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Considerazioni sulla vecchiaia

La vita di un individuo si sviluppa in un’iter evolutivo con interazioni quotidiane dei prodotti genici per cui l’identità di ogni individuo è in continua evoluzione ed è in funzione delle esperienze che ogni soggetto affronta.

Questo è il motivo per cui alla domanda posta al neuroscienziato Edelmann sulla relazione mente e corpo lui ha risposto che ognuno di noi è un esperimento biologico e quindi anche se ci clonassero non potremmo mai essere uguali a noi stessi proprio per l’impossibilità a ripetere, se clonati, le stesse esperienze. Le probabilità di vita pertanto sono tanto maggiori quanto più si invecchia in quanto se ci sono difetti genetici si scompare prima. Se vivere vuol dire esperimentare se stessi ed il proprio contenuto biologico, quanto più vivo tanto più mi esperimento

Nella nuova idea del benessere come dice Ivan Cavicchi il corpo è parte integrante della identità della persona, oggi dovremmo parlare non di corpo che si ha ma di corpo che si è. Il benessere del corpo, dice sempre Ivan Cavicchi è rispetto della sua dignità biologica ed in una nuova cultura del benessere il corpo da oggetto diventa soggetto ed in quanto tale rivendica di accrescere le sue capacità  proprio attraverso la bionica, la biotecnologia e l’ingegneria genetica, cercando sempre un migliore adattamento all’ambiente e superando gli eventuali handicap.

Il concetto di vitalità rappresenta il nuovo bene! Non più corpo come macchina Cartesiana ma come espressione di uno sviluppo filogenetico costituitosi in 4 miliardi di anni. La differenza fra il genoma del babbuino e quello dell’uomo è dell’1,5 % ed è rappresentata da geni che codificano l’area del linguaggio. Le scienze cognitive hanno dimostrato che l’attività percettivo motoria è la più alta forma di intelligenza in quanto maturatasi nel corso della evoluzione.

Su queste premesse quindi il vecchio, che a mio avviso come nello sport del golf, sopra i 70 anni, dovrebbe chiamarsi MASTER, rappresenta un esperimento ben riuscito per cui l’obbiettivo di tutti noi dovrebbe essere quello di morire il più tardi possibile …in ottima salute!

Come si può conseguire questo risultato ? Con un adeguato stile di vita e cioè alimentazione sana, fitness moderato e controllo dello stress.

Per fitness moderato si intende un adeguato allenamento del nostro muscolo cardiaco, il cuore infatti è costituito prevalentemente da un muscolo striato analogamente alla prevalenza del nostro apparato muscolare, se noi quindi ci compriamo un cardiofrequenzimetro e ci alleniamo anche solo 3 volte alla settimana andando da una frequenza basale di 70 /80  ad una frequenza di circa 120 /130 con uno sforzo programmato di circa 30 minuti, dopo un mese di questo lavoro la frequenza con lo stesso sforzo scenderà a 110 /120 in quanto la maggiore capacità contrattile del cuore porterà la frequenza a livelli  più bassi.

E chiaro che in età avanzata è bene prima tutelarsi in ambiente sanitario con un test da sforzo che si definisce sub-massimale e che valuta con un saturimetro ed un elettrocardiografo se non compaiono segni di sofferenza cardiaca e se i polmoni forniscono adeguata quantità di ossigeno al sangue. Una volta eseguito il test da sforzo sub-massimale si fa scegliere al soggetto il tipo di allenamento che più gli è consono, personalmente propongo o il cammino sulla pedana o la cyclette o il cardiocross che sviluppa anche la muscolatura degli arti superiori.

Calcolando che spesso io ho a che fare con pazienti che si sono fumati i polmoni, la maggiore attenzione la pongo ai muscoli del torace, pochi sanno infatti che con l’enfisema si perdono i muscoli intercostali e quindi non si respira per mancanza di potenza ventilatoria, si pratica da qualche anno addirittura un intervento di lung reduction proprio per ridare al torace la possibilità di riespandersi con la ripresa del tono muscolare.

E questo il motivo per cui somministro all’anziano aminoacidi allo scopo di migliorare la nutrizione del muscolo e potenziarne la contrattilità e sono molto attento anche alla loro alimentazione .

Numerosi lavori scientifici hanno dimostrato che camminando si recupera capacità respiratoria. Ma il camminare ed in generale sviluppare attività fisica non è solo utile a fini riabilitativi organici ma e utile anche  a  impedire   l’invecchiamento cerebrale.

Camminare infatti stimola il cervello in quanto la memoria cerebrale e la memoria neuromuscolare si integrano nello sviluppo dell’individuo. Nel 2000 al termine del decennio del cervello si è creata una situazione entusiasmante che ha messo in luce come i processi mentali prendano forma dalle attività del cervello. La mente si sviluppa nell’ambito delle interazioni con gli altri durante la prima infanzia e negli anni successivi. La creazione di specifici circuiti cerebrali avviene con un timing influenzato dalla genetica  particolarmente nei primi  mesi di vita, influenzata naturalmente dal rapporto con i genitori e con le altre persone importanti che relazionano il bambino per cui questo sarà determinante nella organizzazione delle strutture mentali del bambino.

Secondo Siegel, neuroscienziato, che per 30 anni si è occupato della memoria, la mente si sviluppa dall’intreccio delle esperienze sociali e di conseguenza le connessioni cerebrali che creano la mente si sviluppano nell’ambito delle relazioni interpersonali  per cui le relazioni umane modellano la struttura cerebrale dalla quale la mente prende corpo. Su queste deduzioni possiamo immaginare lo stress che subisce l’anziano nel momento del pensionamento in cui viene emarginato dal sociale.

Ma anche i primi atti motori rappresentano un modellamento cerebrale in continua evoluzione, secondo Keele eseguire un gesto richiede:

  1. raccogliere l’informazione del mondo esterno in modo da definire l’obbiettivo da conseguire
  2. approntare un programma motorio per specificare le unità motorie interessate nelle prestazioni motorie richieste
  3. eseguire il movimento così programmato

Lo sviluppo di un movimento avviene attraverso uno schema astratto precostituito e poi trasformato in movimento reale per mezzo di una programmazione motoria. Importante quindi nel vecchio, o master, sviluppare l’intelligenza cenestesica e quindi “fare moto “ è anche cultura perché l’attività motoria sviluppa la mente inviando continui stimoli al cervello. La psiconeurofisiologia ci dice che la prestazione è la somma assoluta di intenzionalità ed individualità.

La  triade si sviluppa attraverso l’apparato locomotore, il sistema nervoso centrale ed il sistema nervoso periferico e calcolando che la struttura cerebrale di ciascun individuo non è predeterminata dal programma genetico possiamo immaginare l’importanza di questo rapporto a tre per definire lo sviluppo del cervello.
La scoperta della intelligenza corporea apre nuovi scenari nel sistema cognitivo cerebrale. La corteccia prefrontale rappresenta il più alto grado gerarchico di controllo, di pianificazione e di organizzazione del comportamento ed è a tutti gli effetti il SISTEMA ESECUTIVO CENTRALE che organizza di volta in volta le sub-routines che avvengono ai livelli inferiori.

Nel proporre ad un anziano attività fisica dobbiamo tenere conto delle sue esperienze sportive,spesso mi è capitato di visitare persone sopra i 75 anni abituate a giocare due volte alla settimana a tennis,ebbene il test da sforzo sub.massimale evidenziava un ottimo allenamento del soggetto con capacità di lavoro eccezionali per l’età raggiunta.

Diverso è ad esempio per lo sport del golf in cui l’allenamento allo sforzo è minore a meno che non si giochi in campi d’altura. Il vantaggio del golf, soprattutto se iniziato dopo i 50 anni, è quello di sviluppare continui stimoli al cervello in particolare nel percorso della memoria dichiarativa cioè quella che necessita di continui rinforzi da parte dell’istruttore e che poi dovrebbe diventare memoria procedurale cioè quella che ci permette i movimenti automatici.

Nell’invecchiamento infatti sono proprio le strutture anatomiche della memoria procedurale (cervelletto e gangli della base) che si depauperano e quindi è difficile acquisire un nuovo sport e metterlo in memoria automatica.
Ma è  proprio la necessità di continuare a stimolare la memoria dichiarativa e quindi a prestare attenzione, è ciò che mantiene viva l’attenzione e stimola l’intelligenza cenestesica.
La pratica mentale  finalizzata all’apprendimento motorio svolge funzioni programmatorie-allenanti-regolatorie- per cui è utile proporre lo sport del golf a qualsiasi età, basta infatti come dice il mio maestro di golf Alberto Croce giocare con braccia e mani attorno al corpo con minime torsioni della colonna, ma in realtà ciò che conta è l’apprendimento cerebrale in quanto vado a incidere su circuiti neuronali del tutto nuovi o scarsamente utilizzati e di conseguenza lavorando sull’intelligenza corporea apro nuovi scenari nel sistema cognitivo cerebrale.

Potremmo vedere nel praticare lo sport del golf  ciò che Oliver Sachs ha definito…..mnesis, gnosis, praxis una melodia del movimento ricordando comunque che per l’attività fisica vale il concetto già espresso da Paracelso “ è la dose che rende pericoloso il veleno”.

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