Quello delle sette, dei culti e delle nuove religioni è un tema che studio da sempre. Trovo in tutto ciò un elemento della natura umana presente da milioni di anni e pressante pure oggi, nell’era in cui stiamo assistendo a una rivoluzione scientifica, culturale, sociale, lavorativa, psicologica e filosofica: quella delle intelligenze artificiali e delle sue molteplici applicazioni. Anzi, se diamo anche soltanto una rapida occhiata alla rete ed ai social noteremo il fiorire di guru, predicatori, associazioni e riunioni indirizzati a diffondere nuove credenze e nuovi culti in sintonia con i tempi attuali.
Il motivo è presto detto e persino banale: più il mondo va verso il caos, verso nuove realtà e dinamiche e più ognuno di noi è alla ricerca di nuovi equilibri, di qualcosa di apparentemente rassicurante a cui aggrapparsi.
Nel numero di aprile di MIND Le Scienze compare una mia vasta inchiesta sul tema delle psicosette. Qui aggiungo una ulteriore riflessione: il ruolo che avranno le intelligenze artificiali nel supportare e sostenere i nuovi culti, le nuove chiese e i nuovi templi con installazioni AI riproducenti figure religiose del passato a cui porre domande e intrattenere veri e propri dialoghi.
In rete è già possibile vedere cose del genere. Del resto basta istruire le intelligenze artificiali con tutto ciò che è stato detto e scritto da e su determinate figure religiose, mistici e santi, associando a tutto ciò alla riproduzione video, parlante e movente, della figura religiosa in oggetto. Sarà inoltre possibile creare anche installazioni votate a figure negative, malvagie, oppure inventate di sana pianta. Non c’è limite a ciò che si potrà realizzare per turlupinare il prossimo.
Non è dunque fantascienza mista all’horror sullo stile del regista canadese David Cronenberg (vedi il suo ultimo discusso film “The Shrouds”): le intelligenze artificiali potrebbero svolgere un ruolo non secondario nei culti e nelle psicosette del futuro. Già oggi si ha notizia di installazioni con programmi di IA in grado di mostrarci e “parlare” con i nostri defunti (grazie ai dati ricavati da foto, video e scritti di quando erano in vita), così come con grandi figure di mistici e di religiosi del passato.
Sarà questa la strada intrapresa dalle religioni future? Religioni che, in ogni caso, pure il cristianesimo, agli esordi si costituirono come gruppi settari. Avremo cioè culti e chiese che useranno gli algoritmi e le potenti tecnologie di intelligenza artificiale per attrarre adepti? Lo chiediamo a Robin Dunbar, professore di psicologia evolutiva all’Università di Oxford e autore di Come la religione si è evoluta e perché continua a esistere (Mimesis, 2024).
«Questa è una possibilità interessante», commenta Dunbar. «Il rischio è che l’IA ci espone a false affermazioni che sono più persuasive delle affermazioni fasulle dei tempi antichi. I leader religiosi ci hanno detto che avevano incontrato esseri celesti e appreso da loro i segreti della vita, e noi ci abbiamo creduto. I santi hanno parlato direttamente con Dio, e noi ci abbiamo creduto. Penso che l’intelligenza artificiale renderà queste convinzioni più reali. Inoltre possiamo vedere e parlare con Dio o con un santo defunto noi stessi, grazie all’IA. Questo renderà molto più facile per le persone malvagie sfruttarci perché sarà tutto molto più convincente delle storie che dovevano raccontarci ai vecchi tempi. Coloro che vogliono credere saranno sempre persuasi. Questo è sempre stato vero ed è il motivo per cui abbiamo le religioni: promettono di migliorare la vita. Ora saranno persuasi più facilmente».
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