Il tre marzo parteciperò al terzo congresso di oncologia integrata che si terrà a Modena avendo come tema nella mia relazione “La Pnei in oncologia”. Come lettore della rivista “Internazionale”, nella rubrica delle scienze, periodicamente, leggo interessanti articoli su vari argomenti di medicina o di neuroscienze. Nel numero dell’8-14 febbraio 2019 sono rimasto colpito dall’articolo di un fisico britannico, Paul Davies, docente presso l’Università dell’Arizona, fisico e cosmologo, responsabile con la dr.ssa Barker di un centro ricerche di oncologia presso l’Università dell’ Arizona (ASA).
Il cancro come fenomeno biologico
L’obbiettivo dei ricercatori è quello di capire il cancro, non come malattia, ma come fenomeno biologico. La cellula cancerosa, secondo questo tipo di ricerca, nascerebbe come fenomeno regressivo che si innesca quando la cellula somatica si trova in un ambiente non adeguato alla sua sopravvivenza. Analogamente ai batteri che, quando si trovano difficoltà, attivano un fenomeno regressivo che li spinge a moltiplicarsi ai fini della loro sopravvivenza, cosi le cellule somatiche subirebbero lo stesso tipo di stimolo regressivo, perdendo la loro differenziazione e ritornando ad essere una cellula primitiva, cioè non differenziata. Non a caso questa teoria si chiama atavistica . Questo spiegherebbe anche la disseminazione metastatica delle cellule cancerose quasi si trattasse di un nuovo organismo che tende ad espandersi.
Secondo questa teoria , di conseguenza, non avrebbe senso il tentativo di eradicare le cellule tumorali ma si dovrebbe, invece, agire per ripristinare l’ambiente ideale affinchè le cellule tumorali perdano la loro motivazione ad esistere. Come medico, oncologo, continuo a chiedermi il significato della aggressione chemioterapica che viene regolarmente proposto, in oncologia, a pazienti con tumori solidi a nascita dai vari organi ed i cui risultati di guarigione sono assai controversi . Forse andrebbe rivisto questo atteggiamento dando più spazio a terapie integrate che lavorino sull’organismo ripristinando quelle condizioni biologiche ideali affinchè le cellule cancerose perdano il l loro stimolo a riprodursi.
La mia visione integrata sulla cura del cancro
Personalmente, da sempre, occupandomi di oncologia polmonare presso l’ospedale di Niguarda, divisione pneumologica Piazza, dal 1970 al 1998, ho privilegiato protocolli di chemioterapia il meno tossici possibili, potenziando invece le risorse organiche e mentali dei miei pazienti avvalendomi a 360 gradi di consulenti di tutti i tipi quali, psichiatri, psicologi, medici omeopati, medici steineriani, biologi nutrizionisti, fitoterapeuti, massofisioterapisti, counselor del metodo Simonton e, come scrissi nel mio libro Il cervello anarchico (Utet 2006, continuamente ristampato alla data attuale) non ho potuto avere come consulenti solo gli sciamani, non più reperibili nella nostra società occidentale in quanto sostituiti dal farmaco. Quindi ben venga il terzo congresso di oncologia integrata che spinge in questa direzione e che sicuramente farà riflettere gli oncologi affinchè si allontanino dal loro pragmatismo impostato su protocolli ed aggressività. Ogni singolo paziente va interpretato con arte, umiltà, dedizione ed attenzione alla relazione medico-paziente perché le sorprese in oncologia ed in generale in medicina, sono continue e nella mia relazione del tre marzo né racconterò alcune.
3° Convegno di Oncologia Integrata, Modena – Forum Monzani BPER, 3 Marzo 2019
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Allora se si cambiasse il modo di fare che sempre ci è appartenuto sarebbe simbolicamente come cambiare il microambiente?
Pensa potrebbero atti Jodoroskiani (vedi psicomagia) aiutare a superare l’empasse?
Caro Enzo, Per prima reazione ti faccio tanti auguri per la relazione che presenterai al congresso di oncologia integrata ( da sempre un tuo chiodo fisso ) del 3 marzo prossimo a Modena. Ho letto con grande interesse il tuo articolo in oggetto dove parli delle ricerche dei fisico cosmologo inglese che descrive il cancro non più come una malattia, ma come regressione biologica che si diffonderebbe nell’organismo chiarendo il meccanismo della diffusione metastatica parimenti a quanto succede nel microbiota intestinale dove i batteri patogeni se prevalenti distruggono quelli sani per consentire una rigenerazione di un nuovo microbiota I cui batteri si diffondono in tutto l’organismo con effetti positivi. Non è che nella logica eterna delle cellule una disbiosi intestinale riduca l’immunità lasciando spazio alle cellule cancerogene? Mi prenderò di questo articolo appunti sulle parti salienti che invierò ad un amico di famiglia che ha ha frequentato il liceo francese di Milano assieme ai miei figli e che attualmente è preside della facoltà di matematica ed insegnante di matematica all’università del Kansas per sapere cosa ne pensa. Un caro saluto Franco
Inviato da iPad Pro di Franco Zarattini
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Caro Enzo, dopo aver letto il tuo articolo, mi è sorto questo interrogativo: se la regressione delle cellule somatiche verso uno stadio indifferenziato e trasformazione neoplastica sarebbe espressione di un tentativo di sopravvivere alle condizioni ambientali avverse e la diffusione metastatica andrebbe interpretata come un nuovo orgnismo che tende ad espandersi, il risultato finale cioè quello della morte dell’organismo ospite, per la diffusione del tumore, è un risultato negativo anche per il tumore (tanto è vero che si parla di crescita afinalistica), e quindi tutto il processo avrebbe comunque un connotato di autodistruzione piuttosto che di sopravvivenza. Tu che ne pensi?
Praticamente non essendoci un coordinamento centrale hai ragione ,alla fine tutti muoioNo…
Inviato da iPad
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