
Il lupus (lupus eritematoso sistemico, in sigla LES) è davvero una brutta, bruttissima bestia. E lo sa bene chi ne soffre. E lo sanno pure i loro cari e i medici che assistono pazienti con LES. Si tratta di una malattia autoimmune cronica, per cui fino ad oggi non esistevano cure risolutive, ma solo sintomatiche. Ma ora si apre uno spiraglio con il trattamento della promettente tecnica terapeutica – allo studio e apllicazione per numerose patologie, compreso il cancro – nota come “terapia con cellule CAR-T” (da “Chimeric Antigen Receptor T cell therapies” cioè “terapie abase di cellule T esprimenti un Recettore Chimerico per antigene”) che in buona sostanza agisce direttamente sul sistema immunitario.
All’ospedale universitario tedesco di Erlangen (Baviera), una donna di 20 anni con lupus eritematoso sistemico è stata curata per la prima volta al mondo con grande successo: i suoi sintomi sono scomparsi.
I medici che hanno sottoposto la paziente alla terapia CAR-T vedono questo come una “pietra miliare nella terapia delle malattie autoimmuni”. A sei mesi di distanza dall’inizio della terapia i sintomi sono scomparsi e, al momento, non vi sono indicazioni che si ripresentino. È come se il suo sistema immunitario fosse stato “riprogrammato” per non manifestare questa terribile malattia, che tra l’altro colpisce soprattutto donne giovani (la maggiore incidenza si verifica tra i 20 e i 45 anni, ma può esordire anche nell’infanzia o nell’età avanzata). E Thu-Thao V, questo il nome della giovane paziente trattata con cellule CAR-T, aveva solo 16 anni quando ha iniziato a manifestare i primi sintomi invalidanti.
Oggi Thu-Thao V, che prima di questa innovativa terapia doveva assumere fino a 20 compresse al giorno solo per contenere i sintomi, anche dolorosissimi, dice: “Finalmente posso respirare di nuovo bene e dormire tutta la notte, inoltre non ho più ritenzione idrica e il rossore sul viso è scomparso. Anche i miei capelli stanno crescendo molto più spessi”.
Un commento del prof. Pierluigi Meroni, Direttore del Laboratorio Sperimentale di Ricerche di Immunologia Clinica e Reumatologia dell’Irccs Auxologico di Milano, Direttore Dipartimento di Reumatologia presso Istituto G. Pini di milano, già Professore Ordinario di Medicina Interna e in seguito Professore Ordinario di Reumatologia dal 2006 all’Università degli Studi di Milano.
Il dato di utilizzare una CAR-T (Chimeric antigen receptor (CAR) T cell-based) therapy era nell’aria. Il caso è però uno di quelli disperati e quindi serve per supportare il principio, ma è lontano da un’applicazione pratica comune.
In pratica si usa il principio di “costruire” in laboratorio dei linfociti T del paziente (ma anche da un soggetto sano) che sono citotossici per un target desiderato. Queste cellule vengono espanse e poi si infondono nel paziente opportunamente immunosoppresso (circa come per un trapianto di midollo). Le cellule infuse vanno a danneggiare il bersaglio; ad esempio una cellula tumorale o come in questo caso delle cellule che producono anticorpi responsabili della malattia.
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