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Enzo Soresi: io e l’Lsd

LSDAnni ’60, Fondazione Carlo Erba, in pieno centro di Milano, io, giovane studente di medicina che aveva scoperto, da poco, la potenza delle anfetamine per studiare con maggiore concentrazione e resa  l’esame di anatomia, assisto, affascinato,  ad una conferenza di Emilio Servadio (uno dei padri della psicoanalisti italiana) che, con grande sicurezza ed enfasi, spiega come sia possibile, somministrando Lsd,  risolvere in poche sedute patologie psichiatriche destinate ad essere curate (si fa per dire) con anni di psicoanalisi.

Dal libro di Agnese Codignola, LSD, edito di recente da UTET,  riporto questo stralcio, tratto dalla introduzione

“In sintesi, ciò che sta emergendo è che esistono sostanze fra le quali soprattutto  l’Lsd  e la psilocibina capaci di innescare una profonda riorganizzazione delle connessioni fra cellule nervose; queste cellule, una volta superato lo shock, sembrano tornare ad un livello simile a quello del cervello del neonato (secondo una delle spiegazioni fornite da  Carhart- Harris) per poi ripartire da un substrato diverso e ripristinare il funzionamento classico con declinazioni inedite.

“Ciò che determinano è insomma una “Ego dissolution” come l’ha chiamata per primo Albert Hofmann: una dissoluzione dell’Io sofferente seguita da una rinascita, che, ben lungi dall’essere solo una continuazione della psicoanalisi con altri mezzi (ma è anche quello tra l’altro) potrebbe fornire nuovi strumenti terapeutici e scardinare diverse certezze della neurologia e delle neuroscienze. Le possibilità e le prospettive che si stanno aprendo sono enormi.  A patto che lo stigma culturale ancora vitalissimo, per quanto ormai ridicolmente vetusto, non renda il Rinascimento impossibile, chiudendo ancora una volta le porte della percezione e facendo ripiombare questi studi nel più oscuro Medioevo”.

A distanza di oltre 50 anni, da quella conferenza, mi ritrovo a scoprire come sarebbe possibile, con due sostanze peraltro poco costose, affrontare e risolvere patologie psichiatriche complesse e spesso irrisolvibili apportatrici di profonde sofferenze per chi le vive e per i loro famigliari. Poco tempo fa ricordo di avere letto di  uno studio scientifico, condotto negli Stati Uniti,  in cui in solo 4 settimane 80 fumatori si sono allontanati dal fumo con l’assunzione di psilocibina a dosi refratte.

Con il coblogger Pierangelo  Garzia e con l’editore ci impegneremo ad approfondire queste potenzialità terapeutiche riportando su questo blog studi clinici  in atto con questi tipi di sostanze, definite psichedeliche.  E il blog sarà aperto a tutti coloro interessati a queste tematiche.

Aggiunta di Pierangelo Garzia

Emilio Servadio, citato sopra dall’amico e coblogger Enzo Soresi, è stato uno dei padri fondatori della psicoanalisi italiana. Era allievo di Edoardo Weiss, a sua volta diretto allievo di Freud. Servadio è stato anticipatore in molti settori, tra cui quello degli stati modificati di coscienza. Quando ancora l’Lsd non era stato bandito e poteva essere usato nel setting terapeutico, Servadio lo impiegò anche con personaggi illustri del mondo del cinema, come Gillo Pontecorvo e Federico Fellini. A quanto mi raccontò lo stesso Servadio con cui sono stato in contatto per anni, e del quale conservo un nutrito carteggio, fu in quel periodo che entrambi i grandi registi realizzarono, rispettivamente, due loro film ritenuti “visionari”: La battaglia di Algeri (Pontecorvo) e Giulietta degli spiriti (Fellini). Essendomi occupato a lungo di stati modificati di coscienza (in Neurobioblog è tra l’altro presente un lungo ricordo di un altro mio maestro in questo campo, il neurofisiologo e ipnologo Marco Margnelli) ho pure avuto modo di incontrare e intervistare, assieme all’amico gionalista scientifico Edoardo Rosati, lo scopritore dell’Lsd, Albert Hofmann. Qui di seguito due miei testi ripresi in rete relativi a Servadio e Hofmann.

Emilio Servadio e gli stati di coscienza 

L’uomo dell’Lsd: Albert Hofmann

 

2 Risposte

  1. Dott. Soresi, leggo con piacere che ancora una volta esplora un campo della medicina con rigore scientifico e sconfinata apertura mentale.
    Grazie per il suo lavoro e la sua voglia di divulgare.

    • Risponde Enzo Soresi. Gentile Cecilia la tristezza va nel ricordo di quella conferenza a cui partecipai nel 1958! È solo ora dopo oltre 50anni qualcosa si sta muovendo. Spero assieme al coblogger di potere presentare qualche novità sull’argomento in tempi non lontani.

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