“Responsabilità penale nell’era delle neuroscienze”. E’ titolo di un capitolo a firma di Guglielmo Gullotta, che mi ha intrigato in Manuale di neuroscienze forensi (Giuffrè Editore), a cura di Angelo Bianchi, Guglielmo Gullotta, Giuseppe Sartori.
In definitiva, cosa apportano le conoscenze in ambito neuroscientifico, rispetto alla valutazione legale del crimine? La valutazione sottile, anche grazie alle moderene tecniche di scansione cerebrale, e quindi all’accertamento di alterazioni o danni anche minimi del cervello (microlesioni), porteranno sempre più ad una complessità nel giudizio della responsabilità penale? Quali sono le applicazioni ed i limiti delle tecnologie moderne di accertamento di lie detection, cioè delle metodologie finalizzate ad identificare la menzogna?
Molte sono le domande e gli interrogativi, alla luce delle moderne ricerche e scoperte relative al cervello e al comportamento, sano, malato e, in questo caso, delittuoso o criminale. E’ interessante sentire la voce degli esperti nel campo. Ritengono le moderne scoperte sul cervello e sul comportamento umani, utili ed utilizzabili ai fini sia dell’indagine che del giudizio in sede legale? Domande aperte.
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