È ufficiale. Il 25th Anniversary Annual International CyberPsychology, CyberTherapy & Social Networking Conference (CYPSY25) si terrà a Milano da 22 al 24 giugno 2020. A 11 anni esatti dal primo, storico convegno di CyberTherapy, il primo e unico tenutosi in Italia, Auxologico sarà di nuovo partner ufficiale di Interactive Media Institute nell’organizzazione dell’evento mondiale.
Tutto ciò grazie all’impegno dello psicologo Giuseppe Riva, figura di spicco nella ricerca sulle applicazioni della Realtà Virtuale in terapia e delle problematiche legate alle nuove tecnologie, e di Brenda Wiederhold, presidentessa del Virtual Reality Medical Institute (VRMI) di Brussels, presente anche al convegno che si tenne undici anni fa. Auxologico, com’è noto, ha una lunga e consolidata tradizione riguardo ricerca e apllicazioni cliniche della Realtà Virtuale.
CYPSY25 tratterà, attraverso i massimi esperti mondali, una vasta gamma di argomenti tra cui: realtà virtuale, realtà aumentata, social network, comportamento online, robotica, cyberpsicologia legale (cybersecurity/cybercrime), etica relativa all’automazione e all’apprendimento automatico, Avatar, e-Health, applicazioni SMART, IoT (Internet of things) e altre applicazioni emergenti. “In questa edizione – aggiungono gli organizzatori – siamo lieti di potere enfatizzare in modo speciale anche la disciplina emergente della robotica e in particolare l’interazione uomo-robot in compiti sociali, educativi e clinici”.
Intervista a Giuseppe Riva, psicologo, tra i maggiori ricercatori mondiali sulle applicazioni terapeutiche delle nuove tecnologie, nonché dei rischi derivanti dalle nuove tecnologie, tra gli organizzatori di CYPSY25
A 11 anni di distanza il meeting torna in Italia: quali sono le principali differenze rispetto al precedente?
Nel 2009 l’uso delle tecnologie simulative come la Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata in medicina e in psicologia era veramente agli esordi. E altre aree come la Robotica e il mondo delle App avevano appena iniziato ad entrare nel mondo del clinico e del benessere. Oggi invece tutte queste tecnologie hanno raggiunto il grande pubblico e l’efficacia del loro uso in ambiti che vanno dalla valutazione, alla riabilitazione alla promozione del benessere è ormai supportata da i risultati di numerosi studi sperimentali. CYPSY25 darà la possibilità anche al pubblico italiano di verificare come la tecnologia possa non essere solo un problema, ma anche una grande opportunità da comprendere ed utilizzare. Su questi temi è anche in uscita da Giunti il volume “Realtà Virtuali: Gli aspetti psicologici delle tecnologie simulative e il loro impatto sull’esperienza umana”.
Quali sono gli aspetti che ritieni di maggiore interesse e attualità di questa edizione?
La grande novità del 2020 è l’arrivo del 5G che consente per la prima volta di spostare tecnologie complesse come la realtà virtuale e aumentata anche sui nostri cellulari. Questa possibilità apre scenari totalmente nuovi che possono rendere davvero reali termini come “teleriabilitazione” e “telemedicina”. L’altro elemento nuovo è la diffusione commerciale dei robot sociali. A differenza dei robot industriali che da una decina di anni sono presenti in numerose aziende italiane e straniere, i robot sociali – con una struttura fisica che ricorda il corpo umano o quello di animali domestici – non si limitano ad eseguire compiti, ma sono in grado di attivare interazioni e relazioni sociali con altri robot e con soggetti umani. Anche in questo caso stanno emergendo modalità nuove di interazione e supporto sociale.
Te ne sei occupato e te ne occupi continuamente: mente e nuove tecnologie, quali i benefici e quali i rischi?
I rischi li conosciamo bene: dalla dipendenza da social e smartphone, al tecnostress che ci impedisce di rilassarci e staccare la spina anche quando dovremmo essere in vacanza. Tuttavia la sfida di questa conferenza è provare a dimostrare che la tecnologia può essere non solo un problema ma anche un’opportunità in relazione agli ambiti clinici e di sviluppo personale. In particolare, un crescente gruppo di ricercatori italiani e stranieri sta lavorando alla creazione di Tecnologie Trasformative, in grado di generare esperienze radicali (esperienze trasformative) che producono una nuova consapevolezza nel soggetto, portando ad una riduzione di ansia e stress insieme ad una ristrutturazione di credenze, atteggiamenti e valori.
Come? Tutte le tecnologie simulative – come la realtà virtuale e quella aumentata hanno la capacità di far vivere e sperimentare “mondi possibili”, in cui si può volare, cambiare forme e dimensioni al proprio corpo o diventare Albert Einstein. Dall’altra queste esperienze generano forti emozioni che possono indurre una nuova consapevolezza in grado di spingere il soggetto verso il cambiamento. L’obiettivo di queste esperienze è infatti quello di attivare negli utenti la consapevolezza della necessità di modificare i propri schemi mentali. Se le esperienze sono costruite in modo efficace – per esempio obbligando l’utente ad assumere un punto di vista differente come quello di un uomo che entra nel corpo di una donna, o di un adolescente che entra nel corpo di un anziano – generano una violazione profonda dei nostri meccanismi mentali che ci porta a cambiare: ci permettono di essere diversi, di diventare consapevoli di ciò che significa, obbligandoci a rivedere i nostri preconcetti.
Per esempio, L’Event Lab di Barcellona, in collaborazione con laboratorio di Neuroscienze Sociali e Cognitive diretto da Salvatore Maria Aglioti alla Sapienza, ha invece creato una esperienza trasformativa con l’obiettivo di ridurre il razzismo. Cosa succede ad un soggetto con tendenze razziste nel momento in cui, grazie alla realtà virtuale, “entra” nel corpo di un soggetto di colore? Come spiegano gli autori in un articolo scientifico pubblicato dalla rivista Consciousness e Cognition (l’articolo è raggiungibile qui) l’esperienza di entrare nel corpo di un soggetto dalla pelle scura ha l’effetto di ridurre il pregiudizio razziale. Pertanto, questa tecnica è in grado di modificare gli atteggiamenti interpersonali negativi e può rappresentare un potente strumento per esplorare i meccanismi che stanno dietro a tali processi.
Vedi anche:
Anoressia e corpo virtuale. Intervista allo psicologo Giuseppe Riva e allo psichiatra Santino Gaudio
Social Network: gioie e dolori. Intervista allo psicologo delle nuove tecnologie Giuseppe Riva
Cibi virtuali ed emozioni reali. La realtà virtuale entra nel cervello
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