esplosione del fenomeno Aids, facevo l’esempio di coloro – ed erano molti – che non prendevano le dovute cautele nei confronti del virus Hiv. Pur sapendo di avere comportamenti, o di frequentare partner, a rischio. Oggi si potrebbero fare molti altri esempi di scelte e comportamenti autolesivi o autodistruttivi.

Nell’adesione ad un nuovo culto, in cui la premessa sia la cancellazione della personalità e dell’autonomia dell’adepto, vi sono da valutare e considerare aspetti diversi, ma sicuramente quelli autolesivi e autodistruttivi sono presenti. Altrimenti non si lascerebbero sottrarre soldi, averi, né si sottoporrebbero a sevizie, maltrattamenti, vessazioni, umiliazioni.

Molte delle tecniche adottate da “santoni” e “santone” di sette e nuovi culti, soprattutto per far aderire nuovi adepti ed estorcere loro denari ed averi (una caretteristica diffusa è che non si accontentano mai, partono dai soldi ed arrivano ad arrogarsi proprietà di qualsiasi genere e natura), sono del resto comuni a quelle dei truffatori: far leva su paure e debolezze della gente (malattie, problemi di coppia, dissesti finanziari, lavoro), per offirre loro apparente sostegno, aiuto o, addirittura, soluzione dei problemi. Invece sono come il ragno che tesse una bella tela per farci finire in mezzo la preda: una volta dentro, finisci divorato. Ce n’è abbastanza per psicologi e psichiatri. Ma pure per educatori.