Come funziona l’effetto placebo? Com’è che una sostanza inerte, o una pratica terapeutica, su certe persone ha un effetto benefico, mentre su altre meno o addirittura nullo? Già da qualche anno sono noti gli studi sulla genetica dell’effetto placebo da parte del gruppo guidato da Kathryn T. Hall (Program in Placebo Studies, Beth Israel Deaconess Medical Center, Harvard Medical School, Boston, USA). Fino ad oggi sono stati scoperti 11 geni implicati nella risposta al placebo e in relazione ai neurotrasmettitori interessati dal fenomeno. Con effetti a monte o a valle della dopamina e delle funzioni oppioidi, a seconda della malattia o disturbo da trattare.
Si è quindi compreso, oltre che empiricamente, che l’effetto placebo non è uguale per tutti ma è invece un fenomeno individuale. Da qui l’idea che in futuro si possa utilizzare l’effetto placebo personalizzato, definito in inglese “placebome” (gli effetti genomici del placebo). Anche se tutto ciò è ancora agli inizi, si evidenzia che il placebo non è semplicemente un fenomeno psicologico, ma bensì ha profonde radici genetiche e neurofisiologiche. E, volendo allargare il discorso, troverebbero spiegazione tutti quei trattamenti magici, suggestivi, ipnotici che nell’arco dei secoli hanno condotto l’umanità fino alla medicina e ai trattamenti terapeutici dei nostri giorni.
Placebo Effect Plus Genetics: The placebome
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Si fa presto a dire placebo
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